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Serodine e brezza caravaggesca sulla “Regione dei laghi”

a cura di Roberto Contini e Laura Damiani Cabrini con la collaborazione di Simona Capelli

pp. 192, CHF 34.50, IN ESAURIMENTO

Roberto Longhi, il maggior storico dell’arte italiano del secolo passato, definì Giovanni Serodine (Ascona o Roma, 1594/1600 – Roma, 1630) “non soltanto il più forte pittore del Canton Ticino, ma uno dei maggiori di tutto il Seicento italiano”, precursore inaspettato di Rembrandt a voler rileggere la memorabile descrizione del San Pietro in carcere della Pinacoteca Züst. A distanza di circa vent’anni dall’ultima mostra monografica a lui dedicata, questa esposizione riunisce il cospicuo nucleo di sue opere autografe presenti sul territorio ticinese, tre delle quali provenienti da Ascona. Si presentano inoltre alcuni inediti.

Dopo una partenza sulle orme di Caravaggio e di Borgianni, di Ribera e del mondo ruotante attorno all’atelier di Carlo Saraceni, Serodine elabora una personalissima cifra stilistica, che incorpora caratteri propri di Guercino (in mostra uno dei rarissimi ritratti dell’emiliano) e motivi ispirati ai suoi immediati predecessori tesi a indagare gli effetti dell’illuminazione artificiale. 

Realizzate con pennellata rapida, densa, franta, tale da precorrere gli esiti moderni degli impressionisti, appaiono poi le opere della ‘maturità’ di Serodine: creazioni di pittura pura, incandescenti, prive d’ogni artificio retorico. Completa il percorso una selezione di tele di artisti vicini a lui e al movimento caravaggesco, tra cui quelle realizzate dalla nobile e ancora misteriosa personalità del Maestro della Natività di Mendrisio. Esposti anche capolavori di Orazio Gentileschi, Tanzio da Varallo, del Guercino e dell’olandese ter Brugghen.



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