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N2 - 2021

digitale, agg.

Autori: Clara Lucchini
Data: 21 dicembre 2021

Una pinacoteca sempre più "social"

La Pinacoteca cantonale Giovanni Züst è attiva su Facebook, Instagram e Youtube. Ma come si gestisce un'attività del genere? Intervista alla collaboratrice scientifica Alessandra Brambilla

Signora Brambilla, come mai avete ritenuto importante rendere la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst presente anche in forma digitale?

«I social rappresentano ormai una forma di comunicazione a nostro parere imprescindibile per qualsiasi istituto che si rivolga al pubblico. Consentono infatti una trasmissione più agile e diretta rispetto ad altri mezzi di informazione (sito web, mailing list, canali di stampa).»

Quali riscontri avete ricevuto sui vostri canali Facebook e Instagram, oltre che sulla playlist dedicata all'interno del canale Youtube del canton Ticino?

«La presenza della Pinacoteca su Facebook è consolidata da tempo, mentre su Instagram siamo sbarcati da solo un paio d’anni, grazie a un progetto pilota del Cantone. I riscontri sono soddisfacenti: vediamo infatti un incremento lento ma costante dei follower e un buon livello di interazioni quando si propongono quiz o sondaggi che richiedono una partecipazione più attiva del nostro pubblico. Le visualizzazioni su YouTube potrebbero forse essere migliorate: il nostro inserimento all’interno del canale dello Stato da un lato ci consente un buon inquadramento “istituzionale” mentre dall’altro ci pare che penalizzi a volte la visibilità.»

A chi intendete rivolgervi attraverso i vostri canali social?

«Naturalmente Facebook si indirizza maggiormente a un pubblico più “anziano”, mentre Instagram è seguito da una fascia più giovane, anche se nuovi canali stanno sempre più catturando il consenso dei giovanissimi. La comunicazione via social non vuole soppiantare l’esigenza – e il piacere – di una visita di persona al museo, ma rappresentare un momento informativo preliminare o di approfondimento. A volte, è un modo per avvicinare il pubblico, svelando i “dietro le quinte” e rendendolo così partecipe della quotidianità che si vive a porte chiuse. Durante i periodi di lockdown vissuti di recente ci siamo accorti di quanto i nostri visitatori ci seguissero con piacere nel mondo digitale ma anche come desiderassero fortemente poter tornare a trovarci. Ovviamente ci piacerebbe anche farci conoscere a un nuovo potenziale pubblico di persone interessate, che in seguito decida di venire a Rancate, anche se questo passaggio non è così scontato.»

Ogni mese proponete una puntata della serie “Sguardi sull’arte”, nella quale il giornalista Michele Fazioli dedica delle letture ad alcune opere custodite dalla Pinacoteca. Come è nata questa idea?

«L’idea è nata proprio durante le chiusure imposte dal COVID. Abbiamo iniziato a ragionare su nuovi contenuti da proporre al nostro pubblico e ci è sembrato opportuno lavorare per valorizzare quanto custodito dalla Pinacoteca, la nostra collezione permanente. Essa è solo in piccola parte visibile perché, a causa degli spazi ridotti e della proposta di frequenti mostre temporanee, siamo costretti a operare una selezione e a proporre le opere a rotazione. In un momento quindi in cui tutto si fermava abbiamo pensato che avremmo trasmesso un bel segnale aiutando a riscoprire il nostro patrimonio culturale e le ricchezze presenti sul territorio. Un incentivo a ritrovare le proprie radici e anche se stessi. L’intento era anche quello di stimolare una riflessione sul ruolo del museo oggi, la cui funzione ovviamente non si riduce a quella di uno spazio espositivo: come ricorda una bella definizione elaborata dall’ICOM, esso è un’istituzione al servizio della società e del suo sviluppo. È stato poi naturale per noi rivolgerci a Michele Fazioli, che già in passato ha collaborato con noi e che ha accolto con entusiasmo l’idea di partecipare a questo progetto. Desideravamo infatti che queste “letture” non fossero realizzate da uno storico dell’arte, ma da un divulgatore che fornisse un proprio punto di vista, anche molto personale, sulle opere, con l’intento di spingere il pubblico a mettersi a sua volta in gioco, vivendo e “sentendo” le opere.»

La prima puntata del ciclo di letture di Fazioli risale a quasi un anno fa (prima puntata pubblicata il 23.12.2020). Come procede il progetto e quali sono i risultati finora ottenuti?

«I riscontri sono stati buoni, abbiamo ricevuto email e telefonate da parte del nostro pubblico che desiderava esprimere il proprio apprezzamento per l’iniziativa. Le clip sono state caricate su tutti i nostri canali. Per ora il progetto è concluso, ma non è detto che non si decida di proporre in futuro una nuova serie.»