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Discorso

Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport

06 maggio 2023

Discorso

Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport

06 maggio 2023

Intervento della Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti in occasione del Dies academicus


– Fa stato il discorso orale –

Gentile Presidente del Consiglio dell’Università della Svizzera Italiana,
stimato Prorettore vicario,
stimata Rettrice designata,
autorità cantonali e comunali,
gentili ospiti, cittadine e cittadini,  

il Dies academicus è sempre e giustamente occasione di riflessione sul mondo universitario, ma è anche soprattutto un momento di analisi, studio e sintesi generale perché l’approccio accademico è linfa vitale non solo per chi insegna e chi si sta formando, i professori e gli studenti, ma anche per l’intera comunità che li ospita.

Mi piace infatti pensare all’università come luogo non solo di alta formazione, ma anche spazio aperto dove diversi mondi, diverse esperienze, vivono una costante interconnessione. Dove l’insegnamento si relaziona col mondo culturale, ma anche con quello politico. Dove ogni attore partecipa alla costruzione della comunità in cui vive e lavora senza mai perdere di vista la visione dell’insieme, di quel mondo globale sempre più città come ci ricorda l’antropologo Marc Augé. E proprio perché la città è al contempo sempre più un mondo, come il mondo è sempre più realtà conosciuta, quasi prossima, l’analisi accademica e il contributo degli intellettuali diventano oggi più di ieri elementi di estrema necessità. Strumenti essenziali per guardare al futuro con rinnovato entusiasmo e volontà di cambiamento.

Anche il Canton Ticino è da sempre terra di confronto e scambio. Luogo di residenza e di transito per le persone, le idee e le merci. Un Paese, il nostro, che ha saputo col tempo sviluppare e attrarre importanti realtà che ci hanno aiutato, fra l’altro, a riflettere sulla nostra identità. Lasciatemi citare in particolare il Museo Vincenzo Vela, la RSI, la Fonoteca, la vostra realtà universitaria come la Supsi. E ancora, l’Istituto di ricerca in biomedica come l’Istituto oncologico di ricerca. Tante esperienze culturali e scientifiche strettamente legate al territorio che permettono una sempre più elevata interrelazione fra ciò che ci appartiene da molto tempo, le nostre radici, e ciò che abbiamo imparato ad apprezzare grazie allo scambio e il confronto sviluppato in particolare con il resto della Confederazione e il Nord Italia. Il piccolo e operoso Ticino, ponte culturale per mondi non sempre in sintonia.

Il mondo accademico dunque centro propulsore della realtà economica, sociale e culturale che lo ospita. Ma anche, si diceva, strumento interpretativo del territorio per difenderlo e salvaguardarlo. L’Università della Svizzera italiana, così come la SUPSI, nucleo essenziale per la ricerca e la formazione di un contesto non scontato, anzi a volte percepito distante da non pochi cittadini chiusi e prigionieri, mi viene da aggiungere, in una bolla autocompiacente qual è quella delle relazioni virtuali. Una bolla che isola ed emargina, perché sempre più estranea alla realtà corporeamente vissuta.

E a questo proposito lasciatemi raccontare un aneddoto. Il 21 maggio 2005 si svolse la cerimonia di laurea al Kenyon College, università dell’Ohio. Il discorso venne affidato a un celebre scrittore, David Foster Wallace che raccontò una storiella: “Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: Salve ragazzi, com’è l’acqua oggi? I due pesciolini si guardano e poi uno rivolto all’altro fa: Che cavolo è l’acqua?”. Chiaro il messaggio di Wallace alle neolaureate e neolaureati dell’Ohio: non si può riuscire nella vita senza lo sforzo di comprendere il contesto in cui si lavora e si vive, ma spesso le realtà più ovvie e importanti sono anche le più difficili da capire. Ecco perché l’USI deve saper essere anche perno di una scienza e di una cultura capaci di farci comprendere la nostra umanità in un tempo dove l’artificiale sfida il mondo tangibile. In un’epoca dove la ricerca tecnologica ha forte necessità di dialogare con le scienze umane per trovare quella mediazione che porta l’uomo a crescere e incontrare nuovi orizzonti.

In questo senso, l’esclusione dai programmi di ricerca europei è un grande problema per le istituzioni accademiche svizzere e anche per l’USI, che nei suoi 27 anni di vita ha visto crescere gli studenti svizzeri e internazionali e che deve poter continuare ad essere attrattiva.  È quindi urgente che la politica con il mondo universitario e della ricerca si impegni per trovare delle soluzioni che permettano il rientro del nostro paese nel programma Horizon Europe.

Infine, mi sto avviando alla conclusione, lasciatemi esprime anche alcune considerazioni su quanto ancora si può e si deve fare per una giusta e garantita parità di genere soprattutto nel campo professionale, in Svizzera come in Canton Ticino. Nonostante la legge lo stabilisca a chiare lettere, ancora oggi in non pochi settori economici lo stesso salario, a pari requisiti, per un uomo e una donna è un obiettivo che tarda a realizzarsi per motivi vieppiù incomprensibili. Una questione prevalentemente economica, ma anche culturale perché là dove l’occupazione femminile ottiene buone percentuali si riscontra comunque, in non pochi casi, scarsa propensione verso le carriere femminili. L’università è, abbiamo detto, luogo di formazione ma anche di ricerca, incontro e confronto che permette di andare oltre le differenze. Grande dunque, anche in questo caso, è la vostra responsabilità per una società più giusta e più rispettosa di tutte le componenti sociali. Il vostro contributo, anche nell’esempio, può essere decisivo. Responsabilità che passa anche nella presenza femminile nel corpo accademico, che vede l’USI al di sotto della media Svizzera. La nomina di una donna, la professoressa Lambertini, quale nuova rettrice è sicuramente un passo importante per promuovere le carriere femminili e per introdurre nuovi modelli di gestione, per garantire inclusione e attenzione alle diversità. Va quindi sottolineato come l’USI sia tra i primi enti di diritto pubblico nel Cantone Ticino a dotarsi del Bilancio di genere, per valutare l’impatto in termini di efficacia delle misure intraprese dall’USI a favore delle pari opportunità in tutti i propri ambiti d’azione (ricerca, didattica, amministrazione).

Le sfide che ci aspettano, nel campo accademico e non solo, hanno bisogno di nuovo slancio e rinnovato entusiasmo. Ma anche di creatività, in un mondo sempre più concentrato su quella che possiamo definire “simmetria rassicurante”. Certo, in alcuni momenti storici – vedi la recente pandemia – il bisogno di certezze piatte, binarie, è senz’altro comprensibile, ma noi lo sappiamo: per crescere, per individuare le giuste soluzioni occorre andare oltre le nostre certezze e avventurarci verso un equilibrio precario perché sconosciuto. L’arte ce lo insegna: il capolavoro nasce dallo scarto asimmetrico, dall’improvvisa variazione dalla consuetudine. Del resto ogni elemento di rottura inquieta e al tempo affascina. Ma ogni scarto, io credo, non è quasi mai figlio dell’improvvisazione. Al contrario. Serve una profonda conoscenza del contesto, dell’identità e della cultura in cui si vive.

Il mio augurio all’Università della Svizzera italiana è che possa sempre garantire basi solide ai propri studenti senza mai dimenticare la necessità di quello scarto che permetterà loro non solo di avere successo nella vita, ma anche sapere com’è l’acqua in cui nuotano e nuoteranno in futuro, senza il rischio di affogare nel mare delle soluzioni scontate.