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Discorso

Dipartimento delle istituzioni

24 novembre 2021

Discorso

Dipartimento delle istituzioni

24 novembre 2021

Saluto pronunciato dal Consigliere di Stato Norman Gobbi in occasione della Giornata cantonale dell’integrazione 2021


– Fa stato il discorso orale –

Coronavirus: impatto sulle politiche d’integrazione

Gentili signore, egregi signori,  

dopo l’ultima edizione in remoto, quest’anno ho il piacere di accogliervi a questa Giornata cantonale dell’integrazione dedicata a un tema di strettissima attualità.
È arrivata (quasi) all’improvviso, in un anonimo giorno di inverno e si è diffusa ovunque. Ha letteralmente paralizzato e trasformato la quotidianità del nostro paese. Ha generato paure e provocato in Ticino oltre mille vittime. Per durata, impatto e conseguenze socio-sanitarie cambierà tutto e lo ha già fatto. 
Perché la pandemia Covid-19 si è imposta su tutti, con poche distinzioni e tante regole. La crisi ha anche risvegliato l’attenzione sulle conseguenze di lungo periodo delle epidemie del passato. La “Spagnola” che colpì la Svizzera tra il 1918 e il 1919, come quella di oggi, si sovrapponeva ad altre emergenze, a tensioni sociali e politiche preesistenti, e a una scienza in evoluzione. Nel cercare di dare un senso alla catastrofe, si svilupparono anche narrazioni leggendarie, miti, teorie del complotto e false notizie che risuonano molto con l'attualità. Uno sguardo, quello dello storico, che ci sarà utile per capire meglio il presente.
Il dolore che ha segnato tante persone rimarrà un segno indelebile non solo nell’affetto di chi ha perso un proprio caro, e nella memoria collettiva della nostra comunità, ma anche in chi era al fronte costretto nonostante tutto ad assicurare attività e progetti dei rispettivi enti, per far fronte all’emergenza che si apriva.
Ieri come oggi, le pandemie hanno rappresentato un’esperienza che ha stravolto la maniera di concepire il modo di vivere e la quotidianità delle popolazioni.
Nel nostro ambito, il rompicapo è stato e in parte è tuttora: come continuare a integrare le persone straniere, durante una pandemia che ha richiesto chiusure, distanziamento sociale e alimentato tensioni e sospetti tra la popolazione?
“Integrare a distanza”, questa è la sfida raccolta dai nostri ospiti di stasera. Permettetemi un invito che rivolgo a chi animerà il dibattito e al pubblico in sala: è quello di considerare, al netto delle difficoltà vissute in questi mesi, la crisi del coronavirus come un’opportunità di rilancio dei progetti e delle misure d’integrazione.
Come Dipartimento, in particolare come Servizio per l’integrazione degli stranieri, in questi mesi di pandemia – preso atto che non potranno essere fatti taluni progetti congelati o annullati – stiamo valutando la possibilità di rendere visibile su internet tutti i progetti di integrazione che ricevono il sostegno del Servizio, per renderli fruibili sia alle persone, sia agli enti, ai comuni pure coinvolti nel percorso di integrazione.  
Questi mesi ci hanno pure resi consapevoli dell’urgente necessità di poter dialogare direttamente con i nostri partner all’integrazione e con le comunità straniere e religiose per sincerarci che le misure di integrazione, ma anche sanitarie, siano ben colte e capite da parte di persone meno avvezze alla comunicazione istituzionale.
Ma non solo: la campagna di promozione della vaccinazione ci ha anche resi consapevoli del fatto che la comunicazione in talune fasce della popolazione non passa necessariamente attraverso i canali ufficiali. Da lì la necessità, come Dipartimento e Servizio integrazione degli stranieri, di affinare la nostra strategia e potenziare la comunicazione digitale, per intercettare le persone nelle loro reti informali. Questo ci permette di essere più capillari ed efficienti nella comunicazione, ma anche nella condivisione di informazioni e contenuti relativi ai percorsi di integrazione.
Credo, e qui concludo, che questa pandemia ci abbia anche resi consapevoli del fatto che senza la collaborazione dei “corpi intermedi” – enti, associazioni, organizzazioni culturali, etniche e religiose – non sarebbe stato possibile fare fronte all’emergenza. Dall’altro canto, la popolazione straniera ha contribuito ad assicurare le attività economiche e le prestazioni sanitarie necessarie per fronteggiare il coronavirus.
Per questi motivi ritengo che la discussione di questa sera sia fondamentale per consolidare e migliorare la collaborazione che ci attende nei prossimi mesi – temo – ancora occupati a fronteggiare il coronavirus. Ringraziandovi per la presenza, e per il contributo offerto dai diversi relatori, vi auguro una serata ricca di contenuti e spunti.