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News extra

Autori: Mattia Bertoldi
Autori foto: Ivan Vanolli
Data: 12 maggio 2023

«Mentre tagliavo l'ultimo metro di prato, il tosaerba mi ha abbandonato»

Dopo 35 anni di servizio, Guido Bellini (lo storico giardiniere di Palazzo delle Orsoline) va in pensione. L'intervista di ArgomenTi

Se passate da Palazzo delle Orsoline di prima mattina e ogni tanto lanciate un'occhiata verso il cortile interno, oltre le vetrate, avete sicuramente già visto Guido Bellini. Chino su un'aiuola per piantare dei fiori, proteso sugli arbusti mentre ne pota i rami oppure intento a spingere la tosaerba sui quattro quadrati di prato che duecento anni fa accoglievano gli orti delle suore orsoline – quando l'edificio era ancora un convento e questo spazio era un chiostro.

Due tagli dell'erba ogni settimana, e questo per 35 anni; ha iniziato quando il Cancelliere dello Stato era Achille Crivelli e in Consiglio di Stato c'erano Rossano Bervini, Pietro Martinelli, Giuseppe Buffi, Claudio Generali e Renzo Respini. Oggi, venerdì 12 maggio 2023, è stato il suo ultimo giorno di lavoro. «La cosa da non credere» ci ha raccontato, «è che il tosaerba che uso da 25 anni, proprio questa mattina, si è rotto. La trazione è saltata mentre tagliavo l'ultimo metro di prato. Forse anche lei sentiva che è arrivato il momento!»

Come è arrivato a lavorare per l'Amministrazione cantonale?

«Negli anni Ottanta c'era l'abitudine di affidarsi a ditte esterne per la manutenzione degli stabili, ma poi è stato deciso di assumere tre persone: un meccanico, un idraulico e un giardiniere. I primi due hanno smesso dopo pochi mesi, io invece sono rimasto. Di formazione sono giardiniere, ma in quel periodo lavoravo per un negozio di fai da te in seguito a un infortunio. Grazie a quell'incarico, sono potuto tornare a fare ciò che mi appassiona di più.»

Quali sono state le sue mansioni?

«Sono stato responsabile degli spazi verdi di 18 stabili amministrativi e ho sempre lavorato in autonomia, secondo un piano che ho seguito settimana dopo settimana. Inoltre mi sono occupato anche della sicurezza legata alle piante ad alto fusto (per esempio la canfora di Villa Pedotti) e delle piante nei corridoi di Palazzo delle Orsoline e negli studi dei Consiglieri di Stato.»

Quanti Consiglieri di Stato ha conosciuto in questi 35 anni?

«Ben 22. Per i loro studi abbiamo sempre privilegiato dracene e filodendri: ricordo che qualche volta, quando mi presentavo nei loro uffici per vedere che le piante stessero bene, c'erano degli altri funzionari che mi attendevano per chiedere consulenza sulle piante dei loro uffici.»

Qual è lo spazio nel quale ha preferito lavorare?

«Di sicuro la corte di Palazzo delle Orsoline, che negli anni Ottanta aveva un prato in pessime condizioni e una cinquantina di arbusti disseminati qua e là, senza un progetto preciso. Questi prati sembrano piccoli, ma in realtà hanno una certa dimensione e richiedono accorgimenti particolari. Il fatto che siano protetti da quattro muri alti, per esempio, fa sì ci sia poco ossigeno a livello del terreno: bisogna quindi pensare ai giusti trattamenti per evitare che l'erba sia colpita dai funghi. Da 25 anni, poi, ho sempre avuto lo stesso tosaerba che ho usato solo qui dentro, per evitare di introdurre per sbaglio specie invasive. Ho amato lavorare a Palazzo delle Orsoline anche perché è uno spazio molto rappresentativo e quindi mi sono sempre impegnato perché offrisse in ogni stagione il migliore colpo d'occhio possibile. Ho tagliato questo prato due volte a settimana e sempre tra le 7 e le 8, per non disturbare chi lavora e fare trovare tutto in ordine a chi inizia il turno.»

Quali cambiamenti ha notato nel corso della sua carriera?

«Una cosa che mi ha colpito è che fino a qualche anno fa il taglio del prato era necessario fino a ottobre. Oggi invece bisogna tagliare anche fino alla seconda metà di novembre: un chiaro segno del cambiamento climatico.»

Lei va in pensione a 61 anni. A cosa si dedicherà, adesso?

«Andrò avanti a fare ciò che ho sempre fatto, perché ho avuto la fortuna di trasformare la mia passione in lavoro. In tutti questi anni, una volta concluso il turno, ho sempre proseguito a lavorare a casa fino alle otto o alle nove ci sera. Il mio orto da 500 metri quadrati, le piante in casa, dare una mano ai vicini... Resto quindi con la mia vita tra la casa di Gorduno e la casa di montagna, continuando a fare il mio lavoro.»