Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

376 FÁVOLA FAZZéGN dell’Ottocento [19] quale equivalente del ted. Bannwald ‘bosco bandito, di protezione’, ma potrebbe anche esserne all’origine. – I primi due modi di dire lev. al par. 2. rientrano nelle varie espressioni eufem. riguardanti la gravidanza. B i b l.: MONTI 390. [1] MDT 3.68. [2] MDT 3.90. [3] BRENTANI, CDT 3.152. [4] MDT 1.2730. [5] RST 3.319. [6] V. anche POMETTA, I nostri boschi 61-73, CESChI, Bosco 42-45, BERTOGLIATI, Boschi 27-46. [7] DOSI 4.77. [8] DOSI 2.91. [9] DOSI 2.93. [10] BORIOLI, Lev.2 96. [11] BEFFA 126. [12] JELMINI, Diz. [13] Cfr. GUALZATA, Aspetti 65, Alpi tic. 1.98, 3.54, BERTOGLIATI, Boschi 27-29. [14] Mat. RTT, RTT Biasca 59, Bodio 168, Prato Lev. 66, Broglio 124-125, Prato Sornico 1.132, Menzonio 202. [15] GALLIZIA, FS 66.31. [16] REW 3124. [17] SALVIONI, BSSI 16.223-228, 19.153-155, Scritti 4.106-111, 1.544-546; cfr. GUALZATA, Bell. e Loc. 12-13, kAUFMANN, Wald 79. [18] Cfr. BATTISTI, AAA 43.347-351, PELLEGRINI, Fest. Elwert 153-154, DEPLAZES, MDT 3.120-124, BERTOGLIATI, Boschi 27; v. anche DEI 2.1609. [19] Cfr. LURATI, Dial. e it.reg. 159-160, BERTOGLIATI, Boschi 29. Moretti favolaa fávola FAVÓN (fav) nella locuz.s.pl. póm –, varietà di grosse mele (Brissago, Losone). A Losone le póm favón sono descritte come «grosse, bislunghe, ben colorite, leggere, di polpa delicata», mentre secondo la corrispondente di Brissago si caratterizzano per essere «grosse e sugose». Tenuto conto della discussione infaviröö ‘varietà di pesche e susine spiccaci’ e in particolare del laz. favarola ‘varietà di piccola mela’, ove il termine sembra costituire un paragone tra la dimensione del frutto e quella del legume, la voce loc. potrebbe indicare una mela che assomiglia a una grossa fava. La forma bislunga e le proprietà gustative suggeriscono d’altro canto una derivazione da  fav ‘favo’, per la dolcezza del miele ivi contenuto. Mattei FAVÓR (favr) s.m. Favore. V a r.: favór, favúr; faór (Sonvico). Ié l tégn per ün bén gran favúr, sa da s fidèr in ié a m fa l’unúr, la considero una ben grande cortesia, se mi fa l’onore di fidarsi di me (Vicosoprano [1]); prézzi da favór, prezzo di favore: conveniente (generalm.); in favór, per favore: richiesta di aiuto (Grancia). – A Sonogno, per antifrasi, l’a respondǘ in favór, ha risposto a tono [2]. It. favore [3], poco presente e scarsamente adattato nei dial. della SvIt., dove il concetto è normalmente reso da  piasée ‘piacere’. B i b l.: ChERUB. 2.98. [1] Stria 37.30. [2] LURATI-PINANA 229. [3] DEI 3. 1609. Moretti FAVRÉE (favr) s.m. Gufo, allocco. V a r.: favré, favrè (Soglio), favrécch (Castasegna), favrée (SopraP.), favrér (Bondo), fevré (Soglio). Da nöcc as sént al favrée òra dal bósch, di notte si sente l’allocco fuori del bosco (SopraP. [1]). Dal lat. FăBRU(M) ‘artigiano, fabbro’ [2], con l’esito del suff. -āRIU(M) nella var. di Bondo e, probabilm., di -ēTU(M) in quelle di Soglio e della SopraP. [3] (con la stessa funzione dim. che ha in cavréd‘capretto’, cfr.  cavra, par. 10.). L’uscita della var. di Castasegna (con Villa di Chiavenna e Prosto di Piuro favrégh, Savogno di Piuro favryk [4] e Sant’Abbondio di Piuro fabréẹk ‘barbagianni’ [5]) richiama forse per onomat. il verso stridente dell’uccello. La base viene riconosciuta nelle denominazioni di diversi uccelli a motivo della colorazione del piumaggio, che richiamerebbe il grembiule del fabbro [6]; a determinare il senso di ‘gufo, allocco’ avrà influito  fevrée ‘febbraio’, mese durante il quale è più frequente udire il verso di questi strigidi [7]. B i b l.: [1] GIACOMETTI 96. [2] REW3120, FEW3.341342. [3] STAMPA, Bergell 65. [4] STAMPA, Bergell 65, v. anche GIORGETTA-GhIGGI 387. [5] Mat. ALI in COCO, QIG 2.32. [6] GARBINI, Omonimie 1114-1117. [7] STAMPA, Bergell 65 n. 2. Moretti favulò  fávola FAZZÉGN1 (fazñ) agg. Laborioso, industrioso, ingegnoso (Ludiano). Forse da fazzétt, per sostituzione del suff. con l’esito di -īNU(M). Genasci

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