Centro di dialettologia e di etnografia

178 DENEDAA DENEDAA 1.22. Racconti, leggende La caratterizzazione magica, soprannaturale, che si riscontra frequentemente in questo gene- re di testi, rende difficile tracciare un confine netto tra fantasia, evocazione e realtà e si è per- tanto optato per una trattazione unitaria dei di- versi racconti. il tema del Natale, per i suoi va- lori e per le sue peculiarità, ha stimolato molto la fantasia e la creatività, sia popolare, sia arti- stica. La variegata moltitudine di questi testi è sparsa in pubblicazioni di vario tipo, alcune de- dicate espressamente a questo argomento [360]. Nell’impossibilità di rendere conto in modo esau- stivo di questa realtà ci si è limitati a identificare alcune fra le tipologie più frequenti, presentando per ognuna di esse qualche esemplificazione. 1.22.1. Racconti di fondazione Un emigrante nel viaggio di ritorno verso il proprio paese, in Capriasca, la sera della vigilia viene assalito da un lupo; rifugiatosi su un albero, invoca la Madonna e con un espediente riesce a salvarsi e a giungere a casa: sul luogo dello scam- pato pericolo viene eretta una cappella. Un’ana- loga vicenda spiega l’esistenza dell’Oratorio della Madonna delle Grazie di Bidogno, fatto costruire da un altro emigrante, che caduto in mano a dei banditi nella notte di Natale era riuscito a met- tersi in salvo dopo aver implorato la vergine. A Bo- sco Gurin la cappella della Madonna della Neve fu ricostruita nel luogo dove si narra venne ritrovata la mattina del giorno di Natale la statua della Madonna, trasportata lì da una valanga [361]. 1.22.2. Racconti eziologici Dalla terra bagnata dalle lacrime di un pa- storello, sconsolato per non aver nulla da offrire al neonato Gesù, sarebbero spuntati dei fiori bianchi, dalle antere dorate: le rose di Natale. i bucaneve sarebbero sorti per la trasformazione in fiori dei campanelli persi dalle pecore nella notte di Natale, lungo la strada verso la grotta di Be- tlemme. il calicanto fiorirebbe in pieno inverno e profumerebbe intensamente, come ricompensa per aver fornito le sue foglie a S. Giuseppe per fare un fagotto con cui coprire l’infreddolito in- fante. Le margherite, in origine completamente bianche, avrebbero avuto gli stami color oro e le punte dei petali rosate a seguito del bacio di Gesù che mostrò così di aver apprezzato il sem- plice dono dei pastori. Anche le caratteristiche dello scricciolo si spiegherebbero in modo simile: umile regalo di un pastorello che, non osando entrare con così poco nella capanna, lo avrebbe deposto in una siepe nelle vicinanze; qui venne trovato dalla Madonna che lo portò al Bambino, esprimendo l’auspicio che anche lui potesse ri- manere sempre così piccolo e protetto; tali qualità vennero assicurate allo scricciolo, come segno di riconoscenza per la sincerità e la bontà del dono. La stella cometa, che ha condotto i Re Magi fino al luogo nel quale è nato Gesù, per sfuggire all’in- vidia delle altre stelle, che non avevano avuto il privilegio di tale compito, sarebbe stata trasferita sulla terra e tramutata in stella alpina. A Men- drisio si riteneva che il tramonto nel giorno di Na- tale avesse colori particolarmente rossi e vivaci perché tinto dal sangue versato nella strage degli innocenti, la cui ricorrenza cade tre giorni dopo, il 28 dicembre [362]. Rientrano in questa categoria anche le narra- zioni che illustrano l’origine di alcuni elementi ti- pici del Natale. il primo albero sarebbe stato crea- to con i rami di un grande pino tagliato la sera della vigilia e lasciato sul posto dai boscaioli: gli angeli sarebbero scesi dal cielo a prenderli per po- terli portare al Salvatore. il ceppo natalizio sa- rebbe divenuto una presenza costante nelle case e avrebbe avuto poteri magici in ricordo di quello portato in dono a Gesù da un boscaiolo dopo ave- re affrontato un lungo viaggio [363]. – Per le leg- gende che spiegano la ragione del carattere rite- Fig. 80. Cartolina «Natale nel Ticino» con una xilo- grafia di Padre Ugo, Ascona (proprietà G. Haug, Ca- polago).

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