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Quanto costerebbe l’abbandono dei bilaterali all’economia svizzera?

21.01.2016

La Regione, giovedì 21 gennaio 2016

Lo scorso mese di settembre ho inoltrato un postulato (15.4009) con cui chiedevo di esaminare e calcolare le conseguenze, dirette e indirette, per l'economia svizzera nel caso in cui venissero a cadere gli accordi bilaterali conclusi con l'UE. Gli stessi sono in effetti a rischio a seguito della votazione del 9 febbraio 2014 sull'iniziativa "Contro l'immigrazione di massa" perché, come noto, se dovesse cadere l’accordo sulla libera circolazione delle persone con l’UE, in virtù della cosiddetta clausola ghigliottina, verrebbero automaticamente annullati anche gli altri accordi conclusi nel 1999.

Al di là dei pregiudizi e della diffidenza che si percepisce attorno a questo tema, è bene ricordare che i bilaterali non sono un obiettivo fine a se stesso, bensì degli strumenti di politica estera volti a difendere i nostri interessi. Tale principio era stato per altro evocato anche nel Rapporto sulla politica estera 2009 del Consiglio federale. In altre parole, i bilaterali sono positivi nella misura in cui sono utili ai cittadini e alle imprese svizzere. Per questo risulta importante, ed è questo il senso e lo scopo del mio atto parlamentare, definire ulteriormente e quantificare concretamente il valore di questi strumenti in termini macro-economici.

L’11 novembre il Consiglio federale ha accolto il mio postulato, riconoscendo quindi esplicitamente la necessità di poter disporre di queste indicazioni. Il caso ha voluto che, quasi in contemporanea, autorevoli istituti di ricerca come Ecoplan e BAKBASEL hanno pubblicato i dati di due studi che erano stati loro commissionati proprio su questo tema. I risultati sono chiari: la caduta dei bilaterali avrebbe ripercussioni negative e significative per la nostra economia. Stando ai citati studi, un ipotetico abbandono dei bilaterali dal 2018 significherebbe una diminuzione del PIL del 5-7% ca. entro il 2035. Concretamente ciò significa che – cumulativamente – andrebbe perduto in tale lasso di tempo un intero PIL svizzero annuo! Anche se non esplicitamente indicato negli studi, ciò comporterebbe anche la scomparsa di migliaia di posti di lavoro.

Ora, ho accennato ai rapporti attualmente complicati che intratteniamo con Bruxelles. Non è quindi escluso che nel prossimo futuro saremo chiamati ad esprimerci nuovamente su questioni legato ai nostri rapporti con l’Europa. In tal caso, qualora in discussione ci fossero proprio i bilaterali, per poter esprimere un giudizio con cognizione di causa ritengo sia indispensabile disporre anche di questi dati.
Sono cosciente che si tratta di un tema complesso e delicato e che gli accordi bilaterali non hanno portato solo benefici al nostro Paese.
Quale presidente dell’AITI sono tuttavia convinto che rinunciare a tali accordi rappresenterebbe un azzardo con conseguenze difficilmente valutabili, ma di certo molto pesanti per la nostra economia, come del resto lo riconoscono molti fra coloro che hanno sostenuto l’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Per il momento, e in attesa che le trattative entrino nel vivo, in virtù delle ricadute economiche negative evocate, non ci resta che confidare in una soluzione che riesca a conciliare i principi sanciti con l’esito del voto del 9 febbraio con la salvaguardia degli accordi bilaterali. Un obiettivo difficile ma non impossibile!