Il «Managed Care» non deve far paura
19.05.2010
Intervista ai Consiglieri nazionali Marina Carobbio Guscetti (PS) e Ignazio Cassis (PLR)
Intervista a Ignazio Cassis: "Vogliamo che la popolazione sia curata meglio e a costi inferiori"
Nelle reti di cura integrate opereranno medici di famiglia, specialisti, farmacisti e personale non medico - Insieme definiranno la terapia migliore, facendo attenzione a evitare tempi morti, errori, doppioni e inefficienze
È da dicembre del 2003, data del fallimento in Consiglio nazionale della seconda revisione, che la LAMal è un cantiere aperto. Che tra tentennamenti e veti vari avanza con difficoltà, per dirla con un eufemismo. Le cose potrebbero tuttavia cambiare a giugno, quando anche il Consiglio nazionale dopo quello degli Stati potrebbe decidere quello che per molti è, se non la rivoluzione copernicana del sistema, per lo meno un deciso passo avanti verso una «medicina del terzo millennio» più razionale e dunque con aumenti dei costi più contenuti. Sono le cosiddette «reti di cura integrate» (managed care), in cui gruppi di medici e operatori sanitari si uniscono per razionalizzare e migliorare le prestazioni fornite.
Non tutti sono favorevoli (si veda in proposito l'opinione qui sotto). In particolare è l'ala sindacale del PS a fare resistenza, che accusa il progetto di farsi foriero di una visione troppo economicista della medicina che porterà fatalmente a una medicina a due velocità.
Un'opposizione forte, ma probabilmente non sufficiente per affossare un progetto sostenuto, sia pure in modo non del tutto unanime, dagli altri partiti e probabilmente anche dalla maggioranza dei socialisti.
Fra i grandi fautori del managed care vi è Ignazio Cassis (PLR), medico e membro della commissione della sanità che ha elaborato il progetto, che abbiamo raggiunto mentre in treno si stava recando a Lucerna per partecipare a un convegno proprio su questo tema. «Vogliamo che la popolazione sia curata meglio e a costi inferiori», ci ha spiegato. «Si evitano doppioni e il percorso di cura del paziente è meglio guidato». Per incitare la popolazione ad aderire a queste reti sono state introdotte «delle differenziazioni» nei premi, che saranno un po' più cari per chi starà fuori dalla reti, e nella quota-parte a carico del paziente: il 10% massimo («ma le reti se vorranno potranno anche far pagare meno») per chi vi aderirà, il 20% di coloro che vorranno rimanere ancorati al sistema attuale. Di che appunto far sobbalzare l'ala sindacale del PS e parte della sinistra, che parla di introduzione strisciante di una medicina a due velocità.
Per Cassis si tratta invece solo di «una libertà di scelta che abbiamo deciso di lasciare ai pazienti», una libertà che tuttavia ha un prezzo. L'idea è che la differenza di prezzo spingerà «molti pazienti ad entrare nelle reti di cure integrate, beneficiando di una miglior qualità ed efficienza».
Sostanziale differenza rispetto all'attuale sistema è che il paziente verrà preso a carico da un medico e poi se del caso seguito passo passo da tutta una équipe. In tal modo dovrebbero evitarsi «doppioni» e «cure inutili», ma soprattutto scomparire quella che Cassis chiama la «medicina servisol», in cui tutti possono servirsi di tutto senza nessun controllo o quasi.
Ciò dovrebbe anche avere una certa qual influenza sull'aumento dei premi, che non verrà azzerato, ma probabilmente ricondotto «al passo col costo della vita o poco di più».
Nella legge è stata inoltre introdotta una «corresponsabilità finanziaria» delle reti, che diventeranno quindi un partner degli assicuratori malattia. Vedremo a giugno se la lobby degli assicuratori, che finora su questa riforma è stata piuttosto silente, accetterà senza colpo ferire di perdere parte della sua forza contrattuale, «che un medico da solo ne ha poca; un gruppo di medici supportato da tutti i loro pazienti molta di più».
Resta da capire cosa succederà al momento in cui un paziente «sfora» il budget da lui stabilito. Cassis rassicura: nessuna limitazione delle prestazioni o delle cure; «rete e assicuratore discuteranno per vedere dove sta il problema e troveranno assieme una soluzione».
A suo avviso inoltre la responsabilità finanziaria limitata delle reti porterà finalmente anche il medico a prestare «una più continua attenzione ai costi», limitando quindi cure superflue e doppioni e di conseguenza anche i costi globali della sanità. «È una cosa che si è vista nei Cantoni dove queste reti esistono già: alla fine vi è un miglioramento della qualità che giova a tutti».
Tempi previsti per l'introduzione di questa riforma, se non si verificheranno imboscate parlamentari e non verrà lanciato il referendum, il 1. gennaio 2012, lo stesso giorno in cui entrerà in vigore la riforma della medicina ospedaliera decisa dal Parlamento nel 2007 (che dunque «assumerebbe una valenza simbolica: il giorno nazionale delle riforme sanitarie!»), con tre anni di tempo per i Cantoni come il Ticino che ne sono privi per adeguarsi. Intervista a Marina Carobbio Guscetti: "Non si introduca una libertà di contrarre mascherata"
Favorevole al principio, ma con un paio di appunti. Marina Carobbio, medico come Cassis ma di sponda PS, non nasconde di essere «personalmente favorevole» al modello delle reti di cura integrate, ma neppure di avere rispetto al collega liberale-radicale un paio di riserve che, se non verranno risolte potrebbero portare il suo partito e molti della sinistra a votare contro.
Fondamentale per lei è anzitutto «evitare di penalizzare ancora di più i pazienti».
In che senso?
«La commissione propone di aumentare la partecipazione ai costi per chi non aderirà a una rete dall'attuale 10% al 20%. Ma già oggi i premi LAMal sono altissimi e pesano sempre più sul budget delle famiglie. Chiedere loro ancora di più ci sembra un controsenso».
Voi cosa proponete?
«Lo statu quo per tutti e la diminuzione al 5% per chi aderisce al managed care come incentivo. Questo sarà per noi l'emendamento determinante che condizionerà il nostro voto al progetto».
Dicono che non sia sufficiente per incitare la popolazione a cambiare sistema...
«Ma se già oggi appena vi è un modello che permette di risparmiare qualche franco la popolazione vi aderisce in massa! Figuriamoci se dimezzare la quotaparte a carico non basta!».
Malgrado l'implicita limitazione della scelta del medico?
«Vero che in una rete la scelta di specialisti è più limitata, ma non unica, che entro certi limiti è infatti possibile collaborare con più medici di una stessa specialità. E per di più per alcune specializzazioni, come pediatria e ginecologia, sono previste delle eccezioni».
Purché si stia entro un certo budget?
«Anche quello dei budget e della responsabilità finanziaria delle reti, che per me è un'incitazione positiva per i medici, è un falso problema».
Quale allora quello vero?
«Quello di fissare per le casse malati criteri di scelta chiari e univoci, che non permettano abusi ed esclusioni arbitrarie di reti».
Si spieghi meglio...
«In futuro una rete di cure integrate firmerà un contratto, chiamiamolo così, con uno o più assicuratori. Questi potranno ovviamente poterla accettare o respingere. Sono proprio i criteri per cui sarà o non sarà possibile farlo che noi vogliamo chiarire. O meglio, chiediamo che lo faccia un ente super partes, cui tutti poi devono adeguarsi».
Qual è il rischio?
«Il rischio è che gli assicuratori barattino il managed care, che dovrebbe limitare un po' del loro potere a favore di medici e pazienti, in cambio di una libertà di contrarre mascherata».
Se le Camere non dovessero venire incontro alle vostre richieste, lancerete il referendum?
«Alcuni colleghi ne parlano apertamente, ma non so dire quanto questa minaccia si reale. Il pericolo maggiore in questo senso potrebbe venire da altre organizzazioni, come ad esempio quelle dei pazienti. Poi, se verrà lanciato, molti lo appoggeranno, questo è chiaro».
Interviste di Rocco Bianchi, Corriere del Ticino, 11 maggio 2010
Autori
Ignazio Cassis
Marina Carobbio Guscetti