Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

260 fALC fALC dizionale, la falce fienaia compare già nell’iconografia medievale nella sua forma più evoluta, poi rimasta sostanzialmente immutata fino ai nostri giorni. essa si compone di una lama e di un lungo manico al quale viene fissata: la fauc l’a la lama cula cuèta, la véra da tacala, u mèni cula manigia d mézz e la manigia dadré, la falce ha la lama con il codolo, la ghiera per fissarla, il manico con l’impugnatura intermedia e quella posteriore (Airolo [5]). La tradizionale forgiaturamanuale della lama dell’attrezzo richiedeva particolare perizia ed era affidata all’opera di fabbri specializzati. Già piuttostoprecocemente iniziarono comunque a diffondersi manufatti di produzione industriale, poi smerciati nei mercati borghigiani a opera, anche in tempi recenti, di venditori ambulanti: la rinomata fabbrica di falci delle forges duCreux di Ballaigues nel cantone di Vaud, attiva dal 1783 al 1956, rifornì per decenni tutta la Svizzera di lame di ottima qualità [6], mentre quelle dellamarca grigionese Calanda erano diffuse soprattutto in Bregaglia.Molto apprezzate nella Svizzera italiana erano anche falci di produzione austriaca, immediatamente riconoscibili dalmarchio punzonato sul codolo unitamente alla misura della lama espressa in centimetri o secondouna numerazione convenzionale; popolarissimi furono ad esempio i diversi modelli della Schwanen Sense prodotta dalla ditta Redtenbacher di Scharnstein, attiva dallametà del Seicento fino agli anni Ottanta del novecento, caratterizzati dalla tipica coppia di cigni ed esportati in tutto il mondo: a gh uér crumpá na falc e ca la sii Made in Austria, na cód e ca la gh’a da vèss na vera bergamasca, un furchètt, ma ch’u gh’abi sú ul stèma du Guglièlmo Tèll, bisogna comprare una falce e che sia di fabbricazione austriaca, una cote che deve essere una vera bergamasca, una forca, ma che porti lo stemma di Guglielmo Tell (Sobrio [7]). L’acquisto dell’attrezzo poteva comportare una spesa consistente per il bilancio economico delle piccole aziende familiari: in cüi tém a gh’éra gnènn da fá: s pudéva mía crumpá dó fâlc a r’ânn, perè la custâvap sgiâdés dódas fran, a quei tempi [negli anni Quaranta del novecento] non c’era niente da fare: non si potevano nemmeno comprare due falci all’anno, perché costava poi già dieci dodici franchi (Ponto Valentino [8]). La lama, di lunghezza normalmente compresa tra 60 e 80 cm, è di forma leggermente arcuata; al tagliente, situato sul lato interno, concavo, si oppone la lunga costa rinforzata alla cui estremità è fissato il codolo. Questo porta nella parte inferiore un risalto destinato a inserirsi nel corrispondente alloggiamento situato sulmanico. L’angolodi apertura del codolo, e conseguentemente del manico, rispetto alla lama può essere all’origine di difetti che impediscono un corretto utilizzo dell’attrezzo: se questo ne risulta troppo divaricato si parla di falc avèrta(Ble., Posch.), falce aperta, che nel maneggio raccoglie troppo fieno rallentando e stancando l’operatore; se troppo acuto si parla di falc cióussa (Leontica, Olivone), fèlc sarèda (Bondo), falce chiusa, che risulta poco efficace raccogliendo a ognimovimentopocofieno. Anche l’inclinazione del codolo, e quindi del manico, rispetto alla lama hauna suaposizione ottimale: un tempo aLeontica erano ad esempio ritenute altrettanto difettose la fâlc che guarda i facia, falce che guarda in faccia, col codolo quasi parallelo alla lama che quindi risultava troppo rialzata dal terreno, e quella che va a terégn, che va verso il terreno, il cui codolo eccessivamente inclinato rispetto alla lama la faceva radere troppo. Si provvedeva pure a rivoltare leggermente verso l’alto la punta della lama per evitare che si conficcasse nel terreno. falci con la direzione del tagliente invertita rispetto al codolo sono destinate a falciatori mancini. La lama si fissa al manico tramite una ghiera, tenuta ferma da un cuneo di legno nei modelli più vecchi o bloccata tramite viti o una chiavetta nei modelli più moderni. il manico, diritto o leggermente incurvato, può essere di legno forte (frassino, noce, ciliegio) o, preferibilmente, di legno leggero ed elastico (tiglio, acero o salice) ed è provvisto di due impugnature, una situata alla sua metà e l’altra all’estremità opposta alla lama; le impugnature possono essere rivolte verso la lama o opporsi a essa, seguendo differenze regionali. Di produzione più recente sono anche manici di metallo. Si ritiene ben calibrata la falce che misuri uguale distanza tra l’impugnatura centrale del manico e le due estremità della lama e che, posta davanti a sé con l’estremità delmanico appoggiata sul piede fig. 45. il codolo di unmodello di Schwanen Sense (fot. A. d’Auria, CDe).

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