Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

371 FAV FAVA attestata anche a Camnago Volta, nel Comasco [3]. – Per i significati ai par. 2.2. e 2.3., che potrebbero aver risentito anche di un influsso di fava, cfr. féga. B i b l.: AIS 6.1159 Leg. [1] REW 3228. [2] REW 3227a. [3] Mat. CSDI. Moretti FAVA (fáva) s.f. Fava, Vicia faba L. V a r.: fava; fave (Medeglia, Gerra Gamb., Breno), fèva(Breg.). 1. La coltivazione delle fave nella Svizzera italiana doveva avere qualche diffusione nel Medioevo: v. ad es., in computi di decime, «dare … modium I fabarum», riferito a Lumino e Castione (Bellinzona 1242 [1]), «Extimatio de fabis est modiumunumet staria quatuor», riferito a Camignolo (Lugano 1348 [2]). Se ne trovano accenni fino a fine Settecento: a Melide, nel 1782, ai proprietari di un fondo vanno fra l’altro corrisposti «un mezzo moggio di panico e mezzo staio di fave» [3]; le fave sono menzionate anche nei registri delle decime del Capitolo di Balerna del 1799 [4]; sempre nel Mendrisiotto, venivano coltivate a inizio Ottocento nella regione della Valle della Motta, dove furono in seguito soppiantate dalla patata [5]. Nel primo Novecento questo tipo di coltura era poco comune e, secondo informazioni fornite dai corrispondenti per il VSI, limitato perlopiù alla Vallemaggia, dove la presenza della leguminosa è accertata almeno fino agli anni Trenta [6]; alcune coltivazioni di fave si segnalerebbero ancora negli anni Sessanta in Valle Calanca. Le informazioni che riguardano la leguminosa sono pertanto frammentarie: i fav fann bén in tèra ǘmida e ol gran in quèla sücia, le fave prosperano nel terreno umido, il grano in quello asciutto (Gandria); l’informatore di Peccia riporta che le fave venivano torrefatte per ricavarne un surrogato del caffè; – ai cavái u gh fa bén i fav, ai cavalli fanno bene le fave (Pura); a Braggio le fave essiccate venivano macinate per ricavarne farina da somministrare ai vitelli come foraggio [7]. 2. A Leontica e nella Sopraporta [8], il termine assume al singolare valore collettivo, indicando quindi un insieme, una quantità di fave. 3. Altri significati 3.1. A Peccia, chicco dei legumi, seme. 3.2. ACastasegna, tipo di pasta dolce della grandezza di una noce, a base di farina, uova, zucchero e latte, fritta nel burro. – V. anche fèva da prèr al par. 5.1. 3.3. A Soazza, testicolo; a Malvaglia solo nella locuz. sachè i fau, seccare i testicoli: congelare dal freddo. 3.4. Persona stupida, ignorante (Campo VMa., Soazza). 4. Altri fitonimi Fava gréva (Linescio), èrba fava (Poschiavo), fava grassa, erba di S. Giovanni, Sedum telephium L.: la fava gréva la s matèva sgiǘ ila marna dal va, la fava grassa si metteva nel pastone per le vacche (Linescio); – a Gerra Gambarogno, fav servadigh, fave selvatiche, specie di erbe campestri. 5. Locuzioni, modi di dire 5.1. Ciapá düü pivión a una fava (Caviano), ... düü piviún cunt na fava (Balerna): prendere due piccioni a/ con una fava: ottenere due risultati utili in una sola volta. – Vèss ní ténche ní fav, non essere né tinca né fave: essere indeciso e inconcludente (Gerra Gamb.); – l’è tütt fava e fasòl, è tutto fava e fagiolo: è tutto lo stesso, la stessa cosa (Poschiavo); – cataa föra al fasöö dala fava, distinguere il fagiolo dalla fava: essere abile, in grado di cavarsela (Locarno). – L’a mangiaa i fav dala minór, ha mangiato le fave della minore: ha visto la propria sorella minore sposarsi per prima (Stabio). – A Soglio, fèva da prèr, fava di prete: biscotto che si mangia col caffè. 5.2. Giocano sull’omofonia tra fava ‘fava’ e ‘facevo’ (voce verbale di 1a persona) e tra méi ‘miglio’ e ‘meglio’ la locuzione mangiá fava e méi, mangiare fava emiglio: pentirsi (Lugano) e il modo di dire ra fava e r méi i è piú bón, la fava e il miglio non sono più buoni: è inutile rimuginare a posteriori su ciò che si sarebbe potuto fare (Sonvico). 5.3. In coppia con rava‘rapa’: cuntaa sú la rava e la fava, raccontare la rapa e la fava: parlare di un po’ di tutto, di argomenti disparati (Verscio), l’è cumè la strada, al cünta sǘ la rava e la fava, è come la strada, racconta la rapa e la fava: racconta in giro tutto ciò che sa (Savosa [9]), quèla becafígh la vuréva savé la rava e la fava da tütt, quella ficcanaso voleva sapere la rapa e la fava di tutto: ogni cosa (Camorino), cuntaa sú tutt, dala rava ala fava, raccontare tutto, dalla rapa alla fava: dall’inizio alla fine, senza omettere nulla (Losone); – to capissat né rava né fava, non capisci né rapa né fava: nulla (Giornico); – saltèe dala rave ala fave, saltare dalla rapa alla fava (Gerra Gamb.), dí rava e respund fava, dire rapa e rispondere fava (S. Abbondio): passare da un argomento a un altro completamente diverso, dii rava per fava, dire rapa per fava: raccontare una cosa

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