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I paladini della famiglia e i bersagli mancati

06.06.2014

Opinione liberale, 6 giugno 2014

Ha fatto bene il Consiglio nazionale a respingere (con 131 voti contro 39 e 12 astensioni) l'iniziativa popolare che chiede la defiscalizzazione integrale degli assegni familiari e di formazione professionale. La frazione PLR si è mostrata compatta nell'opporsi a questa richiesta allettante (di primo acchito) e fatta per acchiappare voti quando verrà sottoposta allo scrutinio popolare. Lanciata da PPD, l'iniziativa ha un impatto notevole sulle finanze federali, cantonali e comunali, comportando un minor gettito complessivo di quasi un miliardo di franchi (ca. 200 mio. per la Confederazione e oltre 760 mio. per Cantoni e Comuni), senza per altro giovare concretamente alle famiglie del ceto medio, bensì unicamente a quelle con reddito elevato, per effetto della progressività delle aliquote d'imposta. Ma per moderare la pressione fiscale su queste fasce di reddito - un postulato politico condivisibile ai fini del miglioramento della competitività fiscale del nostro Paese - è preferibile agire direttamente sulle aliquote, attenuandone la progressione a partire da un determinato reddito. L'iniziativa mira fuori dal bersaglio. Se lo scopo è, come dichiarato, quello di favorire e rafforzare le famiglie, va segnalato che già oggi circa la metà delle 430'000 economie domestiche con figli non sono imponibili in virtù del loro reddito e quindi non versano un franco di imposta federale diretta. Queste numerose economie domestiche non traggono dunque alcun ulteriore vantaggio dall'iniziativa. Inoltre si produrrebbero disparità di trattamento tra le stesse famiglie che non percepiscono assegni della stessa entità o che non ne percepiscono affatto. Il minor gettito fiscale ai vali livelli sarebbe comunque da compensare. Alla cassa sarebbero chiamate ancora una volta le famiglie del ceto medio che l'iniziativa - illusoriamente - vorrebbe invece alleggerire. Non è peraltro neppure concettualmente corretto sottrarre all'imposizione fiscale introiti che rappresentano un reddito a tutti gli effetti, come appunto gli assegni familiari e di formazione.  Se si cominciasse a defiscalizzare questa categoria di redditi si offrirebbe un precedente a tutti coloro che vorrebbero fare altrettanto con altri cespiti ed introiti che pure costituiscono reddito imponibile e che attualmente sono regolarmente imposti. Verrebbe disatteso il principio dell'imposizione secondo l'effettiva forza economica, un requisito indispensabile della giustizia fiscale. La via maestra per sostenere efficacemente le famiglie è semmai quella di considerare l'evoluzione sociale e il cambiamento intervenuto nella ripartizione dei ruoli in seno ai nuclei familiari. Sempre più spesso entrambi i coniugi svolgono un'attività lavorativa e sono costretti a fare salti mortali per potersi occupare dei figli. Si tratta dunque di intervenire con misure adeguate per favorire la conciliazione tra lavoro e cura dei figli, secondo quanto proposto dal PLR svizzero, in particolare ai fini della diffusione degli asili nido aziendali, sburocratizzando tutto il sistema regolatorio che li disciplina. Servono inoltre riforme fiscali che consentano la deducibilità dei costi di custodia esterna dei figli e soprattutto che pongano termine al cumulo dei redditi dei coniugi, penalizzante per le copie sposate rispetto a quelle di fatto. In un'ottica liberale dobbiamo continuare a propugnare il sistema dell'imposizione individuale, indipendentemente dallo stato civile del contribuente: è la soluzione più equa e dovrebbero difenderla anche coloro che si propongono immancabilmente come paladini della famiglia.

 



 

 



 



Autori

Giovanni Merlini

Giovanni Merlini