Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

362 FASSOéRA FASSǗ rami che presentassero naturalmente tale conformazione; si racconta al proposito di un ragazzo che, mandato nel bosco a farne raccolta, dopo lunghe e infruttuose ricerche sia tornato a mani vuote, lamentandosi di aver trovato unicamente rami provvisti di biforcazione rivolta verso l’alto e nessuno che la presentasse, come da lui ritenuto necessario, rivolta verso il basso [1]. Incrocio di fass1 con le forme locali di sciüvéra ‘gerla a stecche fitte’ (Verz. scioéra, soéra, Loc. sciuéra, sféra), se non l’esito di una formula fass (a) sciüvérada intendere come ‘fascio a mo’ di gerla’. Va pure rilevata una puntuale somiglianza con la voce basvéra (o basuéra), designante nella località piem. di Antronapiana lo stesso tipo di attrezzo, in uso per il trasporto del fieno anche in alcune zone della Pianura Padana e dell’Appennino emiliano [2]. B i b l.: BINDA58-60. [1] BINDA 58 n. 43. [2] SChEUERMEIER, Piemonte 2. 196,208, Lavoro 1.68. Moretti fassòla, -ssolíd fassa FASSÒN (fas) s.f. 1. Confezionamento, assemblaggio (Mendr.). – 2. Modo, maniera, stato (Ponto Valentino, SopraP.). V a r.: fassón (Stampa), fassòn (Ponto Valentino, Mendr., SopraP.). 1. Quéla parsuna ca turnèva in quéla fassón nu l pudéiva éssar altar cu l Desidéri, quella persona che tornava in quello stato non poteva essere altri che il Desiderio (Stampa [1]), vött indèr e nòzza in quéla fassón lá!, vuoi andare a un matrimonio in quella guisa! (Stampa [2]); al viv ela si fassòn, vive a modo suo (SopraP. [3]). 2. Derivati fassonr s.m. Addetto al lavoro di assemblaggio, di confezionamento (Mendr.). 3. Composti sanfassòn, sanfassón; ranfassán (Piazzogna), sanfassán (Chiasso), sanfassóm(Linescio), santfassòn(Brissago) nella locuz.avv. ala –, approssimativamente, senza cura, alla buona. Dai fr. façon, nelle sue accezioni propria di ‘fattura, lavorazione’ (assimilata come tecnicismo industriale) e figurata di ‘modo, maniera’, e façonneur ‘addetto a una lavorazione’ [4]. La locuz.avv. riprende l’espressione fr. sans façon(s)‘semplicemente, liberamente’ [5], di ampia diffusione in tutta l’area it. [6]. Nella var. di Brissago si è forse inserito sant ‘santo’. B i b l.: ChERUB. 2.94. [1] GIACOMETTI, Cläv 101. [2] GIACOMETTI, Ragord 94. [3] GIACOMETTI 96. [4] TLF 8.564-568,570. [5] TLF 8.567. [6] V. DEMAURO5.857, DEI 5.3331. Moretti fassonr fassòn fassòtt fass1 FASSǗ(fasǘ) s.m. Tipo di zappa. V a r.: fassǘ (Airolo), fassǘi (Lev.), fasǘi (Calpiogna). 1. Sorta di zappa munita di un’estremità tagliente, parallela al manico [1], impiegata per scavare canali nei prati (Calpiogna), per tagliare e strappare zolle di terra erbosa (Airolo [2]), per ripulire annualmente la roggia del paese che si ricopre di zolle (Quinto [3]) e per altri lavori; se in pién invèrnu i sósnummò sü a Biètri, prima d baurè u i va nè fò cul fassǘi a spachè la gèscia sul büi, se in pieno inverno accudiamo ancora le bestie su a Biètri [n.l.], prima di abbeverarle bisogna uscire con la zappa a rompere il ghiaccio [formatosi] sulla fontana (Quinto [4]). – Attraverso i doc. medievali tale zappa risulta nota anche nell’adiacente Valle di Blenio. La si nomina fra gli utensili per la sepoltura, insieme al badile e al palo di ferro: «dictus Martinus et suos agnatos seu parentes … debent tenere et habere et manutenere in serviçio … ad sepiliendum mortis … fesorio uno et uadilo uno et palferio uno» (Olivone 1268 [5]); la si elenca, in due inventari leventinesi, vicino a scuri, martelli e sarchielli: «Item securem unam latam, parvam. Item maleum unum a muro. Item fessuriumunum» (Deggio, fraz. di Quinto, 1400 [6]), «item rastum I et fessuriumI et sarcellas II et sechurem unam et mallum» (Osoglio, Faido, 1451 [7]); figura infine, di nuovo in Valle di Blenio, quale bene pignorato per pascolo abusivo: «occaxione cuiusdam pignoramenti facti dicto Guillielmo … de fessorio uno valloris soldorum octo tertiolorum» (Torre 1406 [8]). 2. A Calpiogna indica un’ascia dalla lama convessa e perpendicolare al manico, usata per incavare il legno: ul fasǘi par fè i canè e i salédri ded légn, l’ascia per scavare i trogoli e le docce di legno. 3. A Quinto sembra comparire nel toponimo Pián fassǘi, che designa un pascolo [9].

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