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N1 - 2023

partecipazione, s. f.

Autori: Mattia Bertoldi
Autori foto: Elizabeth La Rosa
Data: 20 marzo 2023

La sottile arte del taglierino sulla scheda di voto

Stefano Salvadè, vicedirettore del Centro sistemi informativi (CSI) e capo dell' Area di sviluppo e dell'integrazione applicativa, è l’uomo delle macchine. Nel 2006 supervisionò il progetto che permise l’integrazione dei primi scanner nelle operazioni di spoglio e oggi si prepara a quello che definisce il «compito istituzionale più importante del nostro mandato»: le elezioni cantonali

L’ufficio di Stefano Salvadè è ordinato e ricco di tonalità che richiamano lo stile minimal: la plastica nera di computer e monitor, la superficie lucida delle parti in metallo dei mobili, il bianco dei molti documenti che affollano la scrivania. A spiccare, solo i colori fosforescenti di quattro paia di scarpe da corsa sul pavimento. «Ho partecipato alle prime elezioni cantonali nel 2007» mi dice, dando il via all’intervista. «Quindi, con queste del 2023, salgo a quota nove. Nel conteggio includo infatti anche quelle comunali, perché anche per quelle il Cantone è coinvolto nelle operazioni di spoglio».

Signor Salvadè, il prossimo anno raggiungerà la doppia cifra con le comunali 2024. Cosa ricorda però di quelle prime elezioni cantonali a cui ha partecipato, nel 2007?

«Ero stato incaricato di stilare lo studio di fattibilità per l’ammodernamento del sistema di spoglio, che necessitava un’evoluzione importante a seguito dell’introduzione della scheda senza intestazione. In prospettiva, le difficoltà erano tre. Innanzitutto quello fu appunto l’anno dell’introduzione del voto senza intestazione: bisognava quindi modificare tutti i programmi affinché tenessero conto delle nuove regole di validità delle schede, e per esempio considerassero valide anche quelle schede che non riportavano una preferenza a una lista, prima obbligatoria e motivo di nullità di tutta la scheda, preferenziali inclusi. In secondo luogo il numero di voti preferenziali accettati: dal 1971 al 2007 le elettrici e gli elettori ticinesi potevano dare la loro preferenza solo a 3 membri del Consiglio di Stato e a 20 membri del Gran Consiglio. Dal 2007, invece, si passò a cinque membri del Governo e a 90 del Parlamento, proprio come capita oggi. Passare però da 20 a 90 crocette sulle schede di voto significava non poter più riprendere manualmente tutte le schede, come si faceva a suo tempo, perché i tempi di ripresa sarebbero stati inaccettabili (avremmo finito lo spoglio mercoledì, o giovedì…). E questo ha portato alla terza difficoltà: l’integrazione degli scanner nelle operazioni di spoglio. L’introduzione di questi macchinari era l’unico modo per rendere automatici (e quindi più veloci) i lavori di spoglio. Eravamo chiamati a una vera e propria prova del fuoco. Ricordo che avevamo chiesto anche supporto alla ditta che forniva la tecnologia per la lettura delle schedine del Lotto svizzero, da sempre all’avanguardia in questo campo.»

Fortunatamente, la tecnologia progredisce e ciò snellisce il carico di lavoro. Quali sono le novità sul fronte tecnico in queste elezioni cantonali?

«Abbiamo dovuto sostituire i vecchi scanner che avevamo acquistato nel 2006 e i nuovi modelli sono più performanti, e di dimensioni e prezzo inferiori; si tratta di dieci apparecchi grandi come le vecchie macchine per scrivere del costo di qualche migliaia di franchi l’uno. Ovviamente si tratta di dispositivi che vanno integrati con i nostri programmi di interpretazione delle schede, per riconoscere un voto da un non voto. In tal senso, al sistema basta individuare all’interno di una casellina un minimo annerimento per considerarlo un voto valido. Per questo ricordiamo a tutti che, in caso di voto errato, non bisogna annerire la casellina appena crociata come si fa in occasione di certi esami: il sistema riconoscerebbe quella casella nera come un voto, né più, né meno. In caso di errore, quindi, bisogna andare in Cancelleria e richiedere una scheda di voto vergine. In ogni caso, un gruppo di funzionarie e funzionari dell’AC è istruito per eseguire una verifica visiva di tutte le schede prima di farle leggere dagli scanner, e questo tipo di schede (che contengono “correzioni”) vengono estratte e riprese a mano in una fase successiva, proprio per evitare di “regalare” voti ai candidati. Inutile dire che l’operazione di ripresa manuale delle schede è molto più lenta di quella automatica…»

Quali sono le sensazioni, a così pochi giorni dal voto?

«Vivo questa attesa con un po’ di tensione, e questo fa sì che l’attenzione resti alta e non si diano per scontate le cose che potrebbero quasi essere definite “di ruotine”. C’è comunque il giusto carico di sicurezza. Per me e per il Centro sistemi informativi le elezioni cantonali sono un momento cruciale, rappresentano il compito più importante del nostro lavoro al servizio dell’Amministrazione pubblica. Durante queste settimane e nei giorni di spoglio, domenica 2 e lunedì 3 aprile, saremo coinvolti in molti ma a nessuno pesa lavorare durante il fine settimana. Come detto, fa parte del nostro mandato e siamo consapevoli dell’importanza di questo momento per la nostra democrazia.»

Durante le operazioni di spoglio, lei è sempre presente al Palasport di Bellinzona (il luogo in cui vengono installate le linee di lavoro coi loro scanner) per assicurarsi che tutto funzioni.

«Esatto, e c’è sempre un momento, all’inizio, che è quasi legato alla scaramanzia. Sin dal 2007, infatti, prendiamo la prima cassetta di voto giunta a Bellinzona e inseriamo le schede negli scanner per poi verificare a mano che tutti i voti siano stati ripresi correttamente; solo alla fine di questo processo, iniziamo ad elaborare le schede delle altre cassette e a calcolare i risultati nel sistema dei vari comuni. All’inizio era necessario perché eravamo confrontati a una nuova tecnologia, oggi le macchine e l’esperienza accumulata sono tali che un’operazione del genere è quasi superflua. Eppure lo facciamo sempre, per essere certi che tutto vada a buon fine. Un altro mio scrupolo riguarda soprattutto il lavoro delle persone che manipolano e verificano visivamente per prime le schede di voto (ne parlavamo poc’anzi): è importante che le schede vengano analizzate bene su entrambi i lati, perché se per esempio una di queste riporta una scritta che ricopre in parte qualche casella, allora la macchina potrebbe scambiare quei tratti per dei voti. Invece, trattandosi di un segno di riconoscimento, la scheda va dichiarata nulla. Infine, tra le altre cose, mi accerto anche che ogni una-due ore gli scanner vengano puliti per garantirne l’efficacia e l’affidabilità.»

In certi casi, però, lei viene chiamato vicino a uno scanner per risolvere casi dubbi o problemi.

«Va preliminarmente chiarito che è l’Ufficio di spoglio (un giudice di pace e due assessori giurati) ad avere la competenza per decidere la validità o la nullità di una scheda. Noi (tecnici) siamo solo di supporto, quando il problema è magari legato ad un computer o uno scanner. In generale l’Ufficio di spoglio ha una impostazione il cui fine è quello di tener conto il più possibile della volontà delle elettrici e degli elettori. Quando per esempio riceviamo una scheda di voto in cui i nomi dei candidati scelti sono stati cerchiati, al posto della classica crocetta nel riquadro bianco, è chiaro quale fosse l’intenzione di chi ha espresso il voto; il giudice di pace e i due assessori possono quindi decidere che la scheda è valida e di conseguenza viene ripresa manualmente. Altre volte, invece, l’Ufficio di spoglio non può fare altro che annullare la scheda. In ogni caso, per ogni situazione eccezionale c’è una prassi ben consolidata che può portare la scheda di voto a essere ripresa a mano, oppure verificata e decisa dall’Ufficio di spoglio, supportato dalla direzione delle operazioni di spoglio (composta da rappresentanti del CSI e della Cancelleria dello Stato) o in ultima istanza sottoposta all’Ufficio di accertamento.»

Quattro anni fa ci raccontava alcuni aneddoti (è il caso di dirlo) particolarmente gustosi, come quella volta che la scheda di voto arrivò accompagnata da una fetta di prosciutto. Negli ultimi anni ci sono stati altri momenti da ricordare?

«In effetti, sì. In una scheda di voto legata alle elezioni comunali svoltesi nel 2021 era presente il voto di lista e, sotto, l’elettrice o l’elettore aveva apposto una croce accanto al nome dei candidati che desiderava “raddoppiare”. Uno di loro però era stato eliminato in una maniera insolita: grazie a un taglierino, era stata creata una finestrella proprio in corrispondenza di quel nome. Un lavoro di una tale precisione che mi sono chiesto quale potesse essere la fonte di screzio che aveva portato a un’esecuzione così certosina, sicuramente con l’intento di non dare voti al candidato “ritagliato”. Al di là di questa curiosità personale, la scheda è dovuta essere dichiarata nulla, in quanto il lavoro di traforo era un segno di riconoscimento evidente.»

Ci sono abitudini che avete maturato in queste otto elezioni, dal 2007 a oggi?

«Una volta si usava andare a mangiare la pizza tutti assieme alla fine delle operazioni di spoglio per il Consiglio di Stato, quindi di domenica. Il problema è che nessuno sa a che ora sarà inserita nel sistema l’ultima scheda di voto, senza contare il tempo richiesto per svolgere tutte le operazioni di chiusura dei lavori. E trovare una pizza per 30 persone dopo le dieci di sera non è sempre facile…»

Entrano in ufficio non abbiamo potuto non notare le scarpe da corsa. Lei è uno dei sette ad aver sempre partecipato alla StraLugano ed è un triatleta: cosa le ha insegnato questo sport che potrebbe esserle utile domenica 2 aprile?

«A non mollare. La formazione ingegneristica mi porta a essere una persona ordinata e precisa, ma ci sono volte in cui la razionalità non basta. Bisogna stringere i denti e fare ciò che bisogna fare comunque vada, soprattutto a livello mentale. È con questo spirito che affronto il giorno delle elezioni cantonali: qualunque cosa succeda, ci faremo trovare pronti e lavoreremo finché il Cantone saprà chi sono i nuovi membri del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio per la legislatura 2023/27.»