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Aglaja Amadò

Un anno di high school (e di vita) negli Stati Uniti

Professione
studentessa

Anno di nascita
1994

Comune d'origine
Verscio

Attuale residenza
Verscio

Ha soggiornato fuori Cantone dal
2010 al 2011

Dove
Stati Uniti (Peru, Illinois)

Trascorrere un anno scolastico negli Stati Uniti, e per di più a soli sedici anni: è stata questa l'avventura a stelle e strisce di Camilla Neeser che nel luglio 2010 ha lasciato il liceo di Locarno ed è partita alla volta di Peru (Illinois, a un paio d'ore da Chicago) per frequentare la high school pubblica del luogo. "Un'esperienza che volevo fare sin dai tempi delle scuole medie per uscire dal Ticino, vedere il mondo e abbracciare una nuova cultura. All'inizio pensavo fossi troppo giovane per partire, ma i miei genitori mi hanno molto incoraggiata a partire subito sostenendo che più aspettavo e più le responsabilità sarebbero cresciute, rendendo più difficile la decisione di prendere un anno sabbatico. Avevano ragione".

Per studiare negli Stati Uniti hai aderito al programma di una scuola di lingue privata al costo di circa 13 mila franchi (volo, vitto e alloggio compresi): l'organizzazione ha preso molto tempo?
"Io e mio padre abbiamo dovuto muoverci con un anno circa di anticipo nel quale ho fatto il colloquio con la scuola, compilato alcuni moduli e regolato le questioni burocratiche legate a visto e permessi di soggiorno".

Tu sei partita un mese dopo aver superato la prima liceo e negli Stati Uniti ti sei iscritta al secondo anno. Sapevi fin dall'inizio che in Ticino non ti avrebbero riconosciuto l'anno di studio trascorso all'estero, costringendoti a ripetere la seconda?
"Sì, e all'inizio mi dispiaceva perché si tratta pur sempre di perdere un anno, ma nel corso dell'esperienza mi sono resa conto di due cose: innanzitutto che era giusto così, perché i programmi scolastici statunitensi sono al livello della nostra scuola media. Là le "high school" fanno ancora parte del ciclo scolastico obbligatorio, quindi i programmi sono meno avanzati rispetto ai nostri e l'ambiente è forse più infantile; in compenso, il panorama delle attività extrascolastiche è molto vasto. Io, per esempio, ho preso lezioni di piano e cantavo nel coro, così ho avuto più volte la possibilità di esibirmi in pubblico con la banda del liceo. In secondo luogo, ho realizzato dopo poco tempo che non si trattava di un anno perso ma guadagnato, considerato il numero di cose che ho visto e vissuto".

Per esempio?
"Prima di tutto i viaggi: con la banda siamo andati in Florida per una settimana e l’affiliazione al Languages Club della scuola mi ha permesso di visitare Chicago. Inoltre la scuola di lingue che ha curato il mio trasferimento in America mi dava la possibilità di trascorrere una settimana in un'altra località negli States, ed è così che sono finita in California in compagnia di altri studenti internazionali. Durante quel periodo ho giocato a golf per la prima volta, sono andata in motoscafo, ho visto alcune partite di baseball, sono stata sul Golden Gate Bridge, agli Universal Studios, a Hollywood, e così via. Mi sento davvero fortunata ad aver potuto fare un'esperienza del genere e ad aver vissuto con una famiglia così cordiale nei miei confronti; a loro e a tutte le persone che mi hanno accompagnata in questo viaggio sono molto grata".

Più in generale, con che spirito hai affrontato questa avventura?
"All'insegna della libertà; non avevo particolari aspettative e volevo farmi sorprendere. La prima sorpresa è stata il periodo di preparazione della durata di due settimane che ho trascorso a luglio, obbligatorio per tutti gli studenti europei iscritti al programma. Siamo stati accolti in un vasto camp ed è stato qualcosa di eccezionale: eravamo più di 500 studenti provenienti da molte nazioni diverse ed è stato molto arricchente incrociare così tante culture, così tanti punti di vista diversi".

Anche l'incontro con la tua famiglia d'accoglienza è stato all'insegna del confronto?
"Certo, anche perché le differenze con la mia famiglia in Ticino erano macroscopiche: se a Verscio le riunioni familiari contano sempre meno di dieci persone, negli States ho partecipato a cene con 30, 35 parenti. È stato quindi molto interessante partecipare a festività tipicamente americane (come per esempio Halloween o la Festa del Ringraziamento) circondata da un così folto gruppo di persone. Ho assaggiato nuovi cibi e, più in generale, ho acquisito una visione più ampia del mondo e conquistato una nuova indipendenza".

Anche il calendario scolastico offriva eventi particolari?
"Il ricordo più vivido è quello del ballo di fine anno (in inglese "prom") che ha occupato per un giorno intero tutti i 1200 studenti della scuola, impegnati a seguire un lungo cerimoniale fatto di abiti, fotografie ed elezione della coppia di re e reginetta del ballo. Anche la consegna dei diplomi è stata emozionante e spettacolare".

C'è qualche consiglio che vorresti dare a un ragazzo o una ragazza intenzionato/a a seguire la tua stessa strada?
"È stata un'esperienza fantastica che raccomanderei a tutti, a patto che lo si voglia veramente. Se c'è entusiasmo e forza di volontà, tutti possono iscriversi a un programma di questo tipo e lasciare il Ticino per un anno intero. So che la spesa può rappresentare un ostacolo, ma si può pur sempre contattare il Cantone e chiedere un aiuto o un sussidio".

(Intervista raccolta nell'agosto 2013 da Mattia Bertoldi)