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Francesco Lorenzetti

Artista di ultima generazione tra Maggia e l'Inghilterra

Professione
concept artist

Anno di nascita
1983

Comune d'origine
Maggia

Attuale residenza
Maggia

Ha soggiornato fuori Cantone dal
2011 al 2012

Dove
Inghilterra (Gateshead e Newcastle upon Tyne)

Si chiama Francesco Lorenzetti, è originario di Maggia e di lavoro fa il concept artist, un genere molto particolare di creativo che concepisce, plasma e perfeziona su carta un progetto – sia esso legato a un complesso architettonico, a un film o a un videogioco. Ed è proprio nel campo videoludico che si è specializzato il ticinese, elaborando storyboard e disegni che hanno definito lo stile di scenografie e personaggi appartenenti a titoli di fama internazionale (Killzone: Mercenary, Project Spark, Injustice: Gods Among Us e Pottermore solo per citarne alcuni). Anche se il frutto del suo lavoro è raramente ammirabile su schermo (la possibilità di ammirare i bozzetti è un gustoso extra che non tutti i titoli mettono a disposizione), il giocatore esperto sa quanto lavoro – e quanti pastelli, matite, acquarelli... – si nasconde dietro a tutti quei milioni di pixel. Una professione altamente specializzata che ha portato Francesco a trasferirsi in Inghilterra, dal 2011 al 2012.  "Si è trattato di un periodo molto proficuo in cui mi sono messo alla prova come concept designer presso gli studi di Atomhawk design a Gateshead e a Newcastle upon Tyne; lungo l'arco dei dodici mesi ho preso così parte alla realizzazione di importanti titoli destinati a Playstation 3, XBox 360 e PC. Inoltre, il periodo trascorso all’estero mi ha permesso di rafforzare le collaborazioni con una rivista specializzata (Imagine FX, dedicata all'arte digitale e alla computer grafica) e con la Aaron Sims company, studio grafico basato a Hollywood. In passato ho invece avuto modo di lavorare con Triton Studio (Vancouver) e Tayler West Studio (Los Angeles)".

Francesco, come sei arrivato a questo lavoro?
"La mia professione ha a che fare con il settore dell'intrattenimento, più precisamente nell'ambito del design e dell’illustrazione. Il mio iter artistico mi ha portato innanzitutto allo CSIA di Lugano dove mi sono formato come pittore/pittore decoratore, dopodiché mi sono spostato alla Scuola del fumetto di Milano dove mi sono specializzato nel campo dell'illustrazione e delle tecniche tradizionali (matita, china, olio, tempere, acquarello...). Una volta ricevuto il diploma, era il 2006, ho acquistato il mio primo PC e ho scoperto su Internet l'universo dell'arte digitale, imbattendomi nella concept art che veniva realizzata con programmi di elaborazione immagini e di animazione tridimensionale specifici (Photoshop, Maya...). Ed è a quel punto che mi sono reso conto di essere ancora ai piedi della scala".

E cosa hai fatto?
"Ho cominciato a spulciare i tutorial su internet e a seguire i consigli dei vari professionisti che al tempo lavoravano come designer per il mercato cinematografico e/o videoludico. Nel mentre, per sopravvivere, ho fatto l'illustratore, l'imbianchino e il pittore decoratore. Ho studiato come autodidatta per quattro anni e racimolato un piccolo gruzzolo con il quale mi sono pagato un trimestre alla quotata Gnomon School of Visual Effects (VFX) di Hollywood dove ho potuto perfezionare le mie abilità nel campo dell'arte digitale, del disegno e della scultura - il tutto finalizzato all'industria dell'intrattenimento".

Com'è andata?
"È stata un'esperienza fantastica che ho ripetuto poi nel 2011, l'anno in cui ho anche seguito un corso online di perfezionamento presso la CG Masters Workshop. Nel frattempo ho arricchito il mio portfolio e l'ho proposto ad Atomhawk design che era alla ricerca di un concept artist. Con loro ho così avviato una delle mie prime, importanti collaborazioni".

Il tuo è un lavoro che (potenzialmente) è possibile fare in qualunque angolo del mondo. Come mai hai sentito l'esigenza di trasferirti in Gran Bretagna per lavorare direttamente negli studi di Atomhawk design?
"I motivi erano essenzialmente professionali, poiché lo studio per cui ha lavorato ha la propria sede là. Più in generale, trovo che trasferirsi all'estero sia stata un'esperienza positiva anche dal punto di vista umano e sociale. Ho avuto infatti modo di approfondire la conoscenza di questa professione che talvolta risulta impegnativa, ma mi piace comunque moltissimo e rappresenta la mia vita. Quando esce un gioco e riconosco ambienti o altri elementi che ho 'disegnato' mi fa sempre un enorme piacere".

Quali caratteristiche bisogna avere per fare il concept artist?
"Oltre ad avere buone capacità grafiche e abilità artistiche (sia tradizionali, sia digitali) reputo sia fondamentale innanzitutto crederci fino in fondo. È un mestiere bellissimo, ma a volte può diventare duro e difficile: come capita agli illustratori e ai fumettisti, anche noi siamo confrontati con delle scadenze a strettissimo giro e a volte è dura riempire un foglio bianco. Ma, come detto, se uno ci crede ce la fa".

Sempre in merito al tuo trasferimento, hai riscontrato dei lati negativi?
"Non direi. Ecco, forse l'unico lato noioso della cosa è quella di trasferirsi, quindi di traslocare fisicamente da un posto all'altro. A parte ciò, nessun problema".

Sei rimasto in contatto con i tuoi familiari e amici rimasti in Ticino?
"Certo, da questo punto di vista mi sono aiutato con la tecnologia. Le chiacchierate in Skype e le sessioni di gioco in multiplayer su Internet mi hanno senz'altro aiutato a mantenere i contatti".

Nostalgia?
"Be', la prima cosa di cui senti la mancanza è sicuramente il cibo. In estate, poi, il clima inglese non ti aiuta molto ad ambientarti, e la mancanza del caldo estivo tipico del nostro Cantone si fa sentire - grigliate sul fiume incluse. In inverno, invece, ho avuto nostalgia delle montagne, della neve e dello snowboard".

Quali sono le peculiarità caratteriali o gli oggetti legati alla "ticinesità" che hai mantenuto durante la tua permanenza all'estero?
"Il coltellino svizzero! (ride) È sempre molto utile per prepararsi un buon panino sul posto di lavoro".

Durante quei mesi hai maturato una nuova visione del Ticino?
"Penso di sì perché credo di riuscire meglio a contestualizzarlo a livello europeo. Inoltre ho capito che, al di là dei sentimentalismi, è davvero una zona speciale con i suoi pro e i suoi contro".

E come mai hai deciso di tornare nel tuo Cantone d'origine?
"Devo essere onesto: sono tornato pensando di ripartire subito e invece sono rimasto qui. Sinceramente trovo che non sia l'ideale vivere in Ticino e lavorare per un committente con sede all'estero, e questo per una semplice questione economica: rispetto a molti altri Paesi del mondo la vita nel nostro Cantone (e in Svizzera) è eccezionalmente cara, anche se la qualità dei servizi è correlata a ciò che si paga. Resta il fatto che una paga considerata decente all'estero in Ticino la si spende in un attimo, se non si sta più che attenti".

Quindi pensi di ripartire, prima o poi?
"Non lo so ancora, prendo le cose come vengono. Devo comunque ammettere che sì, mi piacerebbe ripartire e fare altre esperienze all'estero".
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Per saperne di più:

(Intervista raccolta nell'ottobre 2013 da Mattia Bertoldi)