Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport
Discorso
Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport
17 novembre 2025
Discorso Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti, direttrice del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport in occasione del 50esimo anniversario della Scuola speciale cantonale, 13 novembre 2025, Locarno, Palacinema
– Fa stato il discorso orale –
Gentili signore e signori,
sono davvero lieta di essere qui per celebrare insieme a voi i cinquant’anni dalla creazione dell’Ufficio della pedagogia speciale e del primo regolamento che ha di fatto sancito la nascita della Scuola speciale cantonale ticinese. È un traguardo importante, che porta con sé una storia fatta di impegno, passione e dedizione.
È particolarmente bello condividere il momento odierno con voi tutte e tutti. Con voi famiglie, con voi genitori, con Atgabbes, l’associazione ticinese di genitori ed amici dei bambini bisognosi di educazione speciale. Il modello ticinese, il cammino ticinese, vi deve molto. Avete portato e portate quotidianamente grandi responsabilità sulle vostre spalle e al tempo stesso avete dato il là, e poi contribuito notevolmente negli anni, a quella che è l’offerta scolastica odierna.
Ed è un piacere condividere questa occasione preziosa con voi docenti e rappresentanti della scuola, che avete nel tempo continuato a credere nella vostra missione educativa, portando avanti il lavoro con professionalità e sensibilità. Un impegno, questo, che è proseguito pure nei momenti più complessi. Oggi non celebriamo soltanto un anniversario, ma anche il coraggio, la perseveranza e la passione che continuano a far vivere e crescere la nostra scuola e la nostra società.
ll “modello ticinese” è sempre più osservato e ammirato Oltralpe. È un sistema su cui vogliamo investire e che vogliamo affinare ulteriormente. È un sistema tuttavia, lo sappiamo, confrontato, ancora negli ultimi anni, a condizioni generali non facili: a discussioni talvolta accese intorno al concetto di inclusione, alla pressione che si fa sentire sulle finanze cantonali. Ricordiamo tutti il tentativo, un anno fa, di una parte del parlamento di intervenire in modo massiccio sul settore, tentativo fortunatamente sventato da un vero e proprio sollevamento popolare, da oltre 10'000 firme raccolte in brevissimo tempo da enti, associazioni, famiglie, mondo della scuola, cittadine e cittadini. Bisogna stare all’erta dunque, nulla è scontato, ma c’è un fronte unito conscio del valore di quanto facciamo.
E a questo fronte, a noi tutti, spetta il compito di lavorare per il futuro. Per guardare avanti, bisogna avere presente quel che è stato. Che anche l’intento di questa serata.
Il grande pregio della storia della Scuola speciale ticinese è di aver saputo superare, già a suo tempo in maniera tra l’altro avanguardistica rispetto al resto della Svizzera, il modello separativo come unica proposta didattica per le allieve e gli allievi con bisogni educativi particolari. Valorizzando l’importante lavoro delle fondazioni che fino a quegli anni si erano dedicate all’educazione di alunne e alunni con bisogni educativi particolari, mantenendo tale offerta per risposte mirate, offrendo però anche proposte il più integrate possibile per le allieve e gli allievi che le potevano sostenere. Questa trasformazione non è stata solo un cambiamento organizzativo, ma un passo decisivo verso una scuola capace di comprendere e valorizzare la diversità, considerandola in quanto tale, ovvero una risorsa.
Il processo di integrazione, avviato negli anni Settanta e poi sancito in modo concreto con il regolamento del 1975, ha rappresentato una svolta fondamentale. Grazie a quel passo, le prestazioni di pedagogia specializzata hanno potuto agganciarsi in maniera più stretta e proficua al contesto della scuola regolare. Il forte sviluppo che ne è seguito, di cui voi stesse e voi stessi siete testimoni diretti e attrici e attori, ha permesso di costruire un sistema educativo più inclusivo e dinamico.
Negli ultimi anni abbiamo compiuto – e siamo ancora all’opera – un ulteriore passo significativo: abbiamo iniziato a immaginare di progettare fin dall’inizio contesti scolastici in cui l’attenzione alle allieve e agli allievi con bisogni educativi particolari è parte integrante del sistema. Abbiamo scelto di abbracciare per davvero la sfida dell’inclusione e dell’accessibilità, trasformandola in un elemento strutturale, così da credere e investire su ogni allieva e ogni allievo, sul contesto classe, sugli istituti scolastici nel loro insieme. La presenza questa sera di numerose e numerosi rappresentanti di ordini scolastici, con diverse funzioni, è sintomatica di questa evoluzione e dell’avvicinamento dei contesti.
L’inclusione è una scelta precisa, profondamente umanistica, che sostengo con convinzione, quotidianamente e nel mio impegno politico. Significa fare in modo che ogni allieva e ogni allievo abbia pari diritti e opportunità. L’inclusione e l’accessibilità sono anche il banco di prova della nostra capacità di essere una società equa e giusta.
All’interno di questo percorso, il ruolo della scuola speciale rimane decisivo. Pur rivolgendosi a una percentuale ridotta delle nostre alunne e dei nostri alunni, sostiene con competenza e dedizione chi, per ragioni diverse, necessita di particolare attenzione e cura. È grazie a questo impegno che molte bambine e bambini, ragazze e ragazzi, potenzialmente a rischio di esclusione, hanno potuto trovare un cammino formativo solido, orientarsi verso un mestiere o una collocazione istituzionale, e hanno potuto farlo sempre con dignità.
Negli anni, accanto all’offerta tradizionale delle classi a effettivo ridotto, inserite nei contesti scolastici ordinari per favorire lo scambio tra pari e l’interazione con i coetanei, si sono sviluppate anche sezioni e classi inclusive. Queste proposte didattiche, con quelle più istituzionali, interpretano il principio di accessibilità che intendiamo promuovere: da un lato offrono protezione e sostegno mirato, dall’altro incoraggiano l’autonomia e la partecipazione attiva.
Percorsi personalizzati e attività mirate allo sviluppo di competenze trasversali hanno rappresentato la base del successo degli ultimi cinquant’anni. Ora spetta a noi valorizzare ulteriormente questo patrimonio, affinché possa essere inserito in un contesto stesso di didattica inclusiva.
Per il futuro, immagino che questi percorsi possano intrecciarsi ancora più strettamente con quelli della scuola ordinaria, dando vita a una scuola unica: una scuola capace di accogliere tutte e tutti, speciale per ognuno e in grado di offrire al proprio interno i sostegni necessari per rispondere alle esigenze di ogni allieva e ogni allievo. E, tra l’altro, considerando ogni allieva e allievo una risorsa per le compagne e i compagni.
Tutto ciò richiede impegno, sia umano che finanziario. Sul primo non nutro alcun dubbio: in campo abbiamo tante energie, persone che ci credono, un’alleanza solida – lo vediamo già solo qui, questa sera – che fanno ben sperare. Sul secondo, invece, sarà essenziale far comprendere a tutto il mondo politico che gli interventi per la scuola, in generale, e per le allieve e gli allievi con bisogni educativi particolari, nello specifico, non sono semplici costi, ma veri e propri investimenti. Investimenti che dobbiamo fare in modo oculato, certamente, ma indispensabili. Risparmiare oggi significherebbe pagare domani un prezzo ben più alto in termini di prestazioni assistenziali, aumento delle disuguaglianze ed esclusione sociale.
Posso garantirvi che continuerò a impegnarmi affinché l’attenzione nei confronti delle allieve e degli allievi con bisogni educativi particolari permanga e anzi si rafforzi negli anni a venire. Per una scuola profondamente umana, equa e di qualità, per tutte e tutti.
Grazie ancora a voi genitori, associazioni, docenti, direzioni, cittadine e cittadini, e non da ultimo a voi relatrici e relatori e organizzatrici e organizzatori di questa serata, per il vostro prezioso contributo alla nostra società.




