Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport
Discorso
Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport
04 maggio 2024
Saluto della Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti in occasione del XXVIII Dies academicus dell’Università della Svizzera italiana
– Fa stato il discorso orale –
Stimata Presidente del Consiglio dell’Università,signora Duca Widmer,
Stimata Rettrice, signora Lambertini,
Stimate professoresse e professori,
Gentili ospiti, Gentili studentesse e studenti,
Gentili signore e signori,
nei loro interventi, la Rettrice e la Presidente del Consiglio hanno sottolineato momenti importanti che hanno segnato il passato, stanno marcando il presente e interesseranno il futuro dell’Università della Svizzera italiana.
A nome del Governo cantonale e in qualità di direttrice del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport vi ringrazio per tutto quanto state facendo, con le vostre collaboratrici e i vostri collaboratori, assieme all’intera comunità universitaria, per il nostro Cantone, il suo sviluppo, la sua reputazione e l’impatto della sua offerta, che travalica i nostri confini.
Benché non sia un mistero che il contesto finanziario generale non sia favorevole, rimango fermamente convinta che il mondo della formazione e della ricerca debba essere consolidato e sviluppato, per garantire al Paese la forza propulsiva necessaria a portare nuove opportunità, capacità di anticipazione e adattamento in un mondo in continuo e rapido mutamento.
Come indicato nel programma di legislatura 2023-2027, il Consiglio di Stato intende accompagnare e sostenere l’ulteriore crescita del sistema universitario cantonale e intensificare la creazione di collaborazioni sul territorio. Il Governo intende promuovere in particolare lo sviluppo di poli di competenza nel campo della ricerca e dell’innovazione, collaborando in una rete accademica e di ricerca nazionale e internazionale e rafforzando il legame tra centri di ricerca e aziende attive nel campo delle scienze della vita, dell’intelligenza artificiale e in generale delle tecnologie innovative. Il sostegno finanziario cantonale, insieme a quello federale, giocherà un ruolo essenziale al fine di dare impulso a tale progettualità, sia per la ricerca scientifica, sia per la formazione accademica.
Il sostegno non può però limitarsi alla ricerca e all’innovazione tecnologica, perché le università devono rimanere prima di tutto realtà innovative della cultura scientifica, incubatrici del senso critico, luoghi di comprensione del contesto in cui ci muoviamo e del rapporto fra scienza e società, con lo scopo di trasferire il sapere al di fuori del contesto accademico.
Le università devono continuare ad essere dimore di persone curiose, perspicaci, desiderose di avvolgere l’universo di cui anche esse stesse fanno parte in un grande abbraccio – non per depredarlo dei suoi segreti e sfruttarlo, ma per comprendere come viverci meglio.
Riuscire ad avvolgere l’universo intero che corre in un abbraccio non è – e probabilmente non sarà mai – possibile, così come non è possibile per una bambina o un bambino cingere le mani tutt’intorno al collo di un elefante in corsa.
Ciononostante, la sete di sapere, di capire sempre di più, accompagnata dalla consapevolezza di non poter sapere tutto, è una forza straordinaria, che ha guidato l’umanità dagli albori dei tempi fino ad oggi. Nei secoli, ci ha consentito di adattarci a un contesto in continuo mutamento, imparando e scoprendo cose incredibili sul mondo in cui viviamo, su noi stessi, trasformando profondamente la tecnica, la tecnologia, il mondo che ci circonda, ma anche il nostro modo di vivere e pensare a noi stessi e agli altri.
La curiosità, la condivisione e lo sviluppo del sapere hanno consentito all’umanità di evolvere. Eppure, nonostante questo grande potere, nonostante queste opportunità di cambiare il mondo per il meglio, oggi – nel 2024 – l’umanità si trova confrontata con sfide epocali di proporzioni immense. Si pensi al cambiamento climatico e a tutto ciò che comporterà nei decenni a venire. Si pensi ai conflitti armati in corso, drammi inaccettabili che mietono vittime tra la popolazione civile in nomi di interessi economici e territoriali ingiustificabili, conflitti che meritano una ferma condanna umana, prima ancora che umanitaria.
In questo contesto, il ruolo di chi come voi ha un’educazione di alto livello, delle competenze specialistiche avanzate nei diversi settori dello scibile umano, è più importante che mai. La società ha bisogno di sentire le vostre voci, la vostra partecipazione attiva al dibattito, il vostro impegno per il bene comune. Abbiamo bisogno di menti pensanti e di voci critiche costruttive, pronte ad esporsi per ravvivare un vivere civico e un dibattito pubblico che sempre più spesso sembra smarrirsi e spegnersi nell’indifferenza di chi – a volte comprensibilmente – si accontenta di vivere la propria vita lontano dai guai.
L’università è un luogo di studi, d’insegnamento accademico, di ricerca. Ma è anche – deve essere anche – legame con il territorio. Oggi più che mai abbiamo bisogno che l’università dialoghi con il mondo fuori dall’accademia, che sia un fattore di crescita sociale e culturale, nel senso ampio del termine. Ecco perché voi che studiate, insegnate, fate ricerca, avete una grande opportunità e un compito importante: fare da ponte con le altre realtà del cantone e del mondo che ci circonda. Con il mondo del lavoro, con le entità culturali e sociali. Donne e uomini con percorsi e storie diverse con le quali confrontarsi e costruire il futuro. È importante che ognuno di voi contribuisca a mostrare e far comprendere a chi vive e lavora in Ticino fuori da queste mura, in quanti modi diversi l’università contribuisce allo sviluppo e all’arricchimento della vita scientifica, culturale e sociale di questo Cantone e non solo.
Far conoscere i legami tra attività accademica, impegno per il territorio e per il contesto globale nel quale siamo inseriti è importante e merita di essere sottolineato in ogni ambito. In questo senso, mi congratulo vivamente con la Professoressa Janet Currie, la Professoressa Carla Mazzarelli e l’Architetto Mario Botta, a cui verranno oggi conferite onorificenze che riconoscono e sottolineano anche pubblicamente la qualità del loro lavoro e del loro impegno. Sono altresì molto lieta che oggi sia tra noi il signor Shane Legg, co-fondatore di DeepMind, che saluto.
Sono contenta della sua presenza perché, oltre ad evidenziare il legame tra questa università e il resto del mondo, Legg, assieme alle sue colleghe e ai suoi colleghi, fa parte degli studiosi che stanno avendo un ruolo determinante nell’accelerare e plasmare uno dei cambiamenti tecnologici che oggi già stupisce e impressiona, ma nel giro di pochi anni potrebbe rivelarsi tra i più determinanti e trasformativi nell’intera storia dell’umanità.
La forza dell’intelligenza artificiale e le incredibili opportunità benefiche che ne possono derivare sono frutto della scienza e dell’intelletto umano. Possiamo esserne orgogliosi, ma abbiamo anche l’imperativo morale di gestirle con sapienza e in modo responsabile, affinché il loro utilizzo possa essere benefico per l’umanità nel suo insieme, e non solo per pochi eletti con interessi particolari, ben lontani dall’essere accademici, filantropici o umanistici. Ancora una volta il ruolo delle università, il vostro ruolo, di incubatori di riflessioni tecniche, culturali, etiche e pratiche su come indirizzare e gestire al meglio ciò che siamo in grado di creare, sarà cruciale.
Concludo questo intervento auspicando che l’Università della Svizzera italiana, assieme ad altri atenei nel mondo, possa continuare ad essere un crogiolo di vivacità e investimento intellettuale, aperto e in costante dialogo con il territorio, orientato al benessere della popolazione e – più in generale – dell’umanità nel suo insieme. Solo così la ricerca e la trasmissione della conoscenza acquistano un valore culturale pubblico locale e al contempo universale, orientato alla dignità e al bene comune, tra le cose più preziose che abbiamo.
Grazie.