Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

126 entItÁ entrÁ Dall’it. entità [3]. Il term., nel significato di ‘impor- tanza’ e spesso nel sintagma di (molta/ poca) entità , fi- gura in numerosi diz. dial. it. sett. dell’ottocento [4]. – Il significato di ‘necessità, motivo valido’, assente in it., si sviluppa da quello di ‘importanza’ riferito a qual- cosa che è utile, che riveste interesse e merita conside- razione per la sua natura o per le conseguenze che im- plica [5]. b i b l.: C herub . 2.64. [1] L aMPIettI b areLLa 94. [2] b eFFa 120. [3] DeI 2. 1486-1487, DeLI 2 523, LeI, e3.482, cfr. DesF 2.658. [4] s ant ’a LbIno 521, C herub . 2.64, a nGIoL . 293, P erI 194, t Irab . 483, P Irona 148, b oerIo 2 203, C asaCCIa 333,M a - LasPIna 2.71, C oroneDI b ertI 1.457,M orrI 294. [5] b at - taGLIa 5.169, 7.495. Sofia ENTRÁ (entrá) v. entrare. V a r.: entrá , entraa ; antrá (russo, Gresso), antrè (rossura), entrán (brione s. Minusio), entrè (Ludiano, Malvaglia, Lev., sottoP.), entrèe (Claro, brione Verz., Gerra Gamb.), entrèr (sopraP.), intrá (Leontica, Cima- dera, arogno, stabio, balerna), intraa (Linescio, Cam- po VMa., brissago, Minusio). 1. andare dentro, introdursi, penetrare: antrá in dal bós , entrare, inoltrarsi nel bosco (Gresso), in bóca sarèda nu éntran mósca , in bocca chiusa non entran mosche: invito a tacere, oppure a par- lare, perché chi non parla non ottiene nulla (so- praP. [1]), entrádan’arvégia e surtí da l’alta , entrare da un orecchio e uscire dall’altro: essere subito di- menticato perché considerato di poco conto (Gres- so), duv’èntra braga, scussán non paga , dove en- trano pantaloni [= uomini], grembiali [= donne] non pagano (brione s. Minusio), indónd ca l’éntra l sul, l’éntra miga l dutúr , dove entra il sole, non entra il dottore: le case bene illuminate sono più salubri (Poschiavo [2]). 2. usi figurati 2.1. essere ammesso a fare parte di un gruppo, diventare membro: entrè ént la scòla , entrare, es- sere ammesso alla scuola (Castasegna). 2.2. essere eletto, assunto in un ruolo, in una carica, dare inizio a un’attività: entraa in guèrn , entrare in governo (Cavigliano). 2.3. Venire a trovarsi in una particolare condi- zione: entrè in agunía , entrare in agonia (airolo [3]). 2.4. entrare in testa, essere capito, fissarsi nella memoria: la éntra miga , non entra: non riesco a capirla (sonvico), a t’éntral miga ch’ar fa frécc? , non riesci a capire che fa freddo? (Grancia). 2.5. Intromettersi, immischiarsi: entrè in du dascórz , intromettersi nella discussione: inter- romperla (Calpiogna), a entraa in quii afari lí l’è un vorée rómpes r’òss dru còll , prendere parte a quegli affari equivale a volersi rovinare (Cami- gnolo). 2.6. a Poschiavo, di denaro, venir guadagnato: a vénda lait l’éntra miga un ait , a vendere latte non si guadagna molto. 3. Come verbo procomplementare Generalm. entrágh , entrarci, avere parte, avere attinenza con qualcosa, essere coinvolto: chí u gh’éntra ur diavul , qui c’è di mezzo il diavolo (be- digliora [4]), mí in sta custiún a ne gh’éntri per navòta , io in questa questione non c’entro per niente (Isone), mí ga n’intri mía in qui ròpp lí , io non c’entro in quelle faccende: ne sono estraneo (balerna), sa ga éntri mí? , cosa c’entro io? (Men- drisio), mí vöi miga entrágh , io non voglio immi- schiarmi (Gravesano [5]); qui anche i modi di di- re: o gh’éntra comè Pilatt in dr’aumería , c’entra come Pilato nell’avemaria (biasca [6]), entrègh int comé Pilato in do crédo , entrarci come Pilato nel credo (Giornico): di cosa o persona inopportuna, inadeguata, estranea alla situazione [7]; – a Gior- nico, a gh ’ éntri mía int , non vi entro: non riesco a capire, a raccappezzarmici. – V. inoltre centrá 2 . 4. Locuzioni 4.1. E gh’intra coscénza , è un affare di coscienza (brissago). – a balerna, intrann la cuscénza , essere un affare di coscienza, essere un peccato: m’a n’intra la cuscénza spénd gió tütt qui danée lí , mi rimorde la coscienza a scialacquare tutti quei soldi. 4.2. Antrè in ball , entrare in ballo: in questione, in causa, in campo, in gioco, intervenire (rossu- ra). – Entrá in discórs (Grancia), entrèe sol discórz (Gerra Gamb.), entrare in argomento, affrontare la questione centrale da discutere. La generale preferenza del dialetto per le espressio- ni andá/ passá/ vegní dént ‘andare/ passare/ venire dentro’ nel senso di ‘entrare, penetrare, introdursi’, unitamente al fatto che l’uso del termine appare più vitale in contesti formalizzati (sentenze, proverbi, mo- di di dire) e che le locuzioni verbali citate al par. 4.2. sono di chiaramatrice colta, farebbero propendere per un adattamento dell’italiano entrare [8], piuttosto che per un continuatore diretto del lat. Intrāre ‘entrare’, anche se qualche dubbio rimane, soprattutto in consi- derazione del fatto che forme ven. (in prevalenza del tipo intrar ) e friul. ( entrâ , jentrâ ) sono state fatte risa- lire all’etimo lat. [9]. In assenza di chiari indizi formali che facciano escludere l’autoctonia del verbo, si con-

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