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N2 - 2018

realizzazione

"Questo Governo ha la capacità e la forza di lavorare"

Incontro con il nuovo Presidente Claudio Zali, per discutere dell’ultimo anno di Legislatura

Autori: Oliver Broggini
Data: 10 aprile 2018

A quasi quattro anni dal suo arrivo a Palazzo delle Orsoline, Claudio Zali si appresta a vivere nel suo primo anno da Presidente del Consiglio di Stato. In vista del passaggio di consegne, ci siamo intrattenuti con il direttore del Dipartimento del territorio per un breve confronto su alcuni fra i temi – cantonali, federali e internazionali – che durante i prossimi dodici mesi dovrebbero animare il dibattito politico.

Al suo ingresso in Consiglio di Stato aveva detto che nei momenti difficili amava ripetersi un passaggio di una canzone metal inglese («Climb the wall and leave all behind»). Le potrà servire anche da Presidente, per aiutare il Governo a lasciarsi alle spalle un’annata politica turbolenta?

Sarebbe bello applicare in modo collettivo le massime personali; in realtà il lavoro collegiale implica delle altre dinamiche. Questo Governo ha certamente – anche senza bisogno di un mio aiuto supplementare – la capacità e la forza di lavorare; al di là delle traversie che questa Legislatura ha conosciuto sono convinto che la concluderà bene.

Al momento di entrare in carica, lei aveva anche ricordato di avere svolto per anni una professione che richiedeva isolamento, lavorando per ore «in un ufficio di 4 metri per 3», e di sentire il bisogno di frequentare persone e di aprirsi al paese. Da questo punto di vista, cosa le hanno portato i primi quattro anni e mezzo di Governo?

Ho avuto quello che chiedevo. Mi trovo in una posizione opposta a quella precedente; non riesco più ad avere un certo numero di ore da poter passare in tranquillità in ufficio, per esempio per redigere un testo complesso. Cosa che invece prima facevo usualmente. Intendiamoci; non è una lamentela, semplicemente è andata come immaginavo.

"Vogliamo un buon preventivo di cifre nere, che consolidi il lavoro positivo che ha fatto il Governo in questa legislatura sui conti dello Stato"

I verbi “realizzare”, “fare”, “decidere” sono stati indicati come delle possibili parole-chiave della sua annata presidenziale: quali sono gli obiettivi concreti di Governo che le piacerebbe ottenere?

Sicuramente un buon preventivo di cifre nere che consolidi il lavoro positivo che ha fatto il Governo in questa legislatura sui conti dello Stato. E poi c’è il dossier Officine dove mi piacerebbe arrivare alla firma di un contratto vincolante con le Ferrovie per la realizzazione di un nuovo stabilimento, ottenendo il finanziamento necessario dal Gran Consiglio per la parte cantonale.

Per anni il risanamento delle finanze cantonali è stata una preoccupazione costante, e uno dei primi temi ad essere affrontati in ogni intervista a un membro del Governo. Oggi la questione sembra essere stata felicemente risolta, ma possiamo davvero considerare archiviati gli anni dell’emergenza?

Evidentemente c’è stato un miglioramento ma l’attenzione deve rimanere alta e soprattutto occorre fare i conti con i deficit accumulati in passato. In questo momento non abbiamo un problema strutturale, come lo avevamo fino a pochi anni fa. Però, se la situazione dei cittadini di questo Cantone dovesse peggiorare ulteriormente e avessimo ancora più disoccupazione, più persone in assistenza, maggiore pressione sullo stato sociale, ecco che rischieremmo di ritrovarci nuovamente in una situazione finanziariamente difficile. Per questo occorre tenere la guardia ben alzata.

"Il Consiglio federale ci ha sempre ascoltati: con Ignazio Cassis a Palazzo le cose andranno ancora meglio"

I rapporti fra il nostro Cantone e il resto della Svizzera sono un tema che non cessa di dividere. Come sono cambiate le cose – e come potranno cambiare – ora che un ticinese è entrato a fare parte del Consiglio federale?

Al di là degli stereotipi, la mia personale esperienza è che il Consiglio federale ci ha sempre ascoltati. Poi, quanto sia passato all’atto in nostro favore, è un discorso diverso. Avendo un Consigliere federale ticinese che prima è stato Consigliere nazionale e prima ancora ha lavorato per l’Amministrazione, ci sentiamo ben rappresentati e sappiamo che c’è una disponibilità maggiore e privilegiata all’ascolto che si è già concretizzata con il primo di una serie di incontri ricorrenti che avremo con lui. Quindi, da questo punto di vista, le cose evidentemente sono migliorate.

Detto dei rapporti con chi sta a nord, le nostre relazioni diplomatiche riguardano anche il sud: l’Italia. Che idea si è fatto dell’attuale, ennesima fase di transizione politica in atto a Roma, e degli effetti che potrà avere per il nostro Cantone?

È una continuità nella discontinuità. Nel senso che le cose non cambiano mai. Quindi è una perenne precarietà dove ad una situazione precaria se ne sostituisce un’altra, altrettanto provvisoria. Pertanto, da questo punto di vista c’è stabilità, la quale però non consente di fare quel lavoro che per esempio si può fare con il resto della Svizzera, in cui gli interlocutori rimangono gli stessi e hanno maggiore motivazione nei tuoi confronti. Ci rendiamo conto – e nemmeno possiamo pretenderlo – che non siamo in testa alla lista delle priorità dell’Italia che ha problemi più grossi e più seri dei rapporti con il Cantone Ticino.

"Serve un approccio diverso e più aperto nei confronti di altre forme di mobilità, primo fra tutti il trasporto pubblico: lo otterremo con un cambio generazionale"

Il suo Dipartimento si occupa di un amplissimo ventaglio di temi. Assumendone la direzione aveva citato in particolare la mobilità, che rimane un cruccio per migliaia di ticinesi, dal Mendrisiotto a Locarnese. Possiamo aspettarci qualche novità nei prossimi mesi?

Il cambiamento principale passa attraverso il superamento di un’epoca che è quella dello spostamento individuale, che è tuttora in corso, e quindi attraverso un cambio di mentalità con un approccio diverso e più aperto nei confronti di altre forme di mobilità, primo fra tutti il trasporto pubblico: lo realizzeremo con un cambio generazionale – per ora se ne vede qualche barlume – ma è un processo lungo e non si può pretendere che si cambi dall’oggi al domani. È vero che per permettere questo cambiamento occorre anche che le altre forme di mobilità crescano e ciò potrà avvenire in particolare grazie all’apertura della galleria di base del Monte Ceneri.

Chi ha già vissuto l’anno presidenziale sa che occorre trovare il modo di fare convivere gli impegni aggiuntivi con il lavoro di direzione: qual è il dossier del suo Dipartimento sul quale nei prossimi mesi non è in nessun caso disposto a ridurre la propria attenzione?

Ve ne sono parecchi, in realtà. Sono i dossier infrastrutturali come la circonvallazione Agno-Bioggio e la Rete tram-treno del Luganese; quindi il focus sicuramente nel Malcantone per questo genere di opere. Senza dimenticare il collegamento A2-A13 e la copertura autostradale di Airolo. Ma anche quello legato ai deflussi minimi che vorrei ancora riuscire a portare in Gran Consiglio prima della fine della legislatura: un dossier, anche questo, molto atteso.

Un tema locale sul quale i cittadini si esprimeranno nei prossimi mesi è il Parco nazionale del Locarnese, che – come già accaduto nelle Tre Valli per il Parc Adula – si scontra con sacche di opposizione molto agguerrite. Lei è ottimista?

Vedo una votazione dall’esito aperto. Sebbene il progetto sia partito dal basso, dagli enti locali ed è cresciuto, venendo in parte da Berna, con una lunga gestazione, che va a toccare delle corde locali molto sensibili, incontra delle difficoltà. Personalmente mi auguro che potranno essere superate, in primo luogo nell’interesse di una regione periferica che altrimenti ha poche prospettive di sviluppo.