Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

Discorso

Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport

20 febbraio 2025

Discorso

Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport

20 febbraio 2025

Intervento della Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti in occasione della serata pubblica “Mobilità studentesca ticinese: quale il ruolo del settore universitario nel Cantone Ticino?”


USI - Lugano (19.3.2025)

- Fa stato il discorso orale -  

Gentile Direttrice della Divisione della cultura e degli studi universitari,
signora Castagnola,
Gentili relatrici e relatori, signori e signore
Giorgio Robbiani, collaboratore presso l’Ufficio del controlling e degli studi universitari
Danilo Bruno, collaboratore presso Ufficio di statistica
Luisa Lambertini, Rettrice dell’Università della Svizzera italiana
Franco Gervasoni, Direttore generale della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana
Luciana Vaccaro, Presidente di swissuniversities
Mauro Dell’Ambrogio, già Segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione
Filippo Contarini, Professore assistente in Storia del diritto all’Università di Losanna
Gentili signore e signori del pubblico presente,  

è un grande piacere essere qui oggi per riflettere insieme su un tema centrale per il futuro del nostro Cantone e del nostro Paese: la mobilità studentesca e più in generale il ruolo del settore universitario in Ticino.

La domanda che si pongono molte e molti giovani nel momento di scegliere il proprio percorso accademico è semplice nella forma, ma complessa nelle implicazioni: partire o restare?

Questa scelta rappresenta una tappa fondamentale, non solo per il loro futuro professionale, ma anche per la loro crescita personale.

Fino a pochi decenni fa, per le studentesse e gli studenti ticinesi la mobilità universitaria non era tanto un’opportunità, quanto una necessità. Non esisteva un’offerta accademica nel nostro Cantone, e chi voleva proseguire gli studi doveva varcare il San Gottardo o la frontiera. Con la nascita dell’Università della Svizzera italiana (USI) e della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI), il Ticino ha colmato questa lacuna, offrendo una formazione di qualità, radicata nel territorio e con una forte apertura internazionale.

Oggi, le nostre istituzioni accademiche sono riconosciute e apprezzate, attirano studentesse e studenti da tutta la Svizzera e dall’estero e contribuiscono a rafforzare il tessuto economico e culturale del Cantone. Questo è un grande risultato, ma pone anche nuove sfide: come possiamo favorire la mobilità? Come possiamo rendere il Ticino ancora più attrattivo per le giovani e i giovani d’Oltralpe?

Studiare fuori Cantone significa immergersi in nuove realtà, arricchire il proprio bagaglio culturale e costruire una rete di contatti che può essere preziosa per il futuro. L’esperienza all’estero – che sia in Svizzera o oltre confine – permette di confrontarsi con nuovi metodi di insegnamento, nuove prospettive e nuove sfide. Questa apertura è una risorsa straordinaria, e il Ticino deve saperla valorizzare. La mia speranza è che chi sceglie di partire trovi sempre nella sua valigia anche un biglietto di ritorno. Un ritorno arricchito da conoscenze, competenze e idee innovative, che possano contribuire allo sviluppo del nostro territorio. Per questo, dobbiamo lavorare affinché il Ticino offra opportunità di carriera interessanti, condizioni di lavoro competitive e un equilibrio tra vita professionale e personale che incentivi le e i giovani a rientrare.

D’altra parte, è altrettanto importante che il Ticino sappia attrarre studentesse e studenti da altre regioni della Svizzera e dall’estero. La presenza di studentesse e studenti provenienti da contesti diversi arricchisce il nostro ambiente accademico, stimola il confronto e rafforza la coesione nazionale. Negli ultimi anni, le università ticinesi hanno fatto passi importanti in questa direzione, grazie a programmi di scambio, collaborazioni con atenei svizzeri e internazionali, e un’offerta formativa sempre più competitiva. Tuttavia, dobbiamo continuare su questa strada, rendendo il nostro Cantone ancora più accogliente e attrattivo per chi vuole formarsi qui.

Il compito delle istituzioni è duplice: da un lato, dobbiamo garantire alle e ai giovani la libertà di scegliere il percorso che meglio risponde alle loro aspirazioni; dall’altro, dobbiamo assicurare che il Ticino sia una terra di opportunità, sia per chi decide di restare sia per chi sceglie di tornare dopo un’esperienza fuori Cantone. Vogliamo che ogni giovane possa scegliere liberamente, sapendo che al Sud delle Alpi vi sono opportunità reali per costruire il proprio futuro.

In questo contesto, il ruolo della politica è cruciale. Dobbiamo continuare a investire nell’istruzione superiore, nel sostegno alla mobilità studentesca e nelle politiche di attrazione dei talenti. La collaborazione tra il settore pubblico, il mondo accademico e il settore privato è dal canto suo essenziale per creare un ecosistema formativo e lavorativo capace di rispondere alle esigenze delle nuove generazioni.

Un contributo fondamentale per la riflessione odierna proviene dall’indagine “La mobilità degli studenti universitari. Dati e riflessioni sul Cantone Ticino” del signor Giorgio Robbiani. Un’analisi pubblicata l’anno scorso nella collana dei Quaderni della Divisione della cultura e degli studi universitari del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport.

Questo studio, a cura dell’Ufficio del controlling e degli studi universitari, fornisce dati preziosi e spunti importanti per comprendere le dinamiche della mobilità studentesca e orientare le future politiche in materia. A titolo di esempio, i risultati dell’indagine hanno permesso di introdurre un obiettivo specifico di politica universitaria cantonale per il quadriennio 2025-2028, che stabilisce l’intenzione di promuovere la mobilità studentesca attraverso l’uso di strumenti necessari ad attrarre un numero crescente di studentesse e studenti da altri Cantoni. Desidero ringraziare tutte le persone coinvolte nell’indagine e tutti coloro che, nei diversi ambiti di competenza, si adoperano per fare in modo che le studentesse e gli studenti ticinesi abbiano la possibilità di scegliere dove studiare e di farlo in università di ottima qualità. Il loro impegno è prezioso per garantire un futuro solido e competitivo al nostro Cantone.

Investire nella formazione universitaria significa investire nel futuro del Ticino. Significa creare un ambiente dinamico, stimolante e capace di rispondere alle sfide di un mondo in continua evoluzione. Significa favorire la crescita di un territorio che sappia accogliere il talento e trasformarlo in innovazione, sviluppo e benessere per tutte e tutti.

La mobilità studentesca non è solo una questione individuale, ma un fenomeno che riguarda l’intera società. Ogni scelta di studio è anche una scelta di vita, e noi – istituzioni, università, e comunità – abbiamo il dovere di creare le condizioni affinché ogni giovane possa trovare il proprio percorso, senza sentirsi obbligato a partire, ma nemmeno a restare.

Guardando al futuro, il nostro impegno deve essere quello di rafforzare ulteriormente le opportunità per le nuove generazioni, affinché possano contribuire con le loro competenze e la loro visione allo sviluppo del nostro territorio. Le sfide che ci attendono richiedono collaborazione, innovazione e una forte volontà di investire nel sapere.

Concludo ringraziando le oratrici e gli oratori che interverranno e tutte le persone che parteciperanno alla tavola rotonda per gli spunti e le discussioni che sono sicura ci arricchiranno e permetteranno lo sviluppo di un dibattito consapevole su questa tematica.