Vai al contenuto principale Vai alla ricerca

Tempietto

Si può ipotizzare che il tempietto raggiungesse l’altezza di quattro metri e mezzo; esso si innalzava su un alto podio di forma rettangolare, costruito in pietra locale, di cui è stato identificato il basamento (280 x 370 cm; altezza conservata 70 cm).

Un accesso frontale era probabilmente consentito da una scaletta centrale di uno o più gradini.

La parte anteriore aperta in facciata, prostila, era composta di due colonne a fusto liscio sormontate da capitelli di ordine corinzio.

La trabeazione era composta da due blocchi architettonici: il primo costituito da un architrave a tre fasciae sormontato da un fregio (architrave-fregio liscio), il secondo da una cornice modanata.

Un frontone, di cui non sono stati reperiti né il timpano né altri elementi, doveva verosimilmente completare la facciata e sostenere la copertura del tetto in tegole.

La presenza di un elemento in granito monolitico che può essere considerato, in relazione alle sue dimensioni e alla sua struttura, come soglia di un edificio suggerisce la ricostruzione di una porta in legno (di cui tuttavia non si sono conservate eventuali tracce) a chiusura dell’edicola.

Ad eccezione dei due capitelli lavorati in marmo proconnesio proveniente dall’isola di Marmara in Turchia, gli altri elementi marmorei sono ricavati da blocchi delle vicine cave di Musso sul lago di Como.

Il tempietto era consacrato a Giove Ottimo Massimo Nen(nico?), epiteto riferito a una divinità indigena verosimilmente a lui associata, come si evince dal piccolo altare ritrovato insieme agli altri elementi architettonici.

Lo spazio antistante l’edicola ospitava verosimilmente delle pratiche rituali.

In quest’area rettangolare, delimitata da quattro basi, sono infatti stati rinvenuti numerosi frammenti ceramici e varie monete, che sono da mettere in relazione con la deposizione di offerte votive e di oggetti a connotazione sacra.

Tra i reperti si segnala in particolare un recipiente con una forma caratteristica utilizzato durante i rituali in qualità di incensiere.

Quest'area sacra - considerata finora un unicum per il Cantone Ticino - sorta durante la seconda metà del II secolo d.C. viene al momento associata alle terme e mansiones (ossia stazioni di sosta), rinvenute poco distante

Un’usanza attestata nelle strutture presenti in aree di campagna, in corrispondenza di crocevia o luoghi di incontro temporanei nati attorno a un culto indigeno e allo scopo di romanizzare le popolazioni rurali.