351 FASÖÖ FASÖÖ tina, perché altrimenti non sarebbero riusciti ad avviticchiarsi al tutore. 8.2. I semi di fagiolo possono essere utilizzati per sostituire le pedine mancanti nei giochi da tavolo, per coprire i numeri estratti a tombola, oppure dai fanciulli per rappresentare animali da cortile nei loro fantasiosi trastulli o in altri giochi: i nòst i éva pòri giögh, i vacch i éva i pèsc e i galinn fasöö, i nostri erano giochimodesti: le vacche erano pigne e le galline fagioli (Camorino), stachétt, botón, fasöö, sonín, … i è per giügaa ra sire a bozetín, bullette, bottoni, fagioli, nocciole, servono la sera da posta per giocare a buchetta (Fescoggia [54]); la sera, in famiglia, per passatempo si usava giügá ai fasöö, giocare ai fagioli, ovvero indovinare quanti fagioli l’avversario teneva nascosti in una mano: chi indovinava riceveva una caramella o qualche quadretto di cioccolata (Capr. [55]). In passato i fagioli venivano anche impiegati più solennemente, per esprimere un suffragio o nei sorteggi: a Ludiano, ancora fino agli inizi degli anni Sessanta del Novecento, l’elezione del priore e dei nuovi membri della confraternita locale avveniva per mezzo di fagioli di colore diverso, secondo una consuetudine ottocentesca: un fagiolo nero indicava adesione alla proposta del parroco, uno rosso o bianco adesione invece a quella del priore uscente o del priore entrante [56]; a Castel S. Pietro, nel sorteggiare i coscritti alla levamilitare, coloro che estraevano un fagiolo bianco, anziché rosso, venivano arruolati [57]; a Riva S. Vitale, nell’assemblea patriziale convocata per l’approvazione dei consuntivi, si estraevano a sorte da una borsa contenente fagioli bianchi e neri le famiglie incaricate di preparare il pane da distribuire per la festa del beato Manfredo Settala (v. beát). 8.3. A Pura, per il mercoledì delle Ceneri, gruppi di giovani celibi provvedevano a raccogliere in giro per il paese fagioli secchi che poi venivano cucinati e mangiati nella piazza comunale: i legumi simboleggiavano il periodo penitenziale precedente la Pasqua [58]. 8.4. A Morcote si utilizzavano i fagioli anche a fini magico-rituali, tagliandoli ametà e disponendoli tutt’intorno alla parte malata o dolorante. 9. Onomastica 9.1. Antroponimi: a Poschiavo, Fasl, soprannome individuale; cfr. i doc. «Eppus dictus Faxollus» (RoveredoGrig. 1316) e «Maria f.a. Giani detto Fassolo» (Mesocco 1464) [59]. –Oltre alla famiglia oggi estinta dei Fagioli di CampoVallemaggia (da cui il n.l. Cur Fasu, riferito a due rustici diroccati in montagna, probabilmente a essa appartenuti), si riconducono alla voce i cognomi Fasoladi Lamone, Balerna, in seguito di Berzona, Mosogno, Cadempino, Villa Lug., Fasoletti di Pregassona [60] e, con ogni probabilità, anche Fasolis di Casima e Lugano [61]; cfr. inoltre l’attestazione doc. «Jacopo Fasolo» (Brione Verz. 1558 [62]). 9.2. Toponimi: Fasgi, prato con edificio (Buseno), Fasöö, prati e selva sul versante della montagna, situati al limite di un grande bosco (Arogno), Vall di fasée, valle (Lumino), Cá d Fasǘ, casa in pietra oggi scomparsa con annessa una stalla, adiacente al torchio Beltrami: dal soprannome individuale o familiare della proprietaria (Ludiano), el Fasorín, pendio boschivo (Brissago), la Fasgiòla, appezzamento di terreno coltivato come orto (Avegno) [63]. 10. Derivati fasgiòlas.f., anche nella locuz.s. èrba – (Cavergno) 1. Convolvolo, Convolvulus arvensis L., vilucchione, Convolvulus sepium L., vilucchio, Convolvulus sylvaticus L. [64]. – 2. Tamaro, Tamus communis L. [65]. 1. Si dava ai maiali, che ne vanno ghiotti [66]. Fig. 56. Melano, 14 giugno 1987: un’edizione della tradizionale fagiolata sul colle del Castelletto (Arch. CDE; fot. R. Pellegrini). Per pranzo si poteva scegliere fra «polenta, fagioli e mortadella» e «polenta, latte e gorgonzola» (GdP 13.6.1987).
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