Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

365 FASTIDI FATéZZI diaa mostra invece l’esito regolare del latino -DJ- [8]. Le varianti infastibgiòe infestibgiòdi Isone presuppongono d’altro canto una forma in -b- (v. nella stessa località lòbgia‘ballatoio’ < franc. LAUBJA, abgiadegh‘abiatico’ < lat. tardo AVIāTICUM) che affiora negli ant. pad. fastibio, fastubio ‘fastidio’, fastibiò ‘infastidito’, fastibioso, fastubioso ‘fastidioso, suscettibile’ [9]. – Benché esistesse un lat. FASTIDIāRE‘recare fastidio’, l’assenza dell’infinito dial. nei maggiori diz. it. sett. fa pensare che fastidiass e fastidiè siano dei derivati del sostantivo dialettale. – Il termine capfastidi appartiene alla serie di composti formati con cap‘capo’ (v.  cap1, par. 2.1.). B i b l.: ChERUB. 2.94-95, MONTI, App. 37. [1] COMETTA, Streghe 7. [2] LURATI-PINANA230. [3] BEFFA125. [4] PASSARDI 115. [5] PASSARDI 115. [6] REW 3216,3217. [7] Cfr. DEI 2.1603-1604, DELI2 564, NOCENTINI 419, FEW 3.432. [8] ROhLFS, GrIt. 1.277. [9] PACCAGNELLA243. Mattei fastidiá, -diaa, -diós fastidi fastirada fasté fasuléri, fasurín fasöö FATA1 (fáta) s.f. Compito, lavoro fissato, assegnato (Crana, Intragna, Davesco-Soragno, Stabio, Poschiavo). Dal lomb. fata‘compito, lavoro che le maestre assegnano alle fanciulle della scuola’, che è stato ricondotto alla famiglia del lat. FăCERE ‘fare’ [1]; v. anche il sinonimo piem. fáita[2]. B i b l.: ChERUB. 2.96, MONTI 75. [1] SALVIONI-FARé, Postille 3128. [2] REP 621 s.v. fé. Genasci FATA2 (fáta) s.f. Sorta, qualità, tipo (Gravesano, Savosa, Stabio). Indúa è mai capitád spropòsit da sta fata!, dove sono mai capitati spropositi di questo tipo!: non è mai capitata una cosa simile (Gravesano [1]), un sbroiabutásc dala sò fata al duvaréss savéll, uno sbroiabutásc [= soprannome degli abitanti di Lugano] del suo genere dovrebbe saperlo (Savosa [2]). Probabilmente dall’it. fatta‘specie, sorta’ [3], forse attraverso il lomb. fata‘maniera, foggia’ [4]. B i b l.: [1] PASSARDI 115. [2] FOLETTI, Campagna lug. 38. [3] DEI 3.1605, DELI2 565, TLIO s.v. fatta1. [4] MON - TI, App. 37, ChERUB. 2.96. Genasci fatada fatt FATARÓM (fatarm) s.m. Fagotto, involto voluminoso (Lavertezzo). Attestazione isolata. L’etimo va probabilm. individuato in un derivato con doppia suffissazione -ŭLU + -ōNEdella base germ. *FATT- ‘vestito’, da cui si fanno discendere gli occit. fato‘cencio, straccio’, fatá‘avvolgere con un panno, un telo’, sv.rom. fata‘tasca; sacco, tasca indipendente, involto’, fatá ‘contenuto d’un sacco’ (hérémence), spagn. (asturiano) fatu ‘bagaglio, equipaggiamento personale che si trasporta in una sacca’, sp. hato‘fagotto, fardello’ [1]; quanto ad -ar< -ŭLU, cfr. il verz. (Brione Verz.) inamarii (amerí ‘intiepidire’, deriv. di amol ‘tiepido’), e il sottoc. bagiar ‘bilanciere, bastone ricurvo per portare secchi’ (bagiol). B i b l.: [1] FEW 3.434-436, 15.2.115-116, GPSR 7.1. 183-185, COROMINAS-PASCUAL 3.326. Galfetti fatasciada fatt fatéla fá1 fatería fatt FATEVÒBIS (fatevbis) inter. Esclamazione con cui si rinuncia a insistere, lasciando libertà di azione. Mí i faröss iscí, ma fatevòbis!, io farei così, ma fai come meglio credi! (Airolo). Da un lat. maccheronico «fate vobis», il cui intento è esprimere il significato ‘fate voi’, ma che viene reso con la forma lat. dat. VOBIS invece che con il nom. VōS [1]. In quanto inter., può essere rivolta anche a oggetti diversi dalla 2a pers. plurale. B i b l.: [1] Cfr. BECCARIA, Sicuterat 70, BONFADINI, Latin. 166. Genasci fatézze fatt FATÉZZI (fatzi) agg. Ingegnoso (Rasa [1]). Dall’it. fattizio‘fatto con arte, artificiale’ [2], aggiungendovi, per quanto riguarda la semantica, la componente dell’ingegno impiegato nell’ideazione o nella costruzione. La stessa tonica si ritrova in avarézzi

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