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Incontro-dibattito «Per la ricchezza delle lingue nell'Amministrazione federale»

02.06.2010

1. giugno 2010, Centro Media, Berna

E' per me un piacere e un onore poter aprire l'incontro odierno a nome della Deputazione ticinese alle Camere federali, che ha voluto e organizzato quest'appuntamento, e delle associazioni vicine ai temi legati al federalismo linguistico, prime fra tutte Helvetia Latina, Coscienza svizzera e Forum Helveticum, che ne hanno condiviso le finalità e hanno dato il loro sostegno.

Come tutti sapete, il 1° gennaio 2010 è entrata in vigore la nuova legge federale sulle lingue, fortemente sostenuta dal Parlamento al fine di ancorare il plurilinguismo e i suoi valori nella nostra Confederazione e in particolare per garantirgli le condizioni quadro per affermarsi in modo concreto. La preparazione di questo testo ha tuttavia avuto un iter travagliato e, seppur brevemente, vale la pena di ricordare che dopo un primo progetto del Dipartimento degli interni, abbandonato dallo stesso Consiglio Federale nel 2004, la legge federale sulle lingue è stata rilanciata a seguito di un'iniziativa parlamentare di Christian Levrat dello stesso anno, per poi essere finalmente approvata dalle camere nel 2007.

Proprio in questi giorni il Consiglio federale si appresta ad adottare la relativa ordinanza di applicazione, affinché possa entrare in vigore il 1° luglio prossimo.

È dunque con particolare attenzione che seguiamo anche questa fase delicata, che per certi aspetti segna il compimento dei nostri sforzi.

È infatti particolarmente importante che l'ordinanza traduca fedelmente la volontà del Parlamento e metta sufficienti risorse umane e finanziarie a disposizione non solo delle lingue minoritarie, delle istituzioni e movimenti culturali incaricati della promozione del plurilinguismo su tutto il territorio nazionale, ma anche dei dipartimenti, che a loro volta saranno incaricati di sviluppare il plurilinguismo in tutti i servizi dell'Amministrazione federale.

Purtroppo nella realizzazione del plurilinguismo in Svizzera vi sono ancora oggi numerose lacune. I risultati del Programma Nazionale di Ricerca 56 lo hanno mostrato e noi stessi, in quanto rappresentanti latini, le constatiamo spesso quando ci troviamo a lavorare direttamente con l'Amministrazione federale.

Grazie alle analisi e agli stimoli prodotti dal PNR 56, la preparazione dell'ordinanza è stata accompagnata da un'intensa attività parlamentare. Negli ultimi mesi sono stati presentati numerosi interventi parlamentari - i postulati Hêche e Rennwald, le mozioni Lombardi e Cassis , l'interrogazione Pedrina, l'interpellanza Aubert e la mozione de Buman[1], per citare solo gli ultimi di una lunga serie - che in vari modi hanno precisato le attese della società civile e del Parlamento.

Ci auguriamo che l'essenziale di queste richieste sia confluito nell'ordinanza d'applicazione e possa dunque contribuire a definire la futura politica linguistica e rispettivamente la futura strategia riguardo alla politica del personale e per la promozione del plurilinguismo in seno all'amministrazione federale.

Il plurilinguismo è parte integrante della consapevolezza nazionale svizzera e ne contrassegna l'identità. Non a caso, la Costituzione svizzera all'art.70 conferisce alla Confederazione e ai Cantoni un mandato globale di politica linguistica, al fine di conservare il quadrilinguismo e la promozione della comprensione e dello scambio tra le comunità linguistiche.

Le sfide attuali in ambito di politica linguistica - dalla necessità di costruire sempre più contatti e scambi fra le varie regioni linguistiche, alla sempre maggiore diffusione dell'inglese, dal prevalere del tedesco nell'Amministrazione federale sino alle crescenti difficoltà delle regioni più periferiche - richiedono mezzi sufficienti per affrontarle.

La peculiarità della Svizzera in quanto Paese plurilingue è dovuta al fatto che più lingue sono riconosciute ufficialmente. Il semplice riconoscimento non può però bastare, deve essere accompagnato da misure concrete che permettano alla Confederazione di promuovere le lingue in qualsiasi ambito essa svolge un ruolo, e di garantire la comprensione tra tutte le persone e le regioni della Svizzera, così come voluto dal legislatore federale con l'adozione della legge federale sulle lingue.

Con la giornata odierna, che vede coinvolte personalità di spicco di tutta la Svizzera, sia nel dibattito che seguirà, sia nel sostegno dato non solo dal Cantone Ticino e dal Canton Grigioni, ma da numerose organizzazioni attive sul territorio nazionale, vogliamo dare il nostro contributo a un dibattito più che mai di attualità.

L'obiettivo è di sensibilizzare le autorità politiche e in particolar modo il Consiglio federale sulla necessità di un cambiamento di mentalità e culturale, che possa far usufruire il nostro paese di questa ricchezza linguistica.

Non è una rivendicazione della minoranza italofona bensì l'espressione di una Svizzera multiculturale e plurilingue, dalle molteplici sfaccettature.

Vi ringrazio per la vostra attenzione e mi auguro che la serata sia ricca di spunti e di vostro gradimento.

 


[1] Postulato Hêche (09.3987) del 23.11.2009, mozioni Lombardi (09.4331) e Cassis (09.4268) dell'11.12.2009; postulato Rennwald (09.4015) del 25.11.2009, interrogazione Pedrina (09.1164) del 09.12.2009, interpellanza Aubert (10.3087) del 10 marzo 2010 e mozione de Buman (10.3301)del 19 marzo 2010.