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A che cosa servono i nuovi Gripen?

12.04.2014

Giornale del Popolo, 12.04.2014

Ci sono aspetti della sicurezza di un Paese che il cittadino non avverte di primo acchito. Diversamente dalle guardie di frontiera, dalla polizia cantonale e comunale o dai pompieri, la cui attività sul territorio è subito riconoscibile grazie alla loro presenza, ai loro interventi e alle loro campagne di prevenzione, per quanto invece accade sopra le nostre teste la percezione è ben diversa. Pensiamo al traffico aereo: è intensissimo. Ogni anno circa 400'000 voli solcano il cielo svizzero. E' dunque necessario assicurare una polizia aerea che sappia intervenire immediatamente e in modo efficace in caso di necessità. Sono, infatti, oltre 350 gli interventi di polizia aerea che annualmente le forze aeree militari svizzere si trovano a dover compiere, sebbene molto raramente ce se ne accorga.

Nel nostro cielo - crocevia di aerei da tutto il mondo - si verificano con una certa regolarità situazioni in cui è indispensabile fornire supporto ai velivoli in difficoltà. Avarie a bordo, problemi di carburante, perdita del segnale o dell'orientamento da parte del pilota sono i casi più comuni nei quali gli aerei militari devono intervenire rapidamente per prestare soccorso, affiancando i velivoli in difficoltà per fornire loro il supporto del caso. Accadono anche deviazioni non autorizzate che possono essere molto pericolose (la nuova rotta potrebbe entrare in collisione con quella di un altro volo) e allora occorre prontezza per ripristinare la rotta corretta. L'esperienza insegna che occorre fare i conti anche con veri e propri dirottamenti. Senza alcun preavviso, rappresentano una grave e concreta minaccia alle nostre infrastrutture più sensibili, come le centrali nucleari, le dighe o altri obiettivi civili esposti. Di qui la necessità di disporre di jet militari affidabili che, anche grazie al loro armamento, abbiano un potere deterrente, una funzionalità e una flessibilità che altri mezzi non possono vantare (come la contraerea, i droni o gli elicotteri).

L'attuale flotta aerea perderà nel 2016 i 54 Tiger che, dopo 30 anni di servizio, andranno in meritata pensione. Rimangono quindi i 32 F/A 18 che al momento sono sufficienti perlomeno per garantire una difesa aerea in caso di crisi fino a 15 giorni. Ma fra poco più di dieci anni dovranno ritirarsi anch'essi in pensione. I 22 nuovi Gripen, che saranno consegnati alla Svizzera tra il 2018 e il 2021, sono quindi assolutamente necessari per garantire anche in futuro a tutti noi un'efficace copertura aerea, 24 ore su 24.

La scelta dei Gripen scaturisce da lunghe e complesse verifiche. È la migliore soluzione, tenuto conto del prezzo, della qualità dei velivoli e delle nostre esigenze. Il gruppo svedese Saab (che fabbrica il Gripen) e gli altri fornitori esteri si sono impegnati ad assegnare a imprese svizzere commesse per un volume di ben 2.5 miliardi di franchi, di cui almeno il 5% nella Svizzera italiana. Dunque anche il Ticino beneficerà di questi importanti investimenti.

Va infine sottolineato che l'acquisto dei 22 nuovi aerei non toglierà un solo franco alla formazione, alla socialità o ai trasporti. Il fondo di 3.1 miliardi è finanziato unicamente dal budget ordinario dell'esercito: 300 milioni di franchi all'anno su dieci anni sono una goccia rispetto al budget annuo di ca. 62 miliardi della Confederazione (dato 2012).

Dobbiamo essere coerenti con il voto di fiducia a favore dell'esercito dello scorso 22 settembre (73%): un rifiuto popolare priverebbe le nostre forze armate di un essenziale tassello strategico. E oltretutto non consentirebbe comunque di investire maggiormente altrove. Evitiamo quindi un simile colpo basso alla sicurezza della popolazione svizzera e votiamo sì al Gripen.

 



 

 



 



Autori

Giovanni Merlini

Giovanni Merlini