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I cerotti non bastano più, sì a un vero cambiamento

03.09.2014

Corriere del Ticino, 3 settembre 2014

Stop alla pseudoconcorrenza tra assicuratori

Perché cambiare drasticamente sistema, con tutti i rischi che ciò comporta, quando il potenziale di risparmio è al di sotto del 5% (ovvero i costi amministrativi delle casse malati)?
«Il sistema attuale basato sulla concorrenza fra gli assicuratori malattia inasprisce la disparità di trattamento tra gli assicurati, ma non riesce a frenare l’esplosione dei premi cassa malati: singole casse fanno di tutto per non concludere contratti con persone anziane, ammalate o a rischio di ammalarsi; ritardano, nei loro confronti, i rimborsi di medicamenti e trattamenti, o prolungano ad arte le pratiche burocratiche. Invece di investire su una migliore presa a carico dei malati cronici o delle persone anziane, le casse malati  danno la caccia agli assicurati giovani e sani, spendendo milioni nel marketing. Ma il sistema attuale è anche poco trasparente per quanto riguarda la determinazione dei premi e l’utilizzo delle riserve».


In quale misura e in quale modo, concretamente, la cassa unica potrebbe ridurre i costi per i cittadini?
«Con una cassa malati pubblica si risparmieranno almeno 325 milioni di franchi all’anno che oggi sono spesi in amministrazione, pubblicità o per i cambiamenti di cassa ogni anno. Si ridurrà il volume delle riserve e non ci saranno più i costi per la compensazione dei rischi. Ma è soprattutto sul medio periodo che la cassa malati pubblica avrà un effetto significativo sui costi e quindi anche sui premi: oggi nessuna cassa è stimolata a incentivare delle cure di qualità per le persone con malattie croniche. La cassa malati pubblica favorirà invece le reti di cure coordinate tra i vari professionisti sanitari (medici, infermieri, fisioterapisti ecc.) migliorando la presa a carico delle persone ammalate. I modelli assicurativi proposti oggi servono soprattutto a ridurre i costi, non a migliorare il trattamento degli ammalati. Permetterà di creare una nuova dinamica nella gestione delle cure di quel 5% di assicurati che genera il 50% dei costi. Ciò consentirà un risparmio sui costi di oltre 2 miliardi di franchi all’anno».


Molti aspetti non sono precisati nel vostro progetto: come gestire il cambiamento di sistema, ma soprattutto come gestire i conflitti d’interesse tra assicurati, fornitori di prestazioni,  Cantoni e Confederazione, tutti enti che sarebbero rappresentati nella direzione della nuova cassa; inoltre eventuali ribassi per bambini e giovani dovrebbero ancora essere definiti dal Parlamento.
«Come tutte le iniziative si tratta di una proposta di modifica costituzionale. Gli aspetti pratici dovranno essere decisi dal Parlamento. Ciò non vuol dire che non abbiamo studiato a fondo come realizzare la cassa malati pubblica. Con 6 miliardi di franchi di riserve si potranno finanziare i costi del passaggio alla cassa malati pubblica. I premi ridotti per i bambini, le franchigie differenziate o i modelli “medico di famiglia”, come dichiarato dal consigliere federale Berset, saranno ancora possibili. Negli organi della cassa saranno rappresentati tutti gli attori del sistema sanitario, anche gli assicurati avranno quindi la possibilità di farsi sentire».


L’effetto positivo della concorrenza è quello di stimolare le casse a controllare i costi e a sviluppare nuovi modelli di cura. Un unico organo statale non rischia di diventare un mostro burocratico e stagnante?
«Intanto oggi le casse non sviluppano nuovi modelli di cura, ma si concentrano come detto sulla caccia ai buoni rischi e sugli incentivi affinché accanto all’assicurazioni di base gli assicurati stipulino anche lucrative (per le casse) assicurazioni complementari. L’assicurazione malattia di base è un’assicurazione sociale dove dovrebbe vigere il principio di solidarietà. Noi proponiamo delle agenzie regionali a stretto contatto con gli assicurati; ci sarà un solo Consiglio di amministrazione invece degli attuali 60. Continuerà ad essere possibile la libera scelta del medico o dell’ospedale. Perché questo sistema dovrebbe essere meno efficiente? L’AVS funziona molto bene, la SUVA anche. Perché non dovrebbe funzionare bene anche una cassa malati pubblica? Proponiamo un cambiamento del sistema assicurativo, non del sistema sanitario svizzero!»


Per quanto riguarda gli aspetti negativi della concorrenza, Governo e Parlamento stanno agendo: migliore compensazione dei rischi, sorveglianza delle casse, separazione tra base e complementare. Perché rivoluzionare il sistema, invece di curare gli aspetti meno soddisfacenti di un sistema comunque performante, anche nel confronto internazionale?
«L’offerta sanitaria è di qualità, ma i problemi stanno nel sistema assicurativo. Prova ne è che i premi malattia aumentano ogni anno (anche per il 2015 sono previsti aumenti attorno del 3,8% con punte in alcuni cantoni che supereranno addirittura il 10% e in Ticino oltre il 6% ). Le modifiche previste dal legislatore federale non sono sufficienti: la cosiddetta “compensazione dei rischi” non ridurrà completamente la caccia agli assicurati giovani e sani. La legge sulla sorveglianza così come proposta dal Nazionale permetterà agli assicuratori di scegliere se rimborsare o meno eventuali premi pagati in eccesso. E non ci sarà una netta separazione tra assicurazione di base e complementare. Dopo 18 anni di concorrenza tra le casse malati, i cerotti non bastano più: ci vuole un vero cambiamento!».


L’ultima iniziativa per una cassa unica risale a pochi anni fa ed è stata bocciata chiaramente. Che cosa vi fa credere che val la pena tornare alla carica?
«In Svizzera le riforme più importanti- dall’AVS all’assicurazione maternità fino al voto alle donne hanno necessitato di più tentativi. Le distorsioni del sistema sono aumentate in maniera importante: accanto alla selezione dei rischi e all’esplosione dei premi, abbiamo assistito a una sempre minore trasparenza, ad esempio nella fissazione dei premi.  Basta citare i premi pagati in eccesso da assicurati di alcuni cantoni, come il Ticino. Oppure i flussi poco chiari tra assicurazioni di base e complementari che hanno portato in alcuni casi l’autorità di vigilanza a dover intervenire».

 



 



 



Autori

Marina Carobbio Guscetti

Marina Carobbio Guscetti