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Giovanni Serodine - San Pietro in carcere

San Pietro in carcere

Giovanni Serodine

(Ascona/Roma 1594/1600 - Roma 1630)

Genio della pittura d'ogni tempo, Serodine lega il suo nome a uno sparuto manipolo di documenti e a un gruppetto d'opere, meno di venti, d'inarrivabile pregio. L'analisi delle carte in nostro possesso non ha consentito ancora di precisare la data della sua nascita, che potrebbe essere avvenuta ad Ascona nel 1594 o a Roma nel 1600. Figlio di Cristoforo, capomastro, commerciante e cambiavalute, e di Caterina Porta, fu il principale esponente di una famiglia trasferitasi a Roma alla fine del XVI secolo, ma originaria di Ascona. Giovanni si formò come stuccatore nella bottega romana del fratello Giovanni Battista. Tra gli anni 1617-1623 realizzò due pale di straordinaria bellezza per la chiesa di Ascona, esposte presso alla Pinacoteca Züst in occasione della mostra Serodine e brezza caravaggesca sulla "Regione dei laghi" del 2012-2013; in questi due dipinti si manifesta appieno l'adesione al caravaggismo. La consacrazione ufficiale avviene tra il 1623 e il 1625 con il grande apprezzamento accordato alle opere d'arte eseguite per la chiesa romana di San Lorenzo fuori le mura. Nella prima maturità della sua produzione, alle primitive suggestioni caravagesche si associano influenze provenienti dalla pittura di macchia del Guercino e della cosidetta "pittura a lume di candela" tipica dei caravaggisti nordici. A questa fase appartiene il San Pietro in carcere conservato presso la Pinacoteca Züst e acquistato negli anni ‘40 del Novecento dall'illustre famiglia luganese dei Grecchi Luvini. Nella fase matura dell'attività del Serodine si assiste ad un ulteriore cambiamento, questa volta indirizzato verso quella sensibilità barocca diffusasi a quell'epoca in tutta Europa, attraverso un'accentuazione della sfaldatura della pennellata. Nonostante il breve arco di attività, l'opera del Serodine si pone al vertice della pittura europea degli inizi del XVII secolo, per lo strabiliante virtuosismo pittorico e cromatico e per l'inedita visione, intima e sentimentale, del proprio mondo famigliare. Come ebbe a dire Roberto Longhi: "non soltanto il più forte pittore del Canton Ticino, ma uno dei maggiori di tutto il Seicento italiano."


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