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Monopolio o concorrenza regolata?

22.08.2014

Corriere del Ticino, 22 agosto 2014

Ridotto all’osso, il quesito posto dall’iniziativa popolare sulla Cassa malati pubblica unica è semplice. Vogliamo abbandonare un sistema fondato sulla concorrenza regolata per adottarne uno in regime di monopolio? Sarebbe un cambiamento radicale che non gioverebbe agli assicurati e neppure alla qualità delle cure medico-sanitarie. L’esperienza insegna che i monopoli non sono mai una buona soluzione. Costano di più, offrono servizi di qualità inferiore e impediscono la libera scelta. L’esercizio dell’assicurazione obbligatoria delle prestazioni medico-sanitarie di base in un contesto di concorrenza (regolata) tra le attuali 61 Casse stimola gli assicuratori a contenere i costi amministrativi che, infatti, dal 1996 al 2011 sono cresciuti meno delle retribuzioni in CH secondo l’indice dei salari pubblicato dall’Ufficio federale di statistica.

Oggi questi costi rappresentano il 5,6% delle uscite complessive dell’assicurazione obbligatoria delle cure mediche, e cioè meno che nell’assicurazione contro gli infortuni (11,3%), contro la disoccupazione (9,2%) e contro l’invalidità (6,5%). Gli assicurati che oggi possono scegliere liberamente di cambiare cassa, se non sono più soddisfatti di quella a cui sono affiliati, non avrebbero più alcuna alternativa. Sarebbero costretti a far capo alla Cassa unica, un colosso burocratico dalla dubbia efficienza, che avrebbe a che fare con semplici numeri anziché con clienti. Il loro grado di soddisfazione circa la rapidità, competenza e cortesia con cui verranno sbrigate le loro pratiche non interesseranno granché al grande Moloch. Nessuno dei circa 8 milioni di assicurati coatti potrà rivolgersi a qualcun altro. Non vi sarebbe più alcun assicuratore concorrente. Come avverrebbe tale riorganizzazione epocale e come si ripercuoterebbe a livello di strutture e di processi amministrativi su gran parte degli attuali 12'527 impiegati delle casse malati nel settore assicurativo di base e in quello complementare, l’iniziativa non ce lo dice. I promotori ci promettono però “mirabilia”. Prospettano centinaia di milioni di risparmi nel marketing e nella pubblicità: sono costi che in realtà ammontano oggi soltanto a 80 milioni, 30 cts. per ogni 100 CHF di premio.

I fautori glissano invece sui costi connessi all’introduzione della cassa malati unica, attorno ai 2 miliardi di franchi secondo uno studio universitario. E come la mettiamo con i costi del sistema sanitario? Nel 2011 l’ente pubblico si è fatto carico di quasi il 40% dei complessivi 34,8 miliardi di franchi coperti nel quadro dell’assicurazione obbligatoria delle cure. Confederazione e Cantoni finanziano infatti la riduzione dei premi, e i Cantoni sussidiano i fornitori di prestazioni, in particolare gli ospedali. E’ verosimile che l’onere a carico degli enti pubblici aumenterebbe, o a causa dell’incremento dei premi (e non solo di quelli più bassi) o a causa dell’indebitamento progressivo della Cassa unica. Un premio unitario per Cantone in condizioni di monopolio provocherebbe l’aumento dei premi attualmente più bassi delle regioni periferiche che consumano meno prestazioni. Si aggiungerebbe poi il problema delle ripercussioni sulla concorrenza tariffaria. L’iniziativa prescrive la presenza, negli organi stessi della cassa malati pubblica, dei rappresentanti dei fornitori di prestazioni insieme a quelli della Confederazione, dei Cantoni e degli assicurati, con il prevedibile conflitto di interesse nei negoziati sulle tariffe. L’importante ruolo attuale degli assicuratori nell’ambito dei negoziati tariffali con i fornitori di prestazioni verrebbe sensibilmente indebolito. C’è quindi il rischio di un aumento generalizzato dei premi cantonali. Come monopolista, la Cassa pubblica unica avrebbe ben pochi incentivi ad utilizzare i premi incassati in modo efficiente, visto che potrebbe semplicemente aumentarli.

Oppure, considerato che gli organi di questo gigante amministrativo sarebbero molto esposti alle pressioni politiche, invece di impopolari aumenti di premio, la Cassa potrebbe semplicemente optare di indebitarsi in modo non dissimile da quanto per altro è successo con l’AI. Ne risponderebbero così gli enti pubblici, con la conseguente necessità di dolorosi interventi di risanamento finanziario. Il sistema concorrenziale consente ad ognuno di noi di scegliere il modello assicurativo che più gli conviene (medico di famiglia, rete di cure integrate, secondo parere, ecc.) e di aumentare la franchigia per abbassare il premio. Con l’introduzione di un premio unitario per Cantone scomparirebbe il vantaggio di premi differenziati secondo le proprie esigenze. Inoltre, il modello della concorrenza regolata permette a tutti, al ricco e al povero, di accedere a prestazioni medico-sanitarie di buona qualità. Non è invece sempre così in quei Paesi che conoscono una sanità statalizzata, con lunghe liste d’attesa per i pazienti e costi fuori controllo. Certo, il sistema attuale non è solo rose e fiori. Ma i correttivi necessari sono stati di recente adottati dal legislatore federale: sia con le nuove disposizioni sulla compensazione dei rischi e sulla presa a carico delle malattie croniche da parte degli assicuratori nell’ambito dell’assicurazione di base, sia con il potenziamento degli strumenti di vigilanza in capo all’Ufficio federale della sanità, che favorirà anche la trasparenza dei conti degli assicuratori. Evitiamo salti nel buio e teniamoci stretto il modello concorrenziale, continuando a migliorarlo. Diciamo no alle pericolose tentazioni monopoliste.

 



 



Autori

Giovanni Merlini

Giovanni Merlini