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Cassa pensione: sfiducia e pregiudizio

20.02.2010

Articolo apparso su "Opinione Liberale", 17 febbraio 2010

"E' più facile spezzare un atomo che un pregiudizio", ha detto Albert Einstein. Comprendo davvero la portata della sua affermazione soltanto in questi giorni, nel mezzo del dibattito sulle casse pensioni per la votazione popolare del 7 marzo. Il tema è complesso: tasso di conversione, tasso minimo di rendimento, tasso d'interesse tecnico ... con tutti questi tassi pare d'essere allo zoo. Eppure anche un tema complesso, quando spiegato con esempi e parole semplici, può essere compreso. Ma per capire bisogna essere disposti ad ascoltare, senza pregiudizio. E' questo il problema.

La crisi finanziaria mondiale ha fatto perdere molta credibilità alle grosse banche e alle grosse compagnie assicurative, che gestiscono buona parte dei capitali delle casse pensioni. Hanno assunto rischi esagerati, mettendo in pericolo anche i risparmi del secondo pilastro. Ma ciò che ha maggiormente irritato la gente è l'ostinazione a mantenere il regime dei "boni" per i loro dirigenti, anche quando l'istituto ha beneficiato di soldi pubblici per evitare la bancarotta. L'avidità di top manager, con salari milionari e paracaduti dorati, ha cancellato d'un colpo la decennale fiducia degli svizzeri nelle loro banche. Una fiducia scesa a zero anche verso il mondo politico, che alla pressione estera sul segreto bancario - un valore  con forte valenza simbolica - agisce in modo confuso, scomposto e impaurito. Da tanta sfiducia nasce il pregiudizio, la sensazione che qualcuno ci stia "fregando". Di riflesso non c'interessa nemmeno ascoltare le motivazioni per la modifica di legge, perché mancano i presupposti di fiducia per credere alla bontà della proposta.

A peggiorare la situazione contribuiscono anche le forze politiche che cavalcano sfiducia e pregiudizio per la sporca bisogna. La sinistra - da sempre ostile al secondo pilastro perché fondato su un sistema assicurativo capitalistico - vorrebbe comprimerlo a beneficio del primo pilastro (AVS): un suo squilibrio è dunque strumentale a tal fine. La Lega per evidenti fini elettorali e - come sempre - senza preoccuparsi troppo dell'incoerenza della sua azione, poiché volendo ancorare il segreto bancario nella Costituzione non creerebbe affatto la trasparenza del mondo bancario che reclama per le casse pensioni. Come disse Napoleone: "In politica un'assurdità non è uno svantaggio".

La mia non è una difesa d'ufficio di banche e assicurazioni. Negli anni grassi certamente i miliardi delle casse pensioni hanno creato ricchezza in questi istituti e la gestione - con i relativi costi - non è sempre stata cristallina e al di sopra di ogni sospetto. Ma è anche vero che se per 20 anni - dal 1985 al 2005 - l'aliquota di conversione è rimasta fissa al 7,2% mentre la speranza di vita continuava ad aumentare (oltre due anni), è grazie agli interessi che i capitali hanno fruttato, altrimenti i conti non tornerebbero. Ad ogni modo questo è il passato. Oggi prepariamo il futuro.

E vorremmo consolidare il secondo pilastro, garantire che esso ci sia anche per i nostri figli e nipoti. Già le rendite che versiamo oggi ai pensionati richiedono infatti un travaso di soldi - valutato a 600 milioni all'anno - prelevato dal capitale dei giovani attivi. Di questo passo, con la speranza di vita che aumenta e il rendimento dei capitali che diminuisce, prosciugheremo i salvadanai dei nostri figli per garantirci pensioni più generose di quanto il nostro risparmio permetterebbe. "La decisione è prematura" affermano gli oppositori. "Vedremo nel 2016 come saremo messi" - replico io. Anche per l'Assicurazione invalidità la decisione di stringere i bulloni era prematura, stando al buonismo popolare. Oggi abbiamo oltre 15 miliardi di debito in quella cassa. Debiti di oggi, tasse e imposte di domani! Impareremo mai dagli errori commessi? Governare significa prevedere, anticipare. Ma forse cullo solo un sogno. Ad ogni modo il diffuso pregiudizio su istituti di credito e politica piloterà il verdetto popolare. Il filoso Denis Diderot aveva già compreso, oltre due secoli or sono, che "l'ignoranza è più vicina alla verità del pregiudizio".

Autori

Ignazio Cassis

Ignazio Cassis