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Discorso

Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport

21 novembre 2025

Discorso

Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport

21 novembre 2025

Intervento della Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti all'evento "Curare il presente, riparare il futuro" Tavolo di dialogo DECS-DSS 20.11.2025, Mendrisio


- Fa stato il discorso parlato -

Gentile signor Intraina, direttore dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, che gentilmente ci ospita oggi,
gentili relatrici e relatore: professoressa Mucci, signora Nania, signor Lanfranchi,
gentile collega Consigliere di Stato,
gentili membri del tavolo di dialogo DECS-DSS,
gentili signore e signori,


sono lieta di essere con voi per questo importante evento, “Curare il presente, riparare il futuro”, organizzato tra l’altro in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell’adolescenza.

Il disagio giovanile sta interessando fasce sempre più ampie della popolazione, con un’età che tende progressivamente ad abbassarsi, toccando ragazzi e ragazze e, in misura crescente, bambini e bambine. Questa evoluzione desta forte preoccupazione. Per il Consiglio di Stato, per il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, che rappresento, per il Dipartimento della sanità e della socialità – ne parlerà il collega De Rosa – il tema è al centro dell’attenzione. Il Programma di legislatura stesso 2023-2027 prevede che vengano date risposte al disagio giovanile. A ciò si aggiunge la constatazione di una diffusa fragilità familiare. Le famiglie sono confrontante a una realtà difficile, sono sempre più in difficoltà. Difficoltà che non risparmiano, e anzi si fanno talvolta “travolgenti”, per le giovani generazioni.

Il benessere di allievi e allieve – e nello specifico il loro benessere psicosociale – è uno degli obiettivi cui mira il DECS. Nella scuola entrano infatti i problemi della società. La scuola è talvolta l’ultimo – o l’unico, quando non ci sono altri servizi coinvolti – baluardo di ascolto, di accoglienza.

Come sapete, sin dal mio arrivo alla direzione del DECS, ho reputato indispensabile investire nella promozione del benessere di allieve e allievi. Negli ultimi due anni abbiamo intensificato gli sforzi sia sul fronte della prevenzione del disagio, sia su quello della gestione delle singole situazioni, con un notevole investimento da parte delle figure e dei servizi preposti nella scuola e attraverso un rafforzamento della collaborazione con gli attori esterni.

Gli sforzi per far fronte a tali difficoltà, anche di fronte alla crescente complessità dei singoli casi, non possono venire da un singolo attore, da un singolo dipartimento. È indispensabile avanzare in modo coordinato e compatto con tutte e tutti i servizi preposti, mettendo in rete il sapere, le competenze, le energie. Di qui la creazione, nel 2022 da parte del Consiglio di Stato, sulla scorta degli scambi già in essere negli anni precedenti, del tavolo di dialogo DECS-DSS.

Dalle scuole, dalle direzioni scolastiche, dai docenti e dalle docenti, crescono le segnalazioni di problematiche, anche psichiatriche, tra allievi e allieve, come pure di difficoltà nella gestione di comportamenti confrontativi. Numerosi i bisogni evidenziati dal corpo insegnante pure nei miei scambi con loro (sto ad esempio incontrando tutti e 36 i collegi docenti delle sedi di scuola media, ma ho avuto scambi anche con il corpo docente delle scuole comunali e con quello delle scuole del posto-obbligo). La scuola si sta interrogando e sta cercando risposte concrete da offrire agli allievi e alle allieve, sia all’interno delle sedi stesse (unità scolastiche differenziate, educatori ed educatrici di istituto, esperienze cosiddette di time-out…), sia attraverso i servizi territoriali. Sono svariate le risposte – alcune in fase di sperimentazione – da parte delle singole sedi. Le segnalazioni provenienti dagli istituti scolastici, dal 2022, trovano inoltre spazio e accoglienza nei lavori del tavolo di dialogo DECS-DSS, che affronta la questione in modo trasversale, andando a fondo nell’ambito della gestione delle situazioni di allievi e allieve con disagi di natura sociale, psichica, affettiva.

Dicevo che il fenomeno è purtroppo trasversale agli ordini scolastici. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, nelle scuole medie superiori si è registrato un aumento di allievi e allieve che esprimono malesseri psicofisici, talvolta molto gravi. Penso anche al preoccupante numero di suicidi tra i giovani, una realtà che non vorremmo esistesse, che purtroppo c’è, e di cui dobbiamo parlare. Le cause dei malesseri non si limitano all’ansia da prestazione; includono incertezze sul futuro, difficoltà relazionali e problemi familiari. Queste problematiche richiedono una risposta concreta e urgente da parte nostra, da parte degli adulti. Una risposta che sappia però coinvolgere anche le ragazze e i ragazzi, riconoscendoli come parte attiva nella costruzione di soluzioni e di un contesto più sicuro e attento al loro benessere.

La collaborazione tra scuole medie superiori e Servizi medico-psicologici dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, avviata negli anni ’90, si è evoluta con la presenza diretta degli operatori e delle operatrici nelle scuole, che si aggiunge a quella dei docenti mediatori e delle docenti mediatrici. Riflessioni sono attualmente in corso su come affinare questa collaborazione, sostenendo al tempo stesso anche il corpo docente, sempre più sollecitato. Una misura puntuale, adottata con l’avvio dell’anno scolastico in corso è la modifica dell’articolo 48 del Regolamento delle scuole medie superiori al fine di consentire ad allievi e allieve che hanno già ripetuto una classe nel primo biennio di poterlo fare anche nel secondo, così da togliere un po’ di pressione.

Un punto fermo, cui penso tutti e tutte noi siamo intanto approdati, è la convinzione della necessità di investire sull’intervento precoce, sia in chiave preventiva, sia per individuare tempestivamente le criticità. Spesso i casi arrivano in condizioni già compromesse, richiedendo interventi reattivi anziché progettuali. La scuola, attraverso servizi specifici (servizi dell’educazione precoce speciale, sostegno pedagogico nella scuola dell’obbligo, docenti mediatori e mediatrici nelle scuole del post-obbligo), può offrire risposte concrete. È però necessario investire su questi servizi, poiché un intervento precoce riduce gli effetti negativi. Ad esempio, alle scuole medie, il lavoro del team di sostegno pedagogico può prevenire l’abbandono scolastico (ben prima di arrivare a quella soglia critica delle 200 ore di assenza), evitando conseguenze gravi per i giovani e le giovani e per la società. Sono necessari interventi precoci di fronte a segnali di disagio, dicevo, ma anche azioni mirate fin dalla prima infanzia, includendo il rafforzamento delle competenze genitoriali (il collega De Rosa dirà di più sul tema).

Cruciali, poi la formazione e gli sforzi nella ricerca. Negli ultimi anni abbiamo fatto in modo di moltiplicare le occasioni di scambio tra attori differenti, a numerosi livelli. Per sostenere operatori e operatrici è fondamentale la dimensione formativa, al centro dell’attenzione del tavolo di dialogo DECS-DSS stesso: formazione di base, formazione continua e informazione. La giornata odierna rappresenta precisamente un momento prezioso di approfondimento e di scambio sul tema. Altri passi sono in atto, come l’aggiornamento della formazione, via la Scuola universitaria federale per la formazione professionale (SUFFP) per docenti mediatori e mediatrici. Anche il mandato di ricerca in definizione con la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI), di cui parlerà nel suo intervento il capo della Sezione della pedagogia speciale, Mattia Mengoni, va in questa direzione, aiutandoci a delineare ulteriormente i contorni del fenomeno. A lungo termine, il DECS potrebbe – vorrebbe – immaginare approcci educativi e culturali che integrino temi legati alla genitorialità e alla gestione delle relazioni nei percorsi scolastici.

Il DECS e il DSS sono intenzionati a moltiplicare gli sforzi. La mia gratitudine va a coloro che hanno organizzato l’evento odierno (permettetemi di citare Marco Galli, Mattia Mengoni come pure i loro collaboratori); ai membri del tavolo di dialogo DECS-DSS; a tutti e tutte coloro che sono attivi quotidianamente dentro e fuori la scuola in favore di allievi, allieve e famiglie; a voi che siete presenti oggi. La società tutta – va però detto – deve fare la sua parte. Politica, economia, cittadini e cittadine. Dobbiamo interrogarci sulla direzione che vogliamo prendere. Su quale mondo desideriamo offrire ai nostri figli e alle nostre figlie, agli adulti e alle adulte di domani. Vogliamo una realtà polarizzata, segnata da un individualismo crescente, talvolta alienante, spaccata tra chi ha troppo e chi ha decisamente troppo poco, in cui problemi crescenti si trasmettono di generazione in generazione fino a colpire i più piccoli e le più piccole? Oppure aspiriamo a una realtà caratterizzata dall’interesse degli uni per gli altri, da un importante senso di appartenenza e di comunità, dalla cura e dall’attenzione per ogni suo membro, dalla fiducia nelle potenzialità di ognuno, e, soprattutto, che non lascia indietro, non abbandona nessuno?

Io credo che eventi quali quello odierno – uniti ai grandi sforzi al fronte, sul terreno, da parte di voi tutti e tutte – lascino ben sperare. Il vostro contributo è prezioso e dimostra che possiamo continuare a credere in una società profondamente umana.

Vi ringrazio per l’attenzione.