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Votazione federale 7 Marzo, Aliquota minima di conversione

19.02.2010

Intervista Teletext

TXT: Per rispondere all'invecchiamento della popolazione si è già adottata una revisione della LPP (portando il tasso dal 7,2 al 6,8%) non ancora completamente in vigore. Ora si vuole scendereal 6,4%. Non si corre troppo?         

IGNAZIO CASSIS: No, anzi, si arranca  sempre in ritardo e l'argomento non è il medesimo. Oggi si devono fare i conti anche con il calo del rendimento dei capitali. In passato esso era stato sufficiente a compensare l'aumento della speranza di vita. Fra il 1985 e il 2005 si era così potuto mantenere un  tasso di conversione invariato al 7,2%. Ora questo non è più possibile.       

Inoltre, nel 2004, quando la riforma non poteva più essere rimandata il Governo aveva proposto il 6,65% ma il Parlamento non aveva avuto il coraggio di seguirlo e aveva optato per il 6,8%. Anche l'attuale proposta, perché impopolare, è stata annacquata dalle Camere che ne hanno scaglionata l'entrata in vigore.      

TXT: Ha parlato di rendimento del capitale. La crisi ha cambiato qualcosa?  

IGNAZIO CASSIS: Certo ed è proprio questo il punto centrale. Il capitale degli assicurati produce meno interessi e questo probabilmente in modo duraturo. Non possiamo promettere rendite che non possiamo mantenere o saremo costretti a ridistribuire ai pensionati i soldi di persone ancora attive professionalmente.  Questo è il principio dell'AVS, non del secondo pilastro.                     

TXT: Le rendite dei pensionati rimarrebbero invariate con la revisione. Devono temere che un giorno i tagli colpiscano anche loro?                   

IGNAZIO CASSIS: No, chi è in pensione è in una botte di ferro. Uno dei principi della legge è che abbiano diritto a vita alla loro pensione, invariata.     

TXT: Riduzione del tasso d'interesse minimo e del tasso di conversione, giri di vite per l'AVS. Non si toglie così ai futuri pensionati la possibilità di condurre una vita dignitosa?          

IGNAZIO CASSIS: Il pericolo esiste se non si accetta questa revisione. Un vecchio adagio dice che chi primo arriva meglio alloggia: se non adeguiamo le rendite alle mutate condizioni, ci guadagnerà chi ha più di 60 anni, che riceverà più di quello a cui avrebbe diritto, e ne pagheranno le conseguenze quanti hanno meno di 60 anni che con i loro capitali finanzieranno pensioni altrui. Solo votando "sì" garantiamo a chi lavora che i contributi che versa gli saranno destinati.                 

 TXT: Si potrebbe obiettare che quando le cose vanno male, si è subito pronti ad apportare correzioni, ma in anni di boom della borsa il tasso d'interesse minimo non è salito, anzi è sceso...  

IGNAZIO CASSIS: E' un'impressione che molti hanno, ma è errata. Per 20 anni, proprio grazie al buon rendimento del capitale abbiamo compensato l'evoluzione demografica. Inoltre dobbiamo fare attenzione: non possiamo giocarci gli averi del secondo pilastro in investimenti borsistici a rischio, correndo il pericolo di perderli. Bisogna scegliere fra sicurezza e massima redditività e votando "no" si incoraggiano le casse a fare investimenti azzardati per poter garantire le rendite.                 

 TXT: I contrari dicono che abbassando il tasso di conversione si fa un favore agli assicuratori, che devono rifarsi  dalle perdite subite.                 

IGNAZIO CASSIS: E' un argomento perverso che fa leva sul sentimento di sfiducia nei confronti delle banche, diffusosi non senza ragione fra la gente. Si estende questa perdita di fiducia anche alle assicurazioni ma non tutti hanno commesso gli stessi errori di UBS, c'è chi gestisce bene. Inoltre la revisione è sostenuta anche dagli esperti dello  Stato e dagli istituti di previdenza  non a scopo di lucro, che non guadagnano un centesimo con questa riforma. E' la prova che la misura è necessaria.  

Autori

Ignazio Cassis

Ignazio Cassis