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N1 - 2018

prospettiva

Autori: Raffaella Castagnola Rossini
Data: 15 gennaio 2018

La cultura? Sempre più digitale

Le «digital humanities» cambieranno il modo di conoscere e godere il patrimonio ticinese

La cultura non è semplicemente la somma di diverse attività, ma un modo di vivere

T. S. Eliot


Che ne sarebbe della cultura senza i genî che l’hanno creata? Domanda stimolante. Oggi tuttavia – nello stile giocoso degli scrittori patafisici, che s’incantavano per certe impercettibili variazioni omofoniche – ne poniamo volentieri un’altra: che ne sarebbe della cultura senza i genieri che la sostengono? Ad essi, infatti, tocca il compito di renderla accessibile, godibile, feconda, di aggiornare le infrastrutture esistenti e di crearne di nuove, di mappare le correnti che attraversano questo mare aperto della nostra contemporaneità e di navigarle al meglio. Se il genio crea, il «geniere della cultura» organizza e diffonde; egli è il vero tramite fra il patrimonio culturale e scientifico di un territorio e chiunque voglia conoscerlo per studio, passione, lavoro.

Tra gli operatori culturali del Canton Ticino, ci sono i centri di ricerca che operano sotto la Divisione della cultura e degli studi universitari. Si tratta di un polo di servizi d’eccellenza che da diversi decenni utilizzano sguardi e metodologie afferenti le discipline più diverse e che oggi sono confrontati, tra le molte, con una sfida non da poco: la digitalizzazione. Il «campo di battaglia» – una battaglia di pace e condivisione, naturalmente – è quello conosciuto col nome di digital humanities.

In questo settore la DCSU ha in cantiere un numero considerevole di progetti, gran parte finalizzati a favorire l’accesso ai fondi e agli archivi custoditi dagli istituti. Il più conosciuto è il portale web Sàmara, gestito e promosso dal Sistema per la valorizzazione del patrimonio culturale (SVPC). È un luogo di accesso unico che raduna fonti come il Dizionario storico della Svizzera, i fondi fotografici dell’Archivio di Stato, quelli della Fonoteca nazionale svizzera, del Monetario cantonale (Ufficio dei beni culturali), della Pinacoteca Züst e del Sistema bibliotecario ticinese. Sempre sul web un altro punto di riferimento è l’Agenda dell’Osservatorio culturale, aggiornata quotidianamente con eventi e novità in calendario nella Svizzera italiana: un sito di servizio per il grande pubblico, ma anche, in egual misura, un capillare strumento di raccolta dati e di archivio per le ricerche statistiche di valenza culturale ed economica condotte dallo stesso OC. Altra collaborazione della Divisione è quella con la RSI per lo sviluppo della piattaforma lanostrastoria.ch, su cui istituzioni e privati possono pubblicare online i loro archivi, condividerli e dare così il proprio contributo alla memoria collettiva della nostra regione. Sono, questi, solo tre esempi nell’ambito di un processo di digitalizzazione della cultura ticinese che assumerà, nei prossimi anni, un’importanza strategica sempre più elevata.

In quest’ottica la DCSU sta promuovendo un programma trasversale che coinvolge tutti i suoi istituti: l’elaborazione di una biblioteca digitale comune. Avviato nel 2015, esso vuole sostenere la divulgazione dei volumi – si partirà con la digitalizzazione delle Edizioni dello Stato del Cantone Ticino e delle Borse di ricerca gestite dalla stessa DCSU – sotto forma di documento ricercabile e consultabile online.

Grazie alla messa in rete di queste e di molte altre pubblicazioni, ad oggi esistenti unicamente in forma cartacea, i contenuti godranno di una «seconda vita» e stimoleranno, con la loro linfa, nuovi interessi scientifici all’interno della vita intellettuale ticinese (e non solo). Attualmente, è in corso la prima fase del progetto comprendente il censimento delle opere e la raccolta dei documenti elettronici. A stretto giro, arriverà, ove necessaria, la digitalizzazione. La seconda fase concernerà la pubblicazione online. Un vero «tsunami» di cultura e materiali di consultazione molto preziosi, a un tiro di web dalle nostre ricerche e passioni.


Il 2018, l'Anno europeo del patrimonio culturale

Per incoraggiare condivisione e valorizzazione del proprio patrimonio culturale, per sensibilizzare alla storia e rafforzare il senso d’appartenenza, la Svizzera ha deciso di aderire al progetto UE sul 2018 come «Anno europeo del patrimonio culturale». La campagna elvetica, lanciata dal consigliere federale Alain Berset a metà dicembre a Berna, punta «a mettere in risalto il potenziale del nostro patrimonio culturale per uno sviluppo democratico e sostenibile della società». L’Anno del patrimonio farà quindi da cornice a numerosi eventi (organizzati da enti pubblici o privati) su tutto il territorio elvetico. Le varie attività sono coordinate dall’associazione promotrice Anno del patrimonio e saranno pubblicate su una piattaforma on-line dedicata. In questo contesto, la Divisione della cultura e degli studi universitari (DCSU) del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) sta realizzando un progetto di valorizzazione del patrimonio culturale del Canton Ticino, con l’intento di presentare e promuovere le eccellenze custodite nei suoi istituti. A breve verrà pubblicato il programma delle manifestazioni cantonali.


Raffaella Castagnola Rossini, direttrice della Divisione della cultura e degli studi universitari