Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

News extra

Autori: Mattia Bertoldi
Data: 19 dicembre 2018

Ambasciatore della neve

Il capitano della Polizia cantonale Athos Solcà ha iniziato a fare il monitore a 34 anni, ma ancora si emoziona quando vede i più piccoli imparare a sciare

Essere monitore all’interno di uno sci club è una di quelle esperienze che molti ticinesi hanno vissuto da adolescenti. Eppure il capitano della Polizia cantonale Athos Solcà, classe 1965, ha svolto quest’attività per la prima volta all’età di… 34 anni. «Anche se scio da quando sono bambino» ci racconta, «non avevo mai avuto modo di cimentarmi nell’insegnamento. Nel 1999 ero membro di comitato dello Sci Club di Coldrerio, e quando ho notato che non c’era più nessuno di formato per lavorare coi più piccoli, mi sono messo a disposizione. Ho frequentato i corsi Gioventù e Sport e durante i corsi avevo il ruolo di… nonno del gruppo».

Che cosa l’ha stupita di più, in questa lunga carriera di monitore?

«La velocità di apprendimento dei più piccoli. Faccio un esempio: lo scorso sabato ero sulle piste e ho visto un mio monitore con un bambino che non aveva mai indossato gli sci; alla fine della giornata aveva già affrontato la sua prima discesa su una pista rossa. Mi piace poi vedere la voglia dei bambini nell’apprendere questo sport, ma anche la loro reazione quando ti complimenti con loro e pronunci quel “bravo, ben fatto” che li rende orgogliosi».

Svolge ancora l’attività di monitore a tempo pieno?

«No, partecipo alle uscite quando c’è bisogno. Nel 2008 mi sono spostato allo Sci Club di Mendrisio e sono diventato membro di comitato, nel 2012 sono stato eletto come presidente ed è una carica che ricopro ancora oggi. In questi anni ho cercato di coinvolgere i ragazzi e le ragazze per far sì che diventassero monitori, consapevole che ogni buona squadra può contare sull’entusiasmo dei giovani e l’esperienza dei veterani. Ho visto così formarsi nove monitori, ed è bello vedere come i corsi G+S oggi siano più approfonditi rispetto a qualche anno fa, con maggiore attenzione verso la metodologia d’insegnamento».

Rispetto al passato, lo sci è oggi uno sport più di nicchia. Se dovesse spiegare in tre punti perché un giovane dovrebbe cimentarsi in questa disciplina, quali sceglierebbe?

«Innanzitutto per il contatto che ti regala con la natura e il nostro territorio. In secondo luogo, perché pochi altri sport ti regalano quella sensazione di libertà che gli sci possono offrirti. Infine, iscriversi a uno sci club ti permette di vivere la dimensione del gruppo, dove gli obiettivi vanno inseguiti insieme e si sviluppa il senso di camerateria».

Lei da inizio gennaio ha assunto il ruolo di capo dello Stato Maggiore operativo della polizia cantonale. Quanto è importante l’attività sportiva per lei e per gli agenti del suo corpo?

«È molto importante. Io lo dico sempre: mens sana in corpore sano. Essere in buona forma fisica ti permette di assolvere il compito nel migliore dei modi, superando difficoltà inattese: pensiamo a un inseguimento o a un’operazione di lunga durata per il mantenimento dell’ordine».

Oltre alla presidenza dello Sci Club Mendrisio, lei è a capo della Società di tiro La Mendrisiense e dell’Associazione sportiva della polizia. Da dove nasce l’impegno a favore di questi sodalizi?

«Io credo molto nel volontariato e nel mettersi a disposizione del prossimo. Sono tutte attività che svolgo sempre con grande piacere e che ben si sposano non solo alla mia attività professionale, ma anche alla mia vita personale. Anche mia moglie, infatti, condivide questa passione e vedo che anche i miei due figli stanno seguendo la mia strada: uno è istruttore e l’altro fa monitore. E la cosa, ovviamente, mi fa molto piacere».