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Expo, la vetrina e il granito della Riviera

11.09.2014

La Regione Ticino, 11 settembre 2014

Immaginatevi, per un istante, di porre il Ticino in una vetrina dalla quale potrà vedere milioni di persone ed esserne a sua volta guardato. Immaginatevi 144 Paesi che sull’arco di sei mesi scoprono le particolarità, le idee e i talenti della Svizzera e del suo unico Cantone che parla italiano.
Il paragone con Expo 2015 non è esagerato. I visitatori dell’esposizione universale attesi a Rho sono stimati in diversi milioni. Un pubblico così cospicuo sull’uscio di casa nostra – a soli 50 chilometri dal confine – è un’occasione più unica che rara. Abbiamo prodotti e servizi, risorse, capacità e valori da far conoscere promuovendo la nostra immagine di Cantone latino. Rinunciare ad un’opportunità così preziosa sarebbe semplicemente un atto di autolesionismo.
Qualcuno pensa davvero che nessuno dei visitatori di Expo 2015 ne approfitterà per trascorrere un weekend in Ticino? Vogliamo forse credere alle Cassandre secondo cui nessuno vorrà spostarsi dalla periferia milanese verso le nostre valli, anche per curiosare che cosa offrono le nostre piccole città a misura d’uomo, percorrendo un paesaggio affascinante tanto per il giapponese quanto per l’australiano o l’uruguagio? Un simile pessimismo è fuori luogo. E’ semmai molto più verosimile il contrario: non saranno pochi coloro che pernotteranno almeno per una notte in uno dei nostri alberghi, assaggeranno i piatti dei nostri grotti e acquisteranno un quarto di formaggio dell’alpe. Questa forma di disfattismo di cui stanno dando prova i referendisti mi preoccupa. E’ un atto di sfiducia nelle risorse stesse del nostro Cantone. I turisti sono gente curiosa: si informeranno anche sui dintorni della capitale lombarda e una volta scoperto il fascino del Ticino non ci penseranno due volte a farvi ritorno e a cimentarsi nel passaparola.
Questa è la cornice, che vale già gran parte del quadro – se riusciamo a superare i pregiudizi antitaliani. Affrontiamola comunque la domanda di fondo: perché il Ticino dovrebbe partecipare attivamente a Expo 2015 e non limitarsi a raccogliere l’indotto turistico che in ogni caso ci pioverà addosso?
Il credito sul quale votiamo ammonta ad un importo massimo di 2,2 milioni di franchi. Dai 3,5 milioni previsti dal Messaggio del Consiglio di Stato, il Gran Consiglio ha infatti detratto i contributi a progetti nel frattempo abbandonati. La somma in discussione non serve a finanziare aperitivi da jet-set e non un franco verrà tolto ai fondi per la ricerca o ad altri settori vitali dello Stato, come qualcuno – in preda ad un certo nervosismo -  ha cominciato ad insinuare subdolamente.
Essere presenti all’Expo significa molte cose. E’ un po’ come accendere i riflettori sulla SUPSI, l’USI e il biopolo, tematizzare la biodiversità dell’alimentazione (un campo nel quale il nostro Paese si sta distinguendo), presentare i prodotti agricoli ticinesi, mettere in mostra il nostro patrimonio naturale e territoriale, e – perché no? - dibattere sui problemi delle zone di frontiera. Anche questa è promozione, oltre che sano confronto. 
Votando un bel SÌ il prossimo 28 settembre potremo investire 400'000 franchi direttamente sul territorio cantonale: a Lugano, a Bellinzona, a Mendrisio e a Locarno (e non solo) dove saranno presentati i prodotti agricoli, i vini ticinesi e le specialità gastronomiche, ma anche la mobilità, l’arte, la qualità di vita e l’economia del Cantone.
Organizzare una simile campagna pubblicitaria per il nostro Cantone – a Milano, per sei mesi – costerebbe diversi milioni di franchi. Partecipare a Expo 2015 consente al Ticino di raggiungere lo stesso obiettivo investendo un importo pari a due caffè per ogni cittadino ticinese. 
E’ pretestuoso opporsi al credito invocando le attuali difficoltà dei nostri rapporti con le autorità italiane. In questo caso, infatti, il vantaggio è tutto per il nostro Cantone – e per il resto della Svizzera –, che potranno proiettarsi verso il mondo, verso un pubblico a caccia di spunti, materiali, produzioni, territori. Non stiamo parlando di una sagra brianzola: all’Expo 2015 vogliamo e dobbiamo esserci per difendere e coltivare i nostri interessi, non per promuovere la Lombardia. Gli attori privati ticinesi che hanno raccolto quasi un milione di franchi per garantire la partecipazione del Cantone non sono ingenui e non hanno voluto lanciare un’azione di beneficenza: ravvisano nell’Expo un’importante opportunità, e faremmo bene ad ascoltarli.
Il Padiglione Svizzero, la sua gestione, il marketing e la comunicazione sono un’opera completamente ticinese e svizzera. Confederazione, Cantoni, Città e partner privati, tutti credono a quest’opportunità e hanno scelto il Ticino come leader della presenza elvetica all’Expo. Faremmo una meschina figura se proprio noi ci tirassimo indietro, sfuggendo alle nostre responsabilità. Se vogliamo farci valere a Berna dobbiamo anche dimostrare di credere in noi stessi, dando prova di intraprendenza, capacità e affidabilità.
E’ anche una questione di dignità. Sarebbe un pessimo segnale tradire la fiducia concessaci dalla Confederazione - che ha destinato 23 milioni a questa operazione - e degli altri Cantoni gottardisti che hanno deciso di partecipare attivamente. Si tratta di quella stessa dignità simbolicamente raffigurata nell’opera centrale del padiglione: la riproduzione del massiccio del San Gottardo, scolpita in 22 tonnellate di granito della Riviera. Una forte presenza scultorea accompagnata dalle parole «Solidità, Tradizione e Orgoglio». Un motto del quale il Ticino può e deve dimostrarsi all’altezza.

 



 



Autori

Giovanni Merlini

Giovanni Merlini