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La politica oggi: perché?

10.06.2010

Una prova di destrezza che dà senso alla vita

Faccio politica perché mi piace. E' appassionante scomporre i problemi, scoprirne i retroscena, comprenderne la storia. Così come è emozionante cercarne le soluzioni e, una volta identificate, venderle. Eh si, perché anche la miglior soluzione, se non trova un'acquirente, a nulla serve. In politica gli acquirenti sono i cittadini e le cittadine, armati di diritto di referendum ed iniziativa popolare: la cosiddetta democrazia diretta. La maggioranza ha ragione, sempre, anche quando ha torto. La politica è la dittatura della maggioranza. Avere ragione non serve, bisogna avere la maggioranza. La sfida è conquistarla.

Già Churchill aveva definito la democrazia il minore dei mali, la peggiore forma organizzativa di una collettività, escluse però tutte le altre. Eh si, tutto sarebbe talmente più facile con un monarca illuminato. Recentemente, il veterano in parlamento Jacques Neirynck, già professore Politecnico di Losanna, ha avanzato una provocazione: perché non nominare Re della Svizzera il principe reggente del Liechtenstein Hans-Adam II ? Grazie ai sogni diventiamo grandi, è stato detto.

La politica è plasmare il nostro futuro, anticipare la storia. Così almeno nei saggi che ce la spiegano. Quella quotidiana è però fatta di ritardi, ripensamenti, tatticismi e duelli. E il fioretto è sempre meno usato, lo ha sostituito il cannone. Meglio se rumoroso e con effetto devastante sulla persona. L'eleganza del fioretto è stata sconfitta dalla grossolanità del cannone. Chi spara più grosso fa spettacolo e ottiene l'attenzione dei media, anche in assenza del bersaglio. La politica dev'essere emozionale, personalizzata, dinamizzata: solo così raggiunge la maggioranza, quella che vince sempre. Soddisfatti i bisogni fondamentali dell'umano, ciò che più conta è il divertimento. Lo avevano già ben spiegato i romani coniando il motto "panem et circenses". Perciò la politica è spesso pettegolezzo, arena, esibizione.

Non è in assoluto né un bene né un male. E', e basta. Chi non si adegua alle regole perde. Lo sanno bene quei politici seri, che tessono la trama della storia senza che nessuno se ne accorga. Ma così è anche per professionisti, funzionari, apprendisti ... insomma per ogni cittadino. Perché la politica altro non è che lo specchio del nostro vivere comune, e ne interpreta le virtù e le debolezze. Ed è quest'aspetto che la rende interessante. Si possono studiare le scienze politiche, ma non la politica. La politica è vita, scoperta, quiz, avventura. Si sa quando s'inizia, ma non quando si finisce. La politica è la gestione dell'incertezza, la passione per il dialogo, l'arte della pazienza. Un esercizio a metà strada tra teatro e destrezza. E a livello nazionale aumenta il grado della sfida: perché teatro e destrezza si declinano in lingue, mentalità, culture e abitudini disparate. Una complessità che ci sfida e che la rende ancora più avvincente.

Tanto più se abbiamo il privilegio di fare politica in un Paese, che malgrado il collettivo e rituale Hara-Kiri, gode di un buon stato di salute, come non cessano di dirci tutte le classifiche internazionali che ci comparano a livello internazionale. La Svizzera è perfino in testa alla valutazione globale che compara il numero delle posizioni nei Top-3, seguita dalla Corea, dalla Finlandia e dagli Stati Uniti. Insomma, detto in altre parole, ci si può permettere il lusso di cadere nel perfezionismo o, come succede sempre più spesso, nell'uso strumentale del referendum - che è l'altra faccia del perfezionismo - bloccando ogni riforma o scolpendo nella Costituzione ogni desiderio, che la sinistra si ostina a chiamare "bisogno", fingendo d'ignorare che in uno Paese opulento non c'è più differenza tra i bisogni e i desideri. I danni di questi incidenti di percorso sono quindi contenuti, la salute del Paese rimane solida nel paragone internazionale.

Creare qualcosa dal niente è piuttosto facile, migliorare un livello di civiltà già molto alto è difficile. Il prezzo da pagare elevato. Ma, paradossalmente, anche questo contribuisce a rendere stuzzicante la sfida che ogni cittadino assume dedicandosi alla politica. E' una sfida con sé stessi, una voglia di mettersi alla prova. Una prova di destrezza, che da senso alla vita. La politica è tutto questo e - ne sono persuaso - anche molto di più. Ma lo capirò solo strada facendo. (Opinione Liberale, 8.6.2010)

Autori

Ignazio Cassis

Ignazio Cassis