Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

310 fAnT fAnTASÍA entra nel proverbio méimalmaridada che bégn fantescada, è meglio contrarre un cattivo matrimonio che rimanere nubile seppur benvoluta [7]. fantésca(Comologno,Minusio, Caviano, Rovio, Ligornetto [8]), fantèse (Sementina), fantèsche (Montecarasso) s.f. 1. Laccetto di nastro appuntato sotto la spalla per reggere la rocca. – 2. Paletta per raccogliere la cenere o la spazzatura (Comologno). fantíns.m.Monachetto del saliscendi (Soazza). fantisèla (S. Maria), fancèla (Posch.), fanèlla (Soglio), fangéla(SopraP.), fangèla(SottoP.), fangéle (Chironico), fangèlla (Soglio), fanscèla (Poschiavo), fantesèla (Palagnedra, Losone), fanżéla (Ludiano, Leontica, Ponto Valentino, Lev.), fanżèla(Biasca, Malvaglia, Chiggiogna, Dalpe, Airo - lo), fenżèla (Biasca) s.f. 1. Serva, fantesca; bambinaia. – 2. Donna addetta alla fienagione (Posch.). – 3. Laccetto di nastro appuntato sotto la spalla per reggere la rocca (Palagnedra). – 4. fattorino, strumento del falegname che sostiene ad altezza regolabile il pezzo da lavorare (Soglio). 1. Fangèla, donna che rimane a servizioper tutto l’anno, occupandosi di faccende domestiche e lavori di campagna (Castasegna), la fantesèla di fii, la domestica che accudisce i bambini (Losone). – Proverbi e sentenze: chéla tósa ch la raspa sǘ bégn la budéla, töla par padróna piütòst che par fanżéla, quella ragazza che ripulisce così bene la madia [= che è solerte e parsimoniosa], prendila come moglie piuttosto che come serva (Quinto), üna buna padruna la faüna buna fangéla, una buona padrona forma una brava serva (SopraP. [9]). Qui anche il doc. «fantexela» (Biasca 1583 [10]). Come  fant1, dal lat. infănTe(M) ‘bambino’, con aferesi della sillaba iniziale [11]. A eccezione del significato al par. 3., che è di tutta la Svit., il termine qui in esame presenta una distribuzione geografica pressoché complementare a quella della voce omonima, ed esiti distinti nelle poche località in cui vi è compresenza delle due (fant/ fanc nel circ. Giornico e a Chironico, fènt/ fènca Rossura, fante/ fènc, fènnella SottoP., dove la prima voce è da ritenere un italianismo venuto ad affiancarsi al più genuino  dagán2). Contrariamente a fant1, inoltre, esso non viene declinato nella forma femm. e la designazione delle figure corrispondenti alle accezioni esposte al par. 1. è perlopiù demandata al deriv. fantisèla: v. ad es. t par fant/ par fanżéla ‘assumere in qualità di servo/ -a’ (Osco). Quanto a quest’ultimo, per le var. breg. e posch., benché formalmente analoghe alle restanti, occorrerà pensare a un influsso del rom. eng. fantschella ‘id.’ [12], data l’assenza nelle aree in questione dell’equivalente designazione maschile nel primitivo. – Fantésca, nel significato che il termine assume anche in it., è documentato dai Mat. VSi solo a Villa di Chiavenna; per il suo deriv. ons. fantescá, che Lurati spiega come un’allusione al senso, attestato nella stessa località, di ‘paletta per la cenere o la spazzatura’ che la zitella avrebbe maneggiato per tutta la vita [13], si potrà pensare, più genericamente, al ruolo di fantesca, un tempo spesso riservato alle donne non sposate. – Quanto all’impiego di termini significanti ‘servitore’ per designare utensili di vario tipo (par. 4.1. e 7.), cfr.  faméi, par. 2. B i b l.: CheRuB. 2.89, MOnTi 74. [1] KeLLeR, SopraC. 63.58. [2] V. anche AiS 7.1591 P. 32. [3] V. anche AiS 5.1198 Leg. P. 41. [4] LuRATi, Bedretto 119. [5] QMMoes. 54. [6] AiS 8.1502 P. 70. [7] Cultura pop. 193. [8] AiS 8.1502 P. 93. [9] MAuRiziO, Clavenna 9.158. [10] BiAnCOni, Linguaggi 156. [11] ReW 4393, SALViOni-fARé, Postille 4393, Dei 2.1595, DeLi2 560. [12] DRG 6.90. [13] Lurati in Cultura pop. 43. Gianettoni Grassi fantaséll  fant2 FANTASÍA (fantaṡía) s.f. fantasia. V a r.: fantasía; fantaséa (Auressio, Loco), fantasgí (Chironico), fantasíe(Medeglia, Robasacco, Sementina, Bironico, Breno), fantasíia (Grancia), fentasíe (Gerra Gamb.), fentesía(Biasca). 1. fantasia, immaginazione, estro, creatività L’é omsgént de fantasía, è un tipo fantasioso (Sonogno), stu scolár u gh’a tanta fantasía, u dév vée lengiǘ tant, questo allievo ha tanta immaginativa, deve aver letto molto (Camignolo), i murusi che gh’éran mía fantasía tuévan gió i fras dal libru da méssa, gli innamorati privi di fantasia copiavano le frasi dalmessale: scrivendo allefidanzate (Chiasso [1]); faa lauraa la fantasía, far lavorare la creatività: inventare (Peccia), tégn a pòst ra fantasía, lássalamiga cór tròpp, tieni a bada l’immaginazione, non lasciarla correre troppo (Camignolo), a füria da léng rumanz ra s’è scaldád ra fantasía e ra sa créd chissá cussè, a furia di leggere romanzi le si è accesa la fantasia e si crede chissà cosa (Grancia). 2. Stramberia, fantasticheria, invenzione U gh’a dimá fantasí pala tèsta, ha solo idee strambe per il capo (Cavigliano), a vöi bé ttai mí tanti fantasíi, te li farò passare io tanti grilli per la testa (Grancia); i dis ch’o síamitǘ sgiǘ inSanPédro: veritá? fantasía?, dicono che sia sepolto in SanPietro: verità? invenzione? (Biasca [2]), al sgulèr par aria e cavall e üna scúa…al partégn ént al régn dala fantasía, il volare in aria a cavallo di una scopa appartiene al regno della fantasticheria (SopraP. [3]);

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