Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

334 FARǗ FASÁN di farǘ, così chiamata perché durante il percorso si portavano in tasca delle castagne bollite ancora calde per scaldarsi le mani.– I marüdü i harǘ!, maturano le ballotte!: sono imminenti le botte (Gorduno). 3.2. L’acqua di cottura delle ballotte, torbida e di nessuna sostanza, entra in diversi paragoni e modi di dire: sincér cume l’aqua di farǘ (Peccia), inucént cumè l’aqua di farú(Cavigliano), sincero, innocente come l’acqua delle ballotte: bugiardo, reo; tèste pcène de bröd de farǘ, testa piena di brodo di caldallesse: testa vuota, zuccone (Montecarasso); naa in bröd de farǘ, andare in solluchero, in estasi (Montecarasso), nassan fòra in aqua ad farǘ, dissolversi in acqua di ballotte: non produrre reddito, finire in niente (Gordevio), la gíeva sübet in aqua d ferǘd, si impermaliva subito (Isone); i tosói o s pò mía tirái sǘ domá a aqua de ferǘ, non si possono allevare i figli soltanto con acqua di ballotte: necessitano di cibi nutrienti (Verz.). 4. Filastrocche Mangia, mangia i bón farú, e quand e n ghe n’è piú, crèpa l’as[e]n e chèll che gh’è sú, mangia, mangia le buone ballotte, e quando non ce ne sono più, crepa l’asino e chi vi sta sopra (Roveredo Grig. [13]). 5. Derivati farudéisg s.m. Acqua in cui sono state lessate le castagne (circ. Giornico). farudíns.m. Varietà di castagna piccola, ricoperta da una leggera peluria (Iragna). farüdún s.m. Caldarrosta poco cotta, difficile da sbucciare (Brusio). ferüdadas.f. Risultato misero, insoddisfacente (Gerra Verz.). 6. Composti tetaferú (Brissago), tetafrǘ (Linescio) s.m. 1. Individuo ghiotto di ballotte, che ne mangia molte (Linescio). – 2. Individuo sciocco, sempliciotto (Linescio); giovane effeminato (Brissago). A Camorino Tetafarǘ, soprannome individuale. La voce, già segnalata nel Quattrocento dal Pulci in riferimento a Milano [14], è di ampia diffusione nella regione alpina e prealpina [15]. La sua origine è da tempo controversa. Mantiene tuttora una certa validità, in particolare per gli aspetti semantici, una prima ipotesi di Salvioni, che vi vedeva unpart. pass. in -ūTAdi FERīRE ‘ferire’ e anche ‘incidere, aprire’ [16], motivata dall’azione di incidere le castagne prima della cottura. Aquesta, Sganzini osservava che le ballotte non vengono incise, presumendo allora che la denominazione fosse potuta valere inunprimo tempo per le caldarroste [17]; in realtà, come confermato dai Mat. VSI e da altre fonti [18], l’incisione preliminare dei frutti non è del tutto estranea alla cottura in acqua delle castagne; potrebbe inoltre essere pertinente anche l’incisione praticata coi denti all’atto del loro consumo. Paionomeno superabili le obiezioni di ordine fonetico avanzate da Sganzini alla luce di alcuni esiti che dovevano esigere la doppia -rr- dell’etimo (nella sua trascrizione, infatti, l’alto verz. fαrrǘsi oppone a sọrla‘sorella’, Biegno frǘa fṛít‘ferito’, Germasino hrd a gwaṛ ‘guarire’ [19]), identificato con un non meglio definito tema prelat. *FERR- [20]. – Risultano poco convincenti il *FRUGAproposto da Levi per il piem. früa‘castagna lessa’ [21] e una derivazione da FAR ‘farro’ sostenuta da heilmann a motivo della consistenza farinosa delle castagne lessate [22]. Fra le ipotesi più recenti, merita attenzione quella avanzata da Petrolini di un lat. parlato *FERVūTA, part. pass. f. di FĕRVERE ‘bollire, cuocere’ (accostamento peraltro già operato in precedenza da Rohlfs [23]), con assimilazione di -rv- in -rr- forse facilitata da un influsso di FĕRRU(M) ‘ferro’ [24]. Non esclude la possibilità di una derivazione diretta da FĕRRU(M) Bracchi, «in quanto la cottura nell’acqua esalta il colore ferrigno e la lucentezza della buccia» [25]. – Per il trasl. di Biasca al par. 2.2. cfr. il valtell. (Montagna) farüdö ‘persona di poco talento’ [26]; per tetafrǘ ‘individuo sciocco, sempliciotto’ a Linescio cfr. il valtell. (Bormio, Piatta) ciuciaferùda‘buono a nulla, inetto, babbeo’ [27]. B i b l.: AIS 7.1294, ChERUB. 2.91, 5.62, MONTI 75, App. 36. [1] BERNARDI 44. [2] LURATI-PINANA230. [3] PICENONI, QGI 13.270. [4] DOSI 2.61. [5] LURATI, Alm. 1987.8. [6] MAGGINETTI-LURATI 92. [7] DOSI 4.174. [8] MAGGINETTILURATI 73. [9] kAESER 63 n. 2, cfr. LURà, Alm. 1989.91. [10] STROZZI 73. [11] MAGGINETTI-LURATI 205, ROSSETTIROSSETTI WIGET, Biasca 363. [12] RTT Biasca 47. [13] Alm.Grig. 1933.133. [14] Cfr. FOLENA, StFI 10.123. [15] Cfr. VICARI, DOSI 2.67 n. 41. [16] SALVIONI, BSSI 18.37, Scritti 1.235, SALVIONI-FARé, Postille 3253. [17] SGANZINI, ID 2.141 n. 2. [18] kAESER115, DELT 1.1141. [19] SGANZINI, VRom. 2.94, Fest. Jud 719,726,731. [20] SGANZINI, VRom. 2.92-94. [21] LEVI 124. [22] hEILMANN, Studi Ghiselli 325-326. [23] ROhLFS, ASNS 177.35. [24] PETROLINI, LN 64.40. [25] DEEG 559, DELT 1.1140-1141. [26] BARACChI 50. [27] DELT 1.1141. Moretti farudéisg, -udín, farüdún farǘ farzatt farsa FASÁN (faṡá) s.m. Fagiano. V a r.: fasán; fagènn (Bondo), faságn (Sementina, Montecarasso, Rovana, Cugnasco, Verz.), fasèn(Gerra

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