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Discorso

Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport

06 agosto 2025

Discorso

Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport

06 agosto 2025

Saluto della Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti in occasione della cerimonia d’apertura del Locarno Film Festival, 6 agosto 2025


– Fa stato il discorso orale –

Gentili ospiti,

è per me un piacere portarvi il saluto del Consiglio di Stato del Canton Ticino e del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport in occasione dell’inaugurazione della 78ª edizione del Locarno Film Festival.

Ein Ereignis von grossem Wert, historischer Bedeutung und Tradition, das jedes Jahr die ganze Stadt und Region in eine lebendige Werkstatt der Phantasie, der Begegnung, der Sprachen und der gemeinsamen Emotionen verwandelt.

Locarno est plus qu’un événement culturel: c'est une promesse qui se renouvelle. Une promesse que le cinéma nous a toujours faite - celle d'ouvrir des espaces pour raconter des histoires, mais aussi pour observer le présent avec un regard plus libre. Plus attentif. Plus solidaire.

Locarno places Ticino on an international map - yes - but even more, it brings the world to Ticino. And the world, today, strongly challenges us.

Il mondo ci trafigge con storie, racconti e immagini che non possono essere descritte solo a parole, come quelle che arrivano da Gaza. Situazioni che ci chiamano in causa intimamente, che ci tolgono l’alibi della distanza. Perché certe realtà non si possono ignorare.

Lo ricordano anche due opere recenti, entrambe segnate da una ferita profonda. Put Your Soul on Your Hand and Walk, presentato alla selezione Acid di Cannes, è nato dallo scambio quotidiano tra la regista Sepideh Farsi e la giovane fotogiornalista palestinese Fatma Hassona, che raccontava in prima persona la vita sotto assedio a Gaza. Fatma è stata uccisa in un bombardamento il giorno dopo l’annuncio che il film era stato selezionato: un silenzio imposto, tragicamente reale. Settimana scorsa, anche Awdah Hathaleen, attivista palestinese e collaboratore del documentario No Other Land, vincitore di un Oscar, è stato ucciso in Cisgiordania. Quel film – costruito da un collettivo di registi palestinesi e israeliani e che era stato mostrato lo scorso novembre anche al Festival per i diritti umani a Lugano – documenta lo sradicamento sistematico delle comunità di Masafer Yatta, e testimonia il potere del cinema di costruire alleanze, anche fragili, anche difficili.  
Queste opere ci ricordano che raccontare alcune realtà è, oggi, un atto di esposizione. Un atto di coraggio. E che le immagini – quando portano verità – possono diventare bersagli. Ma è proprio per questo che abbiamo il dovere di proteggerle e diffonderle. Di proteggere le storie e le persone che le rendono possibili. Di ascoltarle, di amplificarne il senso, di trasmetterne il messaggio, come un forte vento che trasporta semi a grandi distanze, nella speranza che tra questi ve ne siano che possano attecchire, mettere radici e far germogliare qualcosa di buono, almeno per il futuro.

Face aux tragédies humaines, l'art - et le cinéma en particulier - peut devenir un espace de résistance à la simplification. Un moyen de restaurer la complexité, la profondeur, la dignité et la beauté là où elles ont été effacées. Non pas pour diviser, mais pour comprendre. Non pas pour fermer, mais pour relier.

È in questa prospettiva che spazi come Open Doors assumono un valore culturale e sociale che va ben oltre il contributo artistico.

Wenig bekannten Kinematografien Raum zu geben, Gebieten der Welt, die in der globalen Filmproduktion weniger sichtbar sind, Regionen, in denen das unabhängige Kino als künstlerische Ausdrucksform besonders gefährdet ist, Geschichten, die oft von der vorherrschenden Erzählung ausgeschlossen sind, bedeutet, unseren Blick zu weiten, unsere Gewissheiten in Frage zu stellen, neue Stimmen in den Weltchor aufzunehmen. Es bedeutet, zur Entwicklung einer kollaborativeren und grenzenloseren globalen Gemeinschaft beizutragen, einer Gemeinschaft, die den Blick auf andere richtet und nicht von ihnen weg.

Ecco perché non posso che auspicare che i partenariati strategici sostenuti dal Dipartimento federale degli affari esteri che hanno permesso la realizzazione di progetti come questo possano continuare e non siano sacrificati sull’altare delle misure di risparmio.

In Ticino, lo scorso 12 giugno, il Gran Consiglio ha approvato il Messaggio del Consiglio di Stato che prevede la Concessione di contributi finanziari ricorrenti al Locarno Film Festival per il quinquennio 2026-2030 per complessivi 17 milioni di franchi (3.4 milioni di franchi all’anno per cinque anni) – in linea con gli scorsi anni – oltre che il rinnovo della convenzione tra la Repubblica e Cantone Ticino e l’Associazione Festival internazionale del film di Locarno, integrando gli obiettivi esposti nelle nuove Linee programmatiche cantonali di politica culturale. Una dimostrazione concreta dell’impegno e del sostegno del Dipartimento che dirigo, del Cantone, del settore pubblico, a questa manifestazione, e più in generale alla cultura in Ticino.

Tagliare sulla cultura significa limitare il nostro potenziale collettivo di riflessione, di empatia, di trasformazione. La cultura – non mi stancherò di dirlo – non è solo intrattenimento. È una delle più potenti leve della democrazia. E il cinema, in particolare, ha un potere raro: quello di farci vedere ciò che spesso preferiremmo non vedere. Di farci immedesimare nelle vite degli altri. Di farci abitare mondi lontani, di restituire umanità a ciò che il rumore dell’attualità tende a schiacciare.

Locarno, anche Città della pace, in questo senso, è un esempio virtuoso. Dimostra che una città può accogliere un evento internazionale senza snaturarsi. Può crescere, rafforzare la propria identità, offrire al mondo un volto aperto, generoso, autentico. Ecco perché in momenti come questi, così come per i 100 anni del Patto di Locarno, è giusto riflettere e fermarsi di fronte ad atrocità come quelle commesse nei confronti della popolazione di Gaza come altrove, lontano dalle luci della ribalta, ma è anche necessario e urgente chiedere alla comunità internazionale, al nostro Paese, a tutti noi, politica e società civile, di reagire per far mettere fine a tutto questo.

Ringrazio di cuore tutte le collaboratrici e i collaboratori, le volontarie e i volontari, le istituzioni pubbliche e private, le cittadine e i cittadini che, con passione e competenza, in passato come oggi, rendono questo Festival possibile.

E ringrazio voi, signore e signori.

In un mondo che alza muri, Locarno crea ponti.
In un tempo che isola, il Festival connette.
Ecco perché siamo qui.
Non solo per guardare film.
Ma per comprenderci meglio.
Per ascoltare di più.
Per lasciare che l’altro — anche quando ci scomoda — possa entrare a far parte della nostra storia.

Grazie al Locarno Film Festival per offrirci, ancora una volta, questa possibilità.
Merci, Danke, Thank you, grazie a tutte e tutti voi e lunga vita al Festival!