Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

EPIFANÍA 129 EPIFANÍA tradizionalmente rappresentata con il presepe; nel- le case le figurine dei re Magi, inizialmente collo- cate lontano, vengono ora a trovarsi accanto alla culla del Bambino: l’éva la nóna che, tütt i dí fin a l’Epifanía, la i faséva ná inanz , era la nonna che, tutti i giorni fino all’Epifania, li faceva avanzare di un tratto (Chiasso). Con la solennità dell’Epifania termina il ciclo liturgico che ha avuto inizio a Natale: di qui il det- to l’Epifanía, tütt i fèst i a pòrta vía (Ligornetto), le Pefeníe, tücc i fèst le i mène víe (Sementina), l’Epi- fania, tutte le feste le porta via. Per questo motivo, la sira da l’Epifanía sa désfa al presépi e l’albur , la sera dell’Epifania si disfano il presepe e l’albero (Giubiasco). 1.2. Usanze della vigilia Come in molte altre feste di fine e inizio d’an- no, la cesura fra il passato e l’immediato avvenire è associata a rituali intesi ad augurare benessere e fertilità. L’usanza di effettuare questue, da parte di cantori itineranti, caratterizzava un periodo ampio, che andava dal capodanno (per cui cfr.  bonamán , cap d’ann ) al carnevale (cfr.  cagor- da , calcavégia , carnevaa , par. 2.). 1.2.1. In relazione all’inizio del nuovo anno A Soazza, gruppi di giovani andavano di casa in casa al suono di armoniche a bocca augurando il buon anno e ricevendo in cambio focacce, luga- nighe, noci o denaro. Sempre a Soazza, in questa occasione gli osti offrivano come spuntino ai pro- pri clienti una fetta di panettone e un bicchiere di vino. 1.2.2. Come annuncio dell’inizio del carnevale ALumino, inValMesolcina e inVal Poschiavo, la sera della vigilia dell’Epifania prendeva avvio il carnevale. AS. Vittore, alcuni giovani lo annun- ciavano con un giro di questua: muniti di un sacco e di una zucca quali contenitori, andavano di casa in casa a raccogliere castagne e vino [2]. A Cam- pocologno i questuanti uscivano preceduti da due uomini con una cesta, mentre un fisarmonicista e alcune ragazze assicuravano l’accompagnamen- tomusicale; la comitiva entrava nelle osterie e nei negozi e, in cambio dell’esecuzione di qualche canzone, riceveva il  gabinatt , il tipico dono dell’Epifania; lamezzanotte sanciva ufficialmen- te l’inizio del periodo di carnevale per cui, con la cesta ricolma di vettovaglie, il gruppo si ritirava per uno spuntino conviviale e per ballare [3]. Più spesso, però, l’annuncio era prerogativa dei bambini, i quali percorrevano le vie del paese facendo baccano con latte e barattoli vuoti legati insieme, corni, campanacci, sonagli, e ricevendo in cambio doni alimentari e qualche spicciolo. A Grono l’usanza era ancora praticata con queste modalità alla fine degli anni Cinquanta del No- vecento [4]; a Lumino e a Roveredo Grig., dopo un periodo di interruzione collocabile tra gli an- ni Sessanta e gli anni Ottanta del Novecento, l’u- so è stato riproposto da gruppi di genitori o da as- sociazioni legate alla parrocchia. 1.2.3. Questue con filastrocche o cantilene Nell’alta Capriasca (e un tempo anche a Scare- glia), durante il giro di questua, i giovani si presen- tavano chiedendo i s pò cantá ra Befana? , possia- mo cantare la Befana? (Lopagno), poi recitavano una filastrocca che cominciava con una strofa di saluto: o Befana o Befanía, levè sú per cortesía, per cortesía di gentilézz , o Befana, o Befania, alzatevi per cortesia, per cortesia delle gentilezze (Lopa- gno); la cantilena prevedeva in seguito una ri- chiesta di doni di tipo alimentare ( portè sciá di òvi frésch, … portè sciá d’un bón micón, … portè sciá na formagia végia , portateci delle uova fresche, por- tateci una buona micca, portateci una forma di formaggio stagionato), infine si avviava alla con- clusione con un saluto ( bóna sira indó ch’a i è , buona sera là dove sono) e con un ultimo invito a donare: ana ana la Befana, trém quaicòss in dra Fig. 17. I re Magi intenti a scrutare il cielo con un can- nocchiale: dipinto murale di Giovanni Battista Inno- cenzo Colomba datato al 1799 (chiesa di S. Stefano, Arogno; fot. S. Crivelli).

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