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Libera circolazione delle persone: costi di controllo del mercato

11.12.2013

Fabio Regazzi ha presentato una mozione al Consiglio federale dal titolo "Libera circolazione delle persone: compensazione dei costi di controllo del mercato del lavoro più equa da parte della Confederazione per le regioni di frontiera"

Con questa mozione Fabio Regazzi chiede alla Consiglio federale, da un lato di estendere il campo di applicazione dell'art. 7 della Legge sui lavoratori distaccati (LDist) a tutti i costi generati dai controlli e, dall'altro, di aumentare la quota parte assunta dalla Confederazione (attualmente pari al 50%) per il finanziamento delle misure di controllo sul mercato del lavoro (ispettori e altri costi collaterali),  per tener conto degli oneri crescenti che i Cantoni di frontiera, a causa dei problemi con cui sono confrontati, devono sopportare rispetto ad altre regioni della Svizzera.

Le regioni più esposte alle ricadute della libera circolazione sono quelle di frontiera, dove sono lievitate le notifiche e le conseguenti situazioni di dumping salariale, rendendo necessari maggiori controlli. Appare perciò opportuno mettere a disposizione di queste regioni, in particolare del Ticino,  maggiori risorse per i controlli a tutela dell'impiego e della mercato del lavoro locali. L'attuale regolamentazione prevede invece un'assunzione da parte della Confederazione del 50% dei costi, e questo a prescindere dalle esigenze nei diversi Cantoni, più o meno esposti alla pressione della manodopera estera. Una situazione che oggettivamente penalizza i cantoni di frontiera, più esposti al fenomeno del frontalierato, e che Regazzi chiede di modificare in maniera più equa con questa mozione.

Testo della mozione

Richiamati i compiti di sorveglianza di cui all'articolo 360b capoversi 3-5 CO e all'art. 7 cpv. 1 lett. b della Legge sui lavoratori distaccati (LDist), il Consiglio federale è invitato a proporre al Parlamento una modifica dell'art. 7a LDist, al fine di compensare in maniera più equa i costi di controllo del mercato del lavoro.              

Motivazione

La compensazione dei costi di controllo non è in linea con i recenti sviluppi. La pressione sul mercato del lavoro cresce (le notifiche, per esempio, in Ticino sono passate da 7'310 nel 2008 a oltre 24'000 nel 2013). La partecipazione della Confederazione è limitata al 50% delle spese salariali occasionate dagli ispettori e non tiene conto di altri costi collaterali:

- le esigenze di qualità dei controlli è aumentata e questo comporta spese maggiori (formazione, qualifiche degli ispettori);

- aumento della mole e della complessità delle procedure amministrative e di "back-office" correlate (coordinazione con altri servizi; sanzioni; procedure penali);

- gli interventi dello Stato sul mercato del lavoro necessari in particolare in alcune regioni del Paese per controbilanciare le ricadute negative della libera circolazione delle persone (conferimento del carattere obbligatorio a contratti collettivi di lavoro, introduzione di contratti normali di lavoro, netto aumento delle sanzioni) comportano un aumento delle procedure legali e dei ricorsi che richiedono un supporto legale qualificato, molto oneroso;

- sullo sfondo di una accresciuta attenzione politica, aumentano pure notevolmente le esigenze di "reporting" e comunicazione.

Questi sviluppi non sono uniformi in tutto il Paese, ma concentrati soprattutto nelle regioni di frontiera che per la loro ubicazione geografica, e dunque indipendentemente dalla loro volontà, si trovano confrontate a oneri  importanti e crescenti.

Chiedo pertanto:

•1.      di estendere il campo di applicazione dell'art. 7a LDist. a tutti i costi generati dai controlli e non unicamente ai costi salariali degli ispettori;

•2.      di aumentare la quota-parte dei costi compensata dalla Confederazione oltre il 50%, perlomeno nei Cantoni in cui in base a criteri oggettivi (quali il numero di infrazioni riscontrate, la quota-parte di frontalieri sulla forza di lavoro totale, il numero delle notifiche di distaccati e il numero di contratti normali di lavoro) si costata un aumento sproporzionato dei medesimi.