Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

251 fÁIDAL fÁINA (S. Maria), pólt de fáidal, frittella di farina nera (Grono), inc mo a facc polénte cola farini de fáidal, oggi abbiamo fatto la polenta con la farina di grano saraceno (Landarenca); a S. Maria con grano saraceno, segale e l’aggiunta di un po’ di vino si preparava una sorta di pappa [4]. Aggiungendo gli steli secchi alla paglia si otteneva al stram de fáidal, strame di grano saraceno (Grono). Fáidal véid, grano saraceno vuoto, improduttivo (Grono). rappresenta uno dei risultati dell’incontro fra il continuatore del lat. *fāGINA(M) ‘faggiola’ e il sopras. heidel ‘grano saraceno’ [5]; v. la discussione alla voce  fáina. B i b l.: [1] tOGNOLA, Grono 48, ANDrEEttA-rIGASSI CODONI, Scrigno 170. [2] tOGNOLA, S. Maria 69. [3] DEMENGA205; v. anche tOGNOLA, Braggio 27. [4] tOGNOLA, S. Maria 70. [5] Cfr. DrG 8.4-5. Arigoni faièda  faéd FAIÉTA (fata) s.f. Saracco (torricella-taverne). Faiéta cula còsta, saracco a costola. Senza riscontri fuori della parlata locale, la voce rappresenta con ogni probabilità l’adattamento dial. del termine sv.rom., fr. e dial. fr. feuillet ‘lama di sega’, ‘specie di sega circolare del bottaio’, ‘sega sottile’, ‘sega a mano’ [1], introdotto verosimilm. dall’emigrazione stagionale. Il metaplasmo si spiegherà forse per influsso del sin.  filéta ‘saracco, gattuccio’. B i b l.: [1] GPSr 7.374, fEW 3.684; v. anche tLf 8. 815, rEW 3415, fEW 3.677,684. Galfetti FÁINA (fána) s.f. Grano saraceno, Polygonum fagopyrum L. V a r.: fáina (Bell., Personico, Bodio, Chironico, VMa., Loc., Lug., Mesolc.), faina(Cagiallo), fáine(Medeglia, robasacco), fèine (Claro), háina(Gorduno). 1. Designa il grano saraceno o fraina, pianta annuale coltivata almeno dal xVI sec. [1] in tutto il territorio dell’attuale Svizzera italiana [2]. La semina nei mesi tardo primaverili ed estivi dopo la raccolta di segale e frumento, così da assicurarsi una doppia produzione, è documentata già dalla fine del Settecento [3]; la consuetudine si è protratta fino al pieno Novecento: dòpo che s’a facc sciá l formént, e s métt giú la fáina, dopo aver raccolto il frumento, si semina il grano saraceno (roveredo Grig. [4]). Veniva seminato spesso assieme ai cereali e ad altre coltivazioni [5]. Dopo la mietitura e l’essiccazione lo si batteva: la fáina e s la batt col fiéll, il grano saraceno lo si batte con il correggiato (roveredo Grig. [6]); dalla successiva macinatura, che poteva anche avvenire in un apposito mulín dela fáina, mulino per il grano saraceno (S. Vittore), si ricavava un’apprezzata farina: la farina de fáina l’è mólto rinfrescanta, l’è fácila a digeriss, la farina di grano saraceno è molto rinfrescante, è di facile digestione (S. Abbondio). La si adoperava per fare polénta d fáina, polenta di grano saraceno (roveredo Grig. [7]), papina da fáina, pappa di grano saraceno (Carasso), pan da castégn e da fáina, che l’è négro e u rèsta dólc, pane di castagne e di grano saraceno, che è scuro e resta dolce (Solduno), o tortéi de fáina, frittelle di fraina (S. Abbondio). Era usato anche quale foraggio: la fáina la s sémna pei vacch, il grano saraceno si coltiva per foraggiare le vacche (S. Abbondio); v. anche il doc. «un nisello [= capretto o giovane camoscio] che gli magnava la fainanelli suoi campi» (S. Maria 1629 [8]). 2. A Cavergno e roveredo Grig. indica anche il sorgo. 3. A Cagiallo, dove la pianta ha un nome diverso, il termine designa il prodotto della sua macinazione: con or formentón i s tirava fòra ra faina, macinando il grano saraceno se ne ricavava la farina. 4. In Val Colla, farina di faggine. Da *fāGINA(M) ‘faggiola’, a sua volta deriv. di fāGu(M) ‘faggio’ [9]. Il significato primario del termine si conserva nel nome del suo prodotto in Val Colla (par. 4.); dalla faggina il term. è passato a indicare il grano saraceno per la forma somigliante dei frutti; il significato di ‘sorgo’ (par. 2.) si spiegherà col fatto che tale pianta era spesso coltivata nel campo accanto al grano saraceno. La restrizione della voce alla farina (par. 3.) ricorre anche con il suo equivalente lomb. fráina in località dove la pianta è oggi detta furmentún: v. ad es. i com. fràina‘farina di grano saraceno’ (Barni), tiran. fràina/ fraìna ‘id.’ [10]. – L’incontro con il sinonimo sopras. heidel[11] (dal quale discendono direttamente gli a.mesolc. èidae áila, trattati in  áina) ha fatto sorgere da un lato il riv. e blen. áina, dall’altro  fèile di Claro, così come il moes.  fáidal. – La var. parossitona di Cagiallo, raccolta solo recentemente, può doversi alla

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