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Autori: Alessandra Spagnolo Mantovani
Autori: Paolo Beltraminelli
Data: 22 marzo 2013

A colloquio con il Presidente del Consiglio di Stato Paolo Beltraminelli

Dirigere come un direttore d'orchestra

Ad un mese dalla sua nomina, incontriamo il Presidente del Consiglio di Stato Paolo Beltraminelli. Con lui discutiamo di collaborazioni, progetti e sfide che attendono il Consiglio di Stato.

Innanzitutto congratulazioni per questa nomina. Di temi caldi ce ne sono davvero tanti, lei da quale partirà?

Sarà soprattutto l'agenda politica a dettare le sue esigenze. Ma se dovessi scegliere un tema opterei per la ripresa del dialogo con il Parlamento. A fine 2012 era stata definita una sorta di road map per ricondurre le finanze del Cantone all'equilibrio finanziario. È giunto il momento di metterla in pratica, in accordo con il Parlamento e la commissione della gestione.
Ma tra le mie prerogative figura pure la "cooperazione istituzionale", che dev'essere una costante nei rapporti tra Governo e Parlamento. Il Presidente del Governo ticinese non ha poteri effettivi, ma è una sorta di direttore d'orchestra. Se dirige bene i primi violini, l'intera orchestra eseguirà il pezzo in armonia: ciascun elemento sarà stimolato ad agire con senso di responsabilità. E per responsabilità intendo quella di tutti, dei politici, ma anche dei cittadini e delle imprese. Infatti il Governo non risponde solo al Parlamento, ma a tutti i ticinesi che per questo anno di Presidenza cercherò di incontrare. Dopotutto la politica diventa interessante quando cessa di essere mera amministrazione, per dedicarsi ai problemi veri della gente.


In questi due anni ha potuto visionare ed in parte occuparsi anche di altri dossier: quale è quello più accattivante?

Mi ritengo una persona molto curiosa per cui non ho una vera e propria Top 10 dei temi accattivanti. Semmai in questi mesi ho "scoperto" il piacere di occuparmi di questioni per me nuove. Ad esempio ve ne è una che non avevo mai considerato durante la mia lunga militanza politica e che riguarda la questione degli alloggi a pigione moderata per gli anziani. Con l'invecchiamento della popolazione, c'è una crescente richiesta di appartamenti ad affitti ragionevoli che una persona anziana non sempre riesce ad individuare. Come Stato ci limitiamo a stabilire un contatto tra domanda e offerta, ma non si effettua alcun servizio di mediazione. A mio parere varrebbe la pena creare una sorta di "label di qualità" affinché i promotori immobiliari siano consapevoli - e il cittadino sia informato - della necessità di disporre di un'offerta maggiormente variegata a prezzi morigerati.


La strategia adottata dal Governo di lavoro interdipartimentale non crea una distrazione di "troppi cuochi in un'unica cucina"?

In ogni cucina, come peraltro anche nelle sale operatorie - tanto per rimanere nei "miei" temi - ci sono sempre un capo-cuoco o un primario che decidono con autorevolezza, atteggiamento molto distinto dall'autorità. Ci sono temi trasversali che toccano più dipartimenti: la cucina è di tutti, ma poi è il dipartimento di riferimento che assume le sue responsabilità e decide.
Più in generale mi piace pensare ad un'amministrazione pubblica in cui gli impiegati sappiano operare con elasticità rispetto alle funzioni ordinarie, al fine di garantire una maggiore responsabilità individuale nella gestione del lavoro. Solo così possiamo sperare in una riforma dei processi e in definitiva in uno snellimento delle procedure.


Nell'ultimo periodo il Ticino ha dovuto alzare la voce con Berna su diverse questioni: come mai facciamo così fatica a farci ascoltare?

Il mio punto di vista è leggermente più sfumato del suo. Anzitutto non mi pare che quest'ultimo periodo sia diverso dai precedenti e in ogni caso alzare la voce non rientra nel mio stile. A Bellinzona come a Berna usare i toni di ricatto, di ritorsione, o brandire le scarpe in aria - come fece un personaggio storico - non devono essere strumenti usuali.
Caso mai occorre dedicare tempo alla ricerca di soluzioni di compromesso, purché eque, supportate da motivazioni solide. Fondamentali nelle relazioni con Berna sono i contatti con la Deputazione ticinese alle Camere e il costante lavoro di lobbying presso l'amministrazione federale. Solo così riusciamo a guadagnare autorevolezza e incisività agli occhi della Confederazione. E qualche frutto lo abbiamo già raccolto: pensiamo al cambiamento di rotta adottato dal Dipartimento federale dei trasporti a sostegno di un completamento del tunnel del Gottardo o più recentemente al dietrofront della Commissione della sanità che ha deciso di riprendere in mano il dossier delle riserve dei premi malattia cumulate nel passato.


Quale è il treno che il Ticino non può permettersi di perdere?

La sfida più importante è indubbiamente quella demografica. La popolazione ticinese cresce ed invecchia ogni anno, determinando di riflesso un aumento della domanda di ogni genere di servizio, dalla formazione alla sanità e sul finire del percorso di vita anche di case per anziani.
Quello della mobilità è senz'altro un treno che non possiamo permetterci di perdere. Mobilità lenta ma anche l'offerta dei trasporti pubblici connessa con il progressivo crescere della domanda. L'apertura di AlpTransit cambierà sostanzialmente il nostro modo di vivere e ho la netta impressione che non siamo ancora pronti a questo. Ma anche il piano della aggregazioni dei comuni ticinesi ridisegnerà il volto del Ticino, consentendo la ridefinizione di nuove realtà istituzionali e sociali. Insomma la carne sul fuoco è molta sia per me che per i miei colleghi di Governo.