382 FéD FéDA [11] PEDROTTA, ASSI 2.53. [12] PASSARDI 116. [13] GODEN - ZI-CRAMERI 54. [14] GODENZI-CRAMERI 54. [15] GODENZICRAMERI 65. [16] PICENONI, Alm.Grig. 1938.102, QGI 13.183. [17] Cfr. LURà, FS 72.77. [18] Cfr. ORTELLI TARONI, Ceresio 62. [19] REW 3285, SALVIONI-FARé, Postille 3285, DEI 3.1612, DELI2 567, BATTAGLIA 5.774780, TLIO s.v. fede; cfr. inoltre PRATI, VEI 420-421, DVT 377, DELT 1.115, EWD 3.217, DRG 6.180-181, GPSR 7.2.593. [20] Cfr. DRG 6.22, GPSR 7.2.593. [21] ROhLFS, GrIt. 1.216. [22] GIAVINI 1.148, D’ILARIO 106. [23] ROhLFS, GrIt. 1.143 e n. 1, BELLATI, Diz. 1.586 s.v. féda1. [23] V. il comparire di fd già nel 1884 in REDOLFI, ZRPh. 8.172. [24] Cfr. MAGGINETTI-LURATI 92, FORNI, Vocab.ms. [25] ALI 3.270. [26] REW 3285, SALVIONI-FARé, Postille 3285, DEI 1.73, DELI2 65, PRATI, VEI 420-421, BATTAGLIA1.201. [27] BARACChI 50. [28] DRG 6.29, BARACChI 50, GRASSI 201. Galfetti FÉDA (fda) s.f. 1. Pecora (SottoP.). – 2. Capra (Poschiavo). 1. Féda bèrta, pecora bianca con macchie nere (Soglio), féda bargumasca, pecora bergamasca: più grossadi quelle locali, conorecchiependenti emuso molto arcuato (Soglio), féda dal sampógn, pecora col campanaccio: che fa da guida (Castasegna), lan féda as lan radüna ént al sarágn, le pecore, le si raduna nel recinto (Bondo [1]), amvéva vaca e chèvra e féda, avevamo vacche e capre e pecore (Soglio [2]), da stèd al pèstar al cüra lan féda sün l’èlp, d’estate il pastore bada alle pecore sull’alpe (Bondo [3]). 2. A Poschiavo, il termine è documentato come voce gergale per indicare la capra. 3. Paragoni e traslati 3.1. L’é tancu na féda, è come una pecora: mansueto (Castasegna); tocá drée tanco na féda, seguire come una pecora: passivamente (Bondo); – èssar stinè tanco na féda, essere ostinato come una pecora (Bondo); – nu séas ignurènt scu na féda, non siate ignoranti come una pecora (Bondo [4]). –Cavèi blènch tancu una féda, capelli bianchi come una pecora (Soglio). 3.2. A Bondo, al pl., cirri. 4. Locuzioni A Bondo, féda dal Signúr, pecora del Signore: maggiolino. 5. Modi di dire, proverbi Chi féda as fa, al luff la maia, chi pecora si fa, il lupo se la mangia: chi è troppo remissivo finirà col subire prepotenze (Bondo [5]), al luff al töl èr lan féda nodèda, il lupo prende anche le pecore contrassegnate (Castasegna): per quanto si faccia attenzione, non si possono evitare i mali [6]. – Al róss dala séra al vèl cént féda néra, al róss dala dumènn gnanca ün bacunn d pènn, il rosso della sera vale cento pecore nere, il rosso del mattino non vale un boccone di pane (Soglio): perché il primo è foriero di bel tempo, il secondo di pioggia. 6. Toponimi A Soglio, Prè d lan féda, prato, cfr. il doc. «sul ’l Monte del Prà della Feda» (SottoP. 1749), Blés lan féda, pascolo alpestre, Plòtta dla féda, pascolo [7]; in forma derivata, a Stampa, Fedózz/ Fadózz, alpeggio [8]. 7. Derivati fedér (Bondo), fedèr (Castasegna) s.m. Pecoraio, pastore di pecore. Dal lat. FēTA(M) ‘animale che ha partorito’ [9]. Nell’Italia sett., il tipo fédaè diffuso dal Veneto alla Bregaglia e continua – dopo un’interruzione seriore del tipo pégorasopraggiunto dai centri del sud [10] – nel Piemonte e in qualche località della Liguria; prosegue poi in una vasta area della Francia sud-orient. e nella SvRom. [11]. Manca nelle parlate rom. odierne, ma la sua esistenza è attestata in un doc. del 1391 («ain schaf genannt fedaimmaien»), oltre chenella toponomastica dei Grig.rom. [12]. Fino alMedioevo il tipo fédaera diffuso in una regione ancora più ampia, che abbracciava gran parte dell’Italia sett. – come confermato da doc. ver. trecenteschi e trev. cinquecenteschi [13] – e l’intera sezione orient. della Francia, cfr. il doc. «uno anno fetamcum agno» (Reims sec. VIII-Ix[14]). Il corrisp. di Bormio per il VSI registra fèda‘pecora’ in un elenco di parole gerg. degli sciòber, i calzolai ambulanti, a fronte del term. bésciaricorrente nel dial. borm. [15]. – Il significato di ‘cirri’ (par. 3.2.) sorge per una similitudine ben nota fra pecore e nuvole a bioccoli: v. il proverbio it. cieloapecorelle, acquaa catinelle, con la glossa, ripresa dal Tommaseo-Bellini, «Pecorelle que’ nuvoletti bianchi e radi che danno figura d’un branco di pecore» [16]. – La locuz. féda dal Signúr ‘maggiolino’ di Bondo (par. 4.) può trovare una spiegazione nella reazione difensiva dell’insetto che, quando imprigionato fra le mani, secerne un liquido che ai bambini ricordava il latte prodotto dal bestiame; per questa ragione saranno sorte per la melolonta denominazioni come il valtell. vàca (Faedo), che riappare specificata nel breg. vaca dal Signúr, e ilmil. vachéta(Abbiategrasso), quest’ultima ben diffusa anche nei dial. tic. [17]. – Il tipo fédaè presente nella SopraP. unicamente a Stampa nella forma cristallizzata del topon. deriv. Fedózz, che presenta l’esito del suff. -OTTIU(par. 6.) [18].
RkJQdWJsaXNoZXIy MTA1MTg=