Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana

224 fÁ fÁ sul modello di dóo, dóu< lat. Dātu(M) [288]; a partire dallo stesso parallelismo, la rispettiva forma al pl. in Ble. è fai (< *-ātI), che va considerata quindi distintamente dalla forma omofona della koinè [289]; negli esempi raccolti a Comologno, la forma fóu si alterna con fècc [290]. La var. faa, attestata a ravecchia, Bellinzona, Gandria, Lugano e nel Mendr., sarà penetrata verosimilmente dal vicino com. o comunque dal lomb. cittadino [291]. La forma ficc di Aquila (par. 1.2.), consegnata a un aneddoto (cfr. Carlo, par. 2.1.5.b), sembrerebbe essere legata più a esigenze di rima che non a uno sviluppo locale particolare. Per una panoramica di tutte le forme del part. pass. v.  facc1. – Indic. fut.: una particolarità emerge nella SopraP., dove la 3a sing. risulta fagiará, probabilmente per analogia ad altri paradigmi del verbo, come fagéiva‘faceva’ o fagéss‘facesse’, i quali presentano il regolare passaggio -CI/E- > -ǧ- [292]. – Cong. pres.: accanto al tipo diffuso faga (3a sing.), sorto per analogia a diga‘(che egli) dica’, nel Bell. e in Mesolc. emerge il tipo fághiga (attestato ad es. a roveredo Grig. all. al più arcaico faga), che si allinea con l’uscita dei verbi regolari (ad es., mángigada mangiá ‘mangiare’) [293]. –Cong. imperf.: oltre al regolare esito faséss(3asing.), si registrano sporadicamente forme come féss (Poschiavo), fèssa(Menzonio), che trovano un riscontro nell’a. lomb. fesse e saranno da considerare forme abbreviate [294]; il tipo fass(Mendrisio), per cui cfr. il mil. fass [295], potrebbe invece essere sorto per analogia sui verbi regolari (v. ad es. cantass‘cantasse’). –Condiz.: tanto le forme faréss, -öss, -üss, -issa(3a sing.) quanto faròa(Poschiavo) esibiscono la desinenza dei verbi regolari (il paradigma posch. è costruito con l’infinito del verbo+ hABuI‘(io) ebbi’ + la desinenza [296]). Sporadicamente emerge anche il tipo lomb. cittadino faría [297]. – Imper.: qua e là è ancora documentato, per la 2a pl., l’esito regolare fasí, fesí (< lat. *fACītE) [298], mentre generalm. viene usata la corrispondente forma dell’indic. presente [299]. A Soazza e Mesocco, gli imper. faden(2a pl.), fadum(1a pl.) si allineano agli altri verbi regolari (cfr. cantaden da cantá ‘cantare’) [300]. –APoschiavo è stata registrata la forma del pass. rem. fécc ‘(io) feci’, la cui affricata finale non si spiega dalla 1apers. sing. del perfetto lat. fECI, bensì attraverso una forma in -etti, insorta sulmodello di stetti < *StEtuI ‘(io) stetti’ [301]. quanto alla semantica, il valore di ‘dire’ (par. 1.8.) è anche dell’it. colloquiale ed è registrato di norma nei dizionari di riferimento fra i significati di fare [302]; ci si chiede tuttavia se nello sviluppo di tale significato non possa aver avutoun ruolo anche il lat. fārI‘parlare, dire’ [303]. – Il senso di ‘attecchire, mettere radici’ (par. 2.2.) è anche dell’it., ma considerato raro [304] e muoverà dal significato di ‘generare, produrre’, mentre quello di ‘puzzare’ potrebbe sorgere dalla sfumatura di ‘emettere’ (par. 1.3.); i sensi di ‘fermentare’ e ‘macerare’ (par. 2.3.) muoveranno invece piuttosto da quello di ‘agire, avere effetto’. – Il significato eufem. di ‘morire’, raccolto a roveredo Grig. (par. 2.5.), è da leggere alla luce dell’agg.  facc1 nel senso di ‘giunto alla fine di un processo, finito’. – Il costrutto fare con + sost. (par. 2.6.5.) ricalca un’espress. diffusa nel romancio che veicola il valore di ‘avviarsi, procedere al fine di’; di conseguenza, è stato qui considerato fra i valori intr. del verbo; v.  cunfén. – Il valore di fá + pron. pers. dat. ‘piacere, aggradare’ (par. 2.7.) si sviluppa da quellodi ‘convenire, essere adatto’ già attestato nel lat. in espress. del tipo nec caelum mihi neque acquae faciunt ‘né il clima né le acque mi si confanno’ [305]. – Il valore di fagan‘misurare le distanze o i punti nel gioco della lippa o delle bocce’ (par. 6.4.3.2.) è anche del mil. ottocentesco [306]. Fass ént (Castasegna) e fass sú (Lumino, Mesolc.) ‘ricordarsi’ (par. 7.2.2., 7.4.2.4.) si spiegano attraverso il concetto di ‘spostarsi dentro/ sopra (una cosa con la mente)’; fas sù, nel senso indicato, è documentato anche nel com. ottocentesco [307]; – a fass fòra‘fare le pubblicazioni dimatrimonio’ di CampoVMa. (par. 7.3.3.1.) soggiacerà il significato di ‘uscire allo scoperto, rendere pubblico’; fass sǘ ‘fidanzarsi’, sempre attestato nella stessa località (par. 7.4.2.5.), andrà letto alla luce di espress. come maridaia facia sǘ ‘matrimonio combinato’ della SopraP. (par. 7.4.1.1.) e varrà pertanto ‘combinarsi,mettersi insieme’. –Per faghdént‘decidere’ (par. 7.2.3.2.) cfr. il mil. ottocentesco coss’emm de fagh dent? «a quale prezzo lomettiamo? qual mercatome ne fai?» [308]; a entrambi soggiace verosimilmente un senso di ‘agire all’interno (di unaquestione)’. –L’espress. diMendrisio fásǘcumèuncinghéi‘fregare comeun5 centesimi: con facilità’ (par. 7.4.1.2.) sarà la corruzione di un originario fá sǘ cumè un cinfranch‘piegare come un 5 franchi’, in riferimento alle banconote da 5 franchi in circolazione dal 1914 e inuso soprattuttonel periododelle due guerremondiali (v. carta, par. 2.4.). –Fèr gió‘uccidere’ aVicosoprano (par. 7.5.2.) presenta unulteriore sviluppo semantico dal valore di ‘far scendere, far cadere’ e simili; esso pare conformarsi al grig. fer gio (Punt), nonché al ted. niedermachen, entrambi con il senso di ‘uccidere’ [309]. – Fá gió‘intonacare, pitturare’ (par. 7.5.7.) trova un riscontro nelle vicine parlate valtellinesi [310]. – Faa lá‘lavoricchiare’ aroveredoGrig. (par. 7.7.2.) si accosta ad altri costrutti simili in cui lá ‘là’ esprime il valore di ‘inmaniera approssimativa’ (es. lavorá lá‘lavoricchiare’, viv lá‘vivacchiare, campare’). Lo stesso valore si riscontra anche nel tipo fatto là (alla buona) ‘semplice, ingenuo’ (par. 7.7.1.6.); l’espress. di Minusio un óm facc lá cul cazzüü‘un uomo fatto con il ramaiolo: semplice’ gioca inoltre con il senso di fá lá ‘cucinare’ (v. al par. 7.7.1.2.). – Fá sciá‘cuocere, cucinare’ a Poschiavo (par. 7.8.1.2.), rispetto al più diffuso fá lá‘id.’, trova un riscontro nel vicino valtell. [311]. – Faa sótt ‘innamorarsi’ a roveredo Grig. (par. 7.10.2.3.) parrebbe muovere dal senso di ‘attizzare (il fuoco)’, registrato ad es. a Gravesano (par. 7.10.1.2.).

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