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Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport
Discorso
Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport
14 novembre 2024
Intervento della Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti in occasione dell’apertura del convegno “Orizzonti numerici: statistiche per leggere la cultura”.
- Fa stato il discorso orale -
Gentile direttrice della Divisione della cultura e degli studi universitari,
signora Castagnola Rossini,
Gentile responsabile della sezione Cultura e società dell’Ufficio federale della cultura, signor Vitali,
Gentili signore,
Gentili signori,
ho il grande piacere di portarvi il saluto di benvenuto – in qualità di Direttrice del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport – a un convegno così importante dedicato alle connessioni tra misurazione statistica e cultura.
Lo scorso 2 ottobre, a Palazzo delle Orsoline, in presenza anche della Consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, si è tenuto un evento per festeggiare la diecimillesima pubblicazione dell’Ufficio federale di statistica e ripercorrere così la storia della statistica svizzera sin dai suoi esordi, 175 anni fa, grazie al padre fondatore della statistica pubblica in Svizzera, Stefano Franscini. Lo stesso Franscini che si occupò lungamente anche di pubblica educazione, sia in Ticino che a livello nazionale, come primo Consigliere federale ticinese.
Questo mostra come i dati siano fondamentali per l’attività politica. Franscini lo aveva intuito sin da subito. Conoscere lo stato delle cose – la “statistica”, appunto – con misurazioni quantitative, monitoraggi e descrizioni il più possibile oggettive, è un punto di partenza necessario, seppur non sufficiente, per poter deliberare con cognizione di causa. Oggi è più che mai necessario. Questo vale in tutti gli ambiti di attività dello Stato e della politica, inclusa la politica culturale.
Le statistiche in ambito culturale possono aiutare a misurare e comprendere fenomeni complessi, fornendo una visione d’insieme e, al contempo, sguardi trasversali su tematiche puntuali. Sono strumenti preziosi, utili alla presa di decisioni informate, che vanno però proprio per questo calibrati attentamente e intelligentemente. Un compito non semplice, soprattutto in un’epoca confrontata a cambiamenti significativi, alle sfide e alle opportunità poste dai big data e dall’intelligenza artificiale. È quindi più che mai doveroso riflettere a come misurare la cultura, o meglio, come scegliere e misurare alcuni indicatori legati al mondo culturale, al fine di poter disporre di dati il più possibile pertinenti e affidabili. Questo importante convegno vuole approfondire questi temi e sono lieta di vedere presenti così tante persone per partecipare a questi due giorni.
Penso che le riflessioni che scaturiranno saranno importanti proprio per servire a chi, come me, si occupa di decisioni politiche per prendere delle decisioni con cognizione di causa. È importante infatti discutere con le operatrici e gli operatori culturali e disporre di dati misurabili per approfondire queste questioni.
La questione è rilevante e di attualità anche per il Cantone Ticino e il Dipartimento che dirigo. Tra gli obiettivi che abbiamo identificato nelle nuove Linee programmatiche cantonali di politica culturale –presentate lo scorso mese di febbraio dopo un’ampia consultazione avvenuta con le operatrici e gli operatori culturali del cantone, e che hanno portato a presentato a un Messaggio per la revisione della Legge sul sostegno alla cultura attualmente pendente in Parlamento – ad esempio, vi è la volontà di “Adottare indicatori valutabili per i finanziamenti dei singoli settori per incentivare sostenibilità sociale e ambientale, equità salariale, presenza extra cantonale”. Stabilire quali possano essere di preciso questi “indicatori valutabili” non è però cosa semplice. Ragione per cui è fondamentale approfondire la questione.
Questo lavoro richiede un approccio aperto e interdisciplinare, che presti ascolto e faccia dialogare tra loro figure professionali diverse: specialiste e specialisti in statistica, sociologia, economia, storia e molto altro ancora, insieme alle operatrici e gli operatori culturali, affinché si riesca a trovare il giusto equilibrio tra le diverse prospettive, tenendo conto delle criticità che un lavoro di questo tipo inevitabilmente comporta.
Permettetemi un inciso. Oggi, come forse avrete notato, sono accompagnata da alcune ragazze, allieve di scuole media. Si tratta di giovani che partecipano alla Giornata Nuovo Futuro, una giornata nazionale che offre a ragazze e ragazzi l’opportunità di aprirsi a nuove prospettive e fare un’esperienza pratica nel mondo del lavoro in mestieri e settori professionali in cui il loro genere è sottorappresentato.
Con questa esperienza, la Giornata Nuovo Futuro vuole incoraggiare le giovani e i giovani a seguire i propri interessi e talenti al momento di scegliere una strada professionale e gli indirizzi di studio, mettendo in discussione i pregiudizi che dipingono alcune professioni come più adatte agli uomini e altre più adatte alle donne. Oggi mi accompagneranno tutto il giorno per vivere una giornata da Direttrici del DECS. In Ticino, è la prima volta che succede dai tempi di Franscini. Mi accompagnano anche per osservare le vostre professioni e del vostro settore, del mondo culturale. Un settore in cui esistono ancora stereotipi di genere, che dobbiamo tenere monitorati e che dobbiamo cercare di superare. Misurare la cultura significa anche misurare questi fenomeni, e magari proprio queste ragazze che sono qui oggi, in futuro sapranno far tesoro di questi dati per promuovere politiche che potranno rendere la nostra società ancora più equa e giusta.
Avviandomi verso la conclusione del mio intervento, ci tengo a sottolineare un ultimo aspetto che ritengo centrale, quando si parla di cultura. Come ho detto, è giusto e importante affrontare assieme il tema di come leggere e misurare la cultura, per raccogliere informazioni e dati utili anche per prendere le decisioni politiche migliori. Dobbiamo però sempre ricordarci anche del valore intrinseco della cultura, della sua preponderante dimensione qualitativa, per sua natura non interamente riducibile a cifre e statistiche.
Lo sottolineo perché troppo spesso, e soprattutto a livello politico, si giudica l’efficacia unicamente in termini di ritorno finanziario o crescita quantificata sul breve termine, dimenticando che spesso l’esito di una buona politica, specialmente in ambito culturale, si misura sul lungo termine e anche su altri vettori, quali la diffusione di una maggiore consapevolezza sociale e culturale, e la crescita del benessere mentale e intellettuale della popolazione. Dimensioni, queste, ben più complesse da tracciare e monitorare.
Ciò che di più profondo e importante c’è nella cultura, nelle sue diverse espressioni – dalla letteratura al cinema, dall’architettura alle arti sceniche, dalle arti visive alla musica –, ha spesso ragion d’essere e importanza a prescindere dalla possibilità di quantificarlo o qualificarlo precisamente. Perché non tutto ciò che è importante può essere misurato e non solo ciò che è misurabile è importante.
Con queste parole, ringrazio sentitamente l’Osservatorio culturale del Cantone e la Divisione della cultura e degli studi universitari del DECS per l’organizzazione di questo importante convegno. Ringrazio anche l’Aiuto federale per la lingua e la cultura italiana e l’Ufficio federale della cultura per il prezioso sostegno, come pure la Città di Bellinzona, RSI e tutte e tutti partner e le persone che hanno reso possibile organizzare questo convegno. A voi tutte e tutti i miei migliori saluti e i miei migliori auguri per una giornata sicuramente misurabile almeno in termini di soddisfazione culturale. Buona giornata.
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