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Accordo sui frontalieri: per il Ticino si riapre la partita

13.03.2012

Giornale del Popolo, 13 marzo 2012

Il Consiglio nazionale ha accolto lunedì 12 marzo senza opposizioni l'iniziativa cantonale ticinese che avevo presentato poco meno di un anno fa (era il 17 marzo 2011) a nome del Gruppo PPD in Gran Consiglio, con la quale si chiede alla Confederazione di aprire delle trattative con l'Italia in vista di: 1. rimediare all'assenza di reciprocità a danno dei residenti della fascia di frontiera svizzera che lavorano come dipendenti nella fascia di frontiera italiana; 2. attenuare l'ammontare del ristorno a carico di Ticino, Grigioni e Vallese in ragione del 38,8 per cento in modo analogo a quello pattuito con l'Austria (12,5 per cento); 3. nel caso in cui, per ragioni politiche, non si voglia chiedere la rinegoziazione dell'accordo sui frontalieri per consentire una più facile trattativa riferita all'assistenza amministrativa fiscale con l'Italia, al fine di salvaguardare gli interessi della piazza finanziaria elvetica, la Confederazione riversa al Ticino la differenza tra il ristorno tra il 38,8 concesso all'Italia e il 12,5 per cento concesso all'Austria.

Con l'approvazione del Consiglio nazionale, si riapre la partita per il Ticino che da qualche tempo chiede di poter rivedere i termini (penalizzanti) di un trattato risalente a 40 anni or sono. Ora la palla torna al Consiglio degli Stati, che sull'iniziativa si era già espresso - purtroppo in modo negativo - il 21 settembre 2011. È dunque sintomatico come in poco meno di sei mesi, la sensibilità dei Confederati su questo tema sia mutata: forse che con l'arrivo della primavera sia sbocciata anche una maggiore attenzione nei confronti dei problemi del Ticino o che l'intenso lavoro da parte dei suoi rappresentanti a Berna comincia a dare i suoi frutti? Presto per dirlo, ma si tratta comunque di un segnale importante.

Occorre invero riconoscere che nella vicenda dei ristorni il Ticino è stato finora ostaggio di un contenzioso più complesso che ha coinvolto il Consiglio federale e la vicina Italia nella vana ricerca di un accordo sull'assistenza fiscale che salvasse il segreto bancario. È essenzialmente per questa ragione che Berna ha finora sempre fatto orecchio da mercante ai problemi sollevati nelle motivazioni che accompagnano l'iniziativa cantonale che così riassumo: 1. Da un lato i ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri sono stabiliti per i frontalieri che rientrano quotidianamente al proprio domicilio ciò che, a seguito dell'entrata in vigore dell'Accordo sulla libera circolazione riguarda solo un a parte ancora da definire di frontalieri attivi su territorio ticinese. 2. Dall'altro, l'alto tasso di ristorno (del 38.8 per cento), come già ribadito sopra, è fortemente discriminatorio per il nostro Cantone, soprattutto se si considera che nel caso analogo dell'Austria l'aliquota è fissata al 12,5 per cento. 3. Infine, poiché la stragrande maggioranza dei frontalieri italiani lavora in Ticino, ne discende che il prezzo della tutela della piazza finanziaria nazionale è stato scaricato per quasi 40 anni in massima parte sul nostro Cantone.

Mi pare quindi legittimo quanto postulato dall'iniziativa cantonale e cioè che nel caso di mantenimento dell'attuale tasso di ristorno del 38,8 per cento la Confederazione deve concedere un indennizzo al Ticino, proponendo la necessaria base legale, che al momento purtroppo manca.

Una cosa è certa però: Berna e Roma hanno un grande interesse a dialogare e a cooperare per superare gli ostacoli che hanno reso tesi i rapporti bilaterali in questi ultimi anni: dall'assistenza in materia fiscale, alle black list (che tutt'ora prevedono una serie di procedure e ostacoli burocratici per le persone fisiche e giuridiche che vogliono operare in Italia o entrare in relazione con società italiane) e alla regolarizzazione dei ristorni dei frontalieri. La gestione degli interessi reciproci nei primi 150 anni di relazioni diplomatiche è sempre stata all'insegna della cordialità. L'occasione per rilanciare la collaborazione è dunque propizia, magari proprio ripartendo dal Ticino.