Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

282 fALL fALÒ FALL2 (fál) s.m. Caduta (Poschiavo). Prestito dallo sv.ted. o dal ted. Fall ‘caduta’ [1], registrato in una raccolta inedita di voci dial. realizzata da un cultore locale, ma non confermato dai Mat. VSi né da successivi studi sul dial. di Poschiavo [2] né da una lista di tedeschismi radicatisi nella parlata locale pubblicata nel 1985 [3]. B i b l.: [1] Schwid. 1.734, SAnSOni 216. [2] SALViOni, Posch., Scritti 1.253-325, MiChAeL, Posch., TOGninA, Posch. [3] iSePPi, QGi 54.81. Galfetti fall  falá FALMÉNTA (falmnta) s.m. Boscaiolo, spaccalegna (intragna, Caviano, S. Abbondio). I falménta, i boscaioli addetti alle teleferiche usate per il trasporto a valle del legname (Caviano), scarp da falménta, scarpe da spaccalegna (S. Abbondio). etnico, dal nome della località omonima fusasi recentemente nel nuovo comune di Valle Cannobina, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Locarnese e Bellinzonese sono stati in passato mete privilegiate di flussi migratori stagionali per gli abitanti di falmenta, che vi trovavano lavoro come provetti taglialegna e, nel caso delle donne, come aiutoboscaioli e portatrici di legna [1]. B i b l.: [1] Cfr. zeLi, Valcannob. 24, ASV, Komm. 1.479. Galfetti FALÒ (fal) s.m. falò. Va r.: falò; falòcch(Arbedo-Castione), falòpp(Pura, Magliaso), falòtt (Losone, Brione s. Minusio), folò(Carasso, Cugnasco), fulò (Ludiano, Olivone, Cerentino, Cugnasco, Grancia, Carabbia), fülò(Brione Verz.). 1. fuoco di gioia formato in genere da una catasta di legna a forma conica, cui si aggiungevano arbusti, stoppie, fieno, ecc., il falò era acceso in occasione di ricorrenze o festività speciali, in particolare la vigilia o la sera di una sagra o della festa patronale, al termine o all’inizio dell’anno, per suggellare la fine del carnevale o per l’inizio o la fine della stagione alpestre così come, a partire dai primi del novecento, per la festa nazionale del primo di agosto [1]. in alcune località i falò erano in uso per celebrare altri avvenimenti: a Brusio la fienagione ai monti, a Gresso la fine dell’autunno, a Villa Lug., Gandria e Rovio la notte di natale, ad Arogno e Pedrinate la vigilia di natale, a Brè e Grancia la vittoria alle elezioni di un partito politico, a Gandria i matrimoni e l’apertura stagionale delle cantine di Caprino. Intant che i vacch i merésgia, strepém om pòo de sgiüpp da faa el falò er vigilia der Madòna, mentre le vacche meriggiano, strappiamo un po’ di rododendri per accendere il falò la vigilia della festa dellaMadonna (Sonogno [2]); –in fin da passegiada, lá, u l spéciaunbèll falò, duvaul riddu carnavaa u finiss in da fiamada, alla fine della passeggiata, là, lo aspetta un bel falò, dove le risa del carnevale finiscono inuna fiammata (Rivera [3]), or paiaröö, ch’o sariss or falò, ar favom ara fin dro carnavaa, il paiaröö, che sarebbe il falò, lo facevamo alla fine del carnevale (fescoggia [4]), a sam fórsi i üni in dru Taségn ch’i pizza amò ul falò a arnavè, siamo forse gli unici in Ticino che accendono ancora il falò per carnevale (Ludiano); – cun i margansc a favum el falò per brüsaa l’invèrnu, con le stoppie del granoturco facevamo il falò per bruciare l’inverno (Camorino); – ol prim d’agóst i taca da béll néu: falò e sciresètt e i svéidaümbüi ad bira, il primo d’agosto inizianodi nuovo: falò emortaretti e svuotano una vasca di birra (Biasca [5]); – a Carabbia, come informa il corrispondente di Grancia, si usava fá r fulò dó vòlt a r’ann, par san Sir e para fèsta du priór, fare il falò due volte l’anno, per S. Siro (9 dicembre) e per la festa del priore (prima domenica di febbraio). L’accensione del fuoco era motivo di competizione tra paesi vicini: a s ciurém a vidé ul falò ch’u s pizzé primi da l’altru e chéll ch’u duré pióndo, che l’éve pióndo béll, ci sorvegliavamo a vicenda per vedere il falò che si accendeva per primo e quello che durava di più, quale fosse più bello (Chironico [6]). i falò erano spesso alimentati da legname raccolto dai ragazzi del paese i giorni antecedenti l’accensione, facendo spesso a gara per costruire la catasta più alta, così che il falò durasse più a lungo; in varie località i giovani raccoglievano il combustibile con una questua accompagnata da una filastrocca: gió i légn, gió i légn de faa i falò, e chi che ma n da mía a ga i robarò, qua la legna, qua la legna per fare i falò, e a chi non me ne dà gliela ruberò (Caslano), légna, légna per faa el falò, chi me n daga chi ch’i pò, chi ch’i pò e i me n da mía, u végn el diavol a portái vía, legna, legna per fare il falò, che me ne dia chi può, chi può e non me ne dà, verrà il diavolo a portarli via (Vairano), ciribibí ciribibò, dém i légn da fá l falò, dém i légn da r’ann passá, sedenò i péa i va, ciribibí ciribibò, ... datemi la legna per fare il

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