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Discorso

Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport

25 novembre 2023

Discorso

Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport

25 novembre 2023

Saluto della Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti a nome del Consiglio di Stato alla Giornata cantonale per la lotta alla violenza domestica Bellinzona, 25.11.2023


- Fa stato il discorso orale -

Egregio Sindaco di Bellinzona,
gentile signora Norghauer,
gentili rappresentanti delle istituzioni e della società civile,
gentili signore e signori,

a nome del Consiglio di Stato desidero ringraziarvi sentitamente per essere qui oggi in occasione della Giornata cantonale per la lotta alla violenza domestica.

Permettetemi di ricordarlo. Quello odierno non è un momento a sé, ma l’evento conclusivo di un ciclo di incontri dedicati in Ticino a questo importante tema – nel solco del Piano d’azione cantonale adottato dal Consiglio di Stato nel novembre del 2021 allo scopo di mettere in atto, in modo concertato, la Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica – e al tempo stesso l’evento che inaugura, alle nostre latitudini, la campagna mondiale “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere”, campagna che si concluderà il 10 dicembre.
L’appuntamento di oggi fa dunque parte di uno sforzo a tutto tondo da parte di tanti attori e attrici, istituzionali e non. Uno sforzo che porta speranza in un ambito sempre e ancora purtroppo di grande attualità e decisamente molto cupo, come ci ha tristemente ricordato il femminicidio della giovane Giulia Cecchettin nella vicina penisola.

La gratitudine del Consiglio di Stato va non solamente agli organizzatori ma anche a tutti e tutte coloro che si sono messi a disposizione, con interventi, campagne di sensibilizzazione, mostre, rappresentazioni teatrali per marcare la giornata e che si impegnano dietro le quinte e al fronte per una società più rispettosa, per una società non violenta.
Si tratta infatti di puntare i riflettori su un tema che – messo in risalto dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’istituzione nel 1999 della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne – tocca di fatto da vicino il territorio, i quartieri, le case, i palazzi, gli spazi pubblici come pure le aule scolastiche. Anche in Svizzera, anche in Ticino. Guardando ai numerosi attori in campo per contrastare il fenomeno, possiamo dirlo: la violenza di genere non è oggi più considerata una questione privata ma un problema che riguarda la società nel suo insieme. E questo è un importante passo avanti.

Ciò detto, le cifre restano raccapriccianti. Nel 2022 in Svizzera sono stati 19’978 i reati commessi in ambito di violenza domestica. In Ticino, lo scorso anno, la Polizia ha effettuato quasi mille interventi – quasi tre al giorno in media – per arginare episodi di violenza domestica e proteggere le vittime. E se guardiamo a quest’anno, nel nostro Paese dato al 24.11, tratto da Stop Femizid, sono state già 18 le vittime di femminicidio e 4 le donne sopravvissute a un tentativo di femminicidio. Per non parlare delle altre forme di reato e delle altre espressioni di violenza, fisica, ma anche sessuale, psicologica, economica. E di tutte le discriminazioni a causa dell’identità di genere o dell’orientamento sessuale. Sono dati allarmanti che impongono di continuare a investire nella prevenzione e anzi a fare di più.

Quello che è oggi indispensabile è un lavoro a tappeto verso un vero e proprio cambiamento di paradigma culturale: verso una società scevra da violenze, una società in cui i conflitti possano essere affrontati senza l’uso della forza, una società in cui la diversità sia considerata una ricchezza, in cui a dominare sia la forza della gentilezza. Anche nei momenti difficili. Per arrivarci, fondamentale è pure investire sulle “parole”, contrastando il linguaggio dell’odio, favorendo una comunicazione inclusiva, equa e rispettosa di tutte le identità.
E cruciale è infine – o in primis – passare dall’educazione. Non se ne può fare a meno. Svariati sforzi sono già in atto. Numerose e numerosi docenti vi stanno lavorando, promuovendo il rispetto nelle relazioni sin dalla scuola dell’infanzia e dalle prime classi delle elementari, investendo sull’educazione della persona (che include l’educazione sessuale), decostruendo gli stereotipi di genere, anche ad esempio nelle scelte degli indirizzi di studio e di formazione professionale. È tuttavia doveroso moltiplicare ulteriormente l’investimento in questo ambito. Perché per arrivare al rispetto e alla non violenza è davvero necessario lavorare sin dall'infanzia, e poi a tutte le età, sulla creazione di relazioni positive, paritarie, non stigmatizzanti. Così da avere cittadine e cittadini, sin da giovani, saldi sui loro piedi; capaci di sentire l’altro, di capirlo e di accettarne le decisioni; in grado di “saper perdere”, di gestire le frustrazioni, di rialzarsi. Senza ferire. Senza uccidere. Svariate scuole e svariati gruppi studenteschi in questi giorni si sono tra l’altro mobilitati per sensibilizzare a loro volta.

Ciò che è certo, è che la violenza può essere contrastata efficacemente solo attraverso un’azione congiunta della politica e della società tutta. L’evento odierno è proprio dedicato a un coordinamento degli sforzi. Grazie dunque ancora a tutti e a tutte per il vostro impegno. Oggi, in queste settimane, e – sempre – sul campo.