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L'università e l'italiano

01.06.2005

TicinoInforma, sessione estiva n.6

La nostra università è l'unico ateneo di lingua italiana al di fuori dei confini d'Italia. La sua fondazione, nel 1996, è stata preceduta da un vivace dibattito fra i fautori, animati dalla secolare rivendicazione di un ateneo che rappresentasse la lingua e la cultura della terza Svizzera, e i critici, che paventavano il pericolo di un'università confinata entro angusti confini regionali. Le preoccupazioni sono state smentite dai fatti: nel giro di pochi anni, l'USI si è affermata come ateneo plurilingue con una notevole apertura internazionale verso culture universitarie diverse: è infatti l'ateneo svizzero con la più alta percentuale di studenti e docenti stranieri. All'italiano, lingua ufficiale, si è ben presto associato l'inglese, seconda lingua d'obbligo per gli studenti e lingua principale per la ricerca scientifica. Grazie al contributo delle altre regioni linguistiche e culturali del nostro paese, a Lugano e Mendrisio sono inoltre attivi anche il tedesco e il francese come lingue veicolari in seminari e corsi specialistici. L'ambiente internazionale costituisce un'attrazione per molti studenti, consapevoli di poter praticare all'USI le lingue europee più diffuse e di acquisire conoscenze linguistiche e culturali che facilitano lo sviluppo di carriere multinazionali.
Il recente inasprimento del dibattito sullo stato dell'italiano in Svizzera ha interessato anche la nostra università. Cosa fa l'USI a favore della lingua e della cultura italiana? Offre agli studenti ed ai docenti non italofoni (che sono oggi circa cinquecento) la possibilità di apprendere, praticare e perfezionare l'italiano in un ambiente accademico plurilingue. Corsi di lingua e letteratura italiana offrono inoltre l'opportunità di un approfondimento culturale. I programmi di studio prevedono l'uso dell'italiano nella maggior parte dei corsi dei trienni di base (Bachelor), mentre l'inglese è la lingua principale dei bienni di specializzazione (Master), che hanno spesso un orientamento internazionale, e dei corsi della facoltà di Scienze informatiche.
L'Ordinamento di Bologna ha aperto lo spazio europeo agli studenti che si trovano confrontati con offerte formative ricche e variate. Le università svizzere, che vedono in questa apertura la prospettiva di attirare gli studenti più qualificati, puntano a consolidare le proprie posizioni per far fronte alla crescente competizione internazionale. Per preparare il sistema universitario alle nuove sfide, la Conferenza dei Rettori e dei Presidenti delle università svizzere ha dato avvio a una vera e propria riforma del "paesaggio universitario svizzero" stimolando la collaborazione ed incentivando le sinergie fra gli atenei per accrescerne la competitività.
Il Consiglio del nostro ateneo ha recentemente istituito una Commissione con il compito di esplorare possibili sviluppi dell'insegnamento e della ricerca nel settore delle Scienze umane. La Commissione, che presiedo, è composta dai Decani delle facoltà di Architettura, Scienze della comunicazione e Scienze economiche e da cinque esperti esterni: Omar Calabrese, ordinario di semiotica, direttore del Dipartimento di Scienze della Comunicazione e della Scuola Superiore di Studi Umanistici all'Università di Siena; Marcello De Cecco, ordinario di storia della finanza e della moneta alla Scuola Normale Superiore di Pisa;
Renato Martinoni, ordinario di letteratura italiana all'Università di San Gallo; Anne-Nelly Perret-Clermont, ordinaria di psicologia all'Università di Neuchâtel e Jean-François Bergier, professore emerito di storia al Politecnico federale di Zurigo. Nel corso della prima riunione sono stati vagliati gli insegnamenti nel campo della lingua e letteratura italiana e di altre materie umanistiche che già vengono impartiti all'USI e sono poi stati discussi alcuni possibili modelli organizzativi. In accordo con le direttive del Consiglio dell'Università non è prevista la creazione di una nuova facoltà. Si considera la fondazione di un istituto interfacoltà di Scienze umane, una struttura autonoma che deve dar vita a una fruttuosa collaborazione con le facoltà esistenti. Le attività di insegnamento e di ricerca saranno definite tenendo conto dell'offerta delle università svizzere ed italiane con le quali già esistono accordi di collaborazione. L'Istituto dovrà essere innovativo nelle sue impostazioni tematiche e sviluppare un polo d'attrazione per studenti di Master e ricercatori qualificati provenienti dalla Svizzera e dall'Europa.
Oltre alle attività di formazione specialistica e di ricerca, l'Istituto potrebbe offrire servizi di insegnamento per altre istituzioni superiori come la Scuola universitaria professionale e l'Alta Scuola pedagogica della Svizzera italiana. Entro la fine del semestre estivo, la Commissione presenterà al Consiglio dell'Università un progetto preliminare, e una decisione di principio è attesa entro il prossimo autunno.
L'autonomia gestionale consente all'USI di adeguare rapidamente le sue strutture e la sua offerta formativa e scientifica, quando, come nel caso delle Scienze umane, se ne presenta la necessità. La Commissione ha rilevato l'attrattività del contesto plurilingue che caratterizza la nostra Università, contesto nel quale potranno crescere in modo creativo ed originale le prospettate attività accademiche. Le cattedre dell'Istituto avranno il compito di sviluppare, su base interdisciplinare, aree di ricerca e metodologie innovative nel campo delle Scienze umane, sottolineando la rilevanza della lingua e della cultura italiana per queste scienze, a tutto vantaggio dell'intero sistema universitario svizzero.

Autori

Marco Baggiolini

Marco Baggiolini